«Dal tumore al seno, la mia nuova vita»

«Il tumore al seno mi ha cambiato la vita! È stata un’esperienza “particolare” che sono stata costretta, mio malgrado, a “vivere” all’età di 28 anni, affrontando momenti di grande sconforto. Tanto che ho chiesto persino a mia madre se stavo per morire. E invece ho lottato e sono viva più che mai! In questo percorso di malattia mi ha dato un grande supporto la pratica dello yoga: sono insegnante yoga e ho anche seguito studi di filosofia indiana. Lo yoga mi è servito per superare i momenti più difficili della malattia. E poi è stato fondamentale per farmi prendere la decisione di mollare la mia attività manageriale in una multinazionale di Milano e trasferirmi a lavorare in India, nel Rajasthan, un Paese che già conoscevo e amavo. Da dieci anni trascorro lì sei mesi all’anno. Ho fondato la Onlus “Aflin-Filo di Luce”(www.aflin.org) che si occupa dell’istruzione di bambine che provengono da contesti rurali poveri e da famiglie disagiate, in situazioni precarie, con madri vedove, padri alcolizzati o drogati. Ritengo che l’istruzione, in particolare delle bambine, sia fondamentale per il loro futuro e per il futuro del loro Paese. In questi dieci anni, con l’aiuto di privati e piccole aziende, abbiamo aiutato più di 300 bambine; oggi ne stiamo seguendo un centinaio. Questo lavoro è lo scopo della mia vita ed è un’esperienza speciale che mi arricchisce come donna. Grazie alla mia lotta contro il tumore sono riuscita a dare un senso così speciale alla mia vita!».

Con grande entusiasmo Emanuela Sabbatini racconta questa scelta di una vita nuova, dopo l’esperienza dolorosa del tumore. E vuole trasmettere un messaggio di fiducia alle donne che, come lei, hanno avuto questa esperienza: mai perdersi d’animo, ma vivere fino in fondo anche la malattia e combattere per debellarla.

In Italia il tumore al seno colpisce una donna su nove nell’arco della vita ed è la neoplasia più frequente nel genere femminile, con 53 mila diagnosi ogni anno. Grazie ai progressi della ricerca, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è aumentata fino all’87%, ma c’è ancora molto da fare per riuscire a curare tutte le donne. Si tratta di un traguardo importante al quale contribuiscono diversi enti e associazioni, tra cui AIRC, la Fondazione che da più di 50 anni finanzia la ricerca sui tumori. «Cerchiamo di sostenere i progetti dei migliori ricercatori italiani che lavorano ogni giorno per rendere il tumore al seno più “curabile”», puntualizza Niccolò Contucci, direttore generale di Fondazione AIRC. Tra questi ricercatori c’è Matilde Todaro, del Dipartimento Scienze della Salute dell’Università di Palermo, che da undici anni lavora con le borse di studio di AIRC. E si occupa in particolare di tumore al seno, da quando 14 anni fa la sorella e poi la madre si erano ammalate. «Nel 2005 mia sorella ha avuto un tumore al seno triplo ne, gativo, tra quelli più difficili da curare, che non rispondono né alle terapie anti-estrogeniche, né a quelle con recettori Her2», precisa la stessa SiMatilde. «È stato allora che ho cominciato ad occuparmi di questi tumori e ho fatto ricerche per capire le cause e le strategie di cura. Grazie ai fondi di AIRC (120 mila euro all’anno) ho seguito in particolare tre filoni di ricerca. Il primo, su cui sto lavorando, è la relazione tra il metabolismo degli zuccheri e la crescita del tumore. In particolare stiamo studiando gli effetti di un farmaco come la metformina, utilizzato dai diabetici per tenere sotto controllo la glicemia, che sembra ridurre l’incidenza di metastasi. Gli zuccheri, infatti, nutrono le cellule tumorali: inibirne la produzione o interferire sulle molecole che li trasportano, rallenta la crescita del tumore. Anche agire sul tessuto adiposo può ridurre la progressione del tumore. È infatti ricco di sostanze, come le interleuchine 4 e 6, che favoriscono la duplicazione delle cellule tumorali: inibire l’attività di queste molecole, potrebbe rallentare la progressione del tumore. E infine il terzo filone di ricerca a cui lavoro riguarda i meccanismi di riparazione del DNA cellulare, bloccando i quali anche le cellule tumorali vanno a morire. La strada per arrivare a nuove terapie è ancora lunga, ma le prospettive sono incoraggianti. Iniziative come le borse di studio di AIRC sono fondamentali e incoraggiano noi ricercatori». Per info: www.airc.it.

di Paola Trombetta

Il Nastro Rosa a sostegno della ricerca

È il simbolo della lotta contro i tumori al seno: un nastro rosa, frutto dell’intuizione di Evelyn H. Lauder, fondatrice del Gruppo The Estée Lauder Companies, che ha oggi filiali in più di 70 Paesi del mondo. In 27 anni, l’azienda ha distribuito quasi 160 milioni di Nastri Rosa, raccogliendo 76 milioni di dollari, interamente devoluti alla ricerca, alla formazione, all’assistenza medica, sostenendo più di 60 organizzazioni impegnate nella lotta contro il tumore al seno. In questi giorni, in Italia, l’azienda cosmetica sosterrà le iniziative di AIRC, devolvendo 5 euro per ogni prodotto venduto nel mese di ottobre, dedicato al tumore al seno. Per info: m.esteelauder.it; www.nastrorosa.it. Si potrà anche acquistare la maglietta, appositamente ideata da Paolo Stella, Ambassador della Breast Cancer Campaign 2019. E per dare un altro segno tangibile, la sera del primo ottobre verranno illuminati di rosa il Ponte Vecchio di Firenze e tanti altri monumenti più rappresentativi nel mondo.  P. T.

 

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