CURA “NATURALE” PER L’OVAIO POLICISTICO

La sindrome dell’ovaio policistico, più nota come PCOS, dall’inglese Polycystic Ovarian Syndrome, è il disordine ormonale più comune nelle donne in età fertile. Ne soffre il 6-12% delle donne essendo la principale causa di irregolarità del ciclo mestruale, assenza di ovulazione e dunque, nei casi più severi,  infertilità. Questa sindrome si associa, con una gravità che può però variare da donna a donna, a “segni di eccesso di ormoni androgeni” rappresentati da acne, irsutismo ed a volte alopecia. Questi sintomi se presenti nel periodo adolescenziale devono far pensare alla presenza di una PCOS e devono essere valutati in ambito specialistico. Infatti i sintomi “estetici”, che spesso impegnano le giovani da un punto di vista psicologico, possono nascondere una sintomatologia ben più grave e complessa che può accentuarsi in età adulta provocando alterazioni del ciclo mestruale, quali oligomenorrea (flussi mestruali che compaiono non più di 6/7 volte nell’anno) o amenorrea (assenza di mestruazioni), che spesso si associano a ritardata o assente ovulazione. Inoltre possono comparire sindrome premestruale, con gonfiore addominale, dolore pelvico e sbalzi di umore, obesità addominale, che conferisce al tronco la tipica forma a mela, aumento di volume delle ovaie a causa delle cisti che raggiungono dimensioni anche 2-3 volte superiori alla media. Non dimentichiamo che la sindrome dell’ovaio policistico è spesso affiancata da disfunzioni metaboliche, eccesso di insulina e insulino-resistenza, che comportano aumentato rischio di diabete e malattie cardiovascolari.

Cosa fare in presenza di alcuni di questi sintomi? Un’importante riunione congiunta di esperti svoltasi a Rotterdam nel 2003 ha stabilito criteri-guida per definire se una donna è affetta da ovaio policistico. La paziente deve presentare almeno due dei seguenti sintomi: oligo-ovulazione o anovulazione; iperandrogenismo; cisti ovariche osservate mediante ecografia (dopo aver escluso altri disturbi che possono provocare queste cisti). Nella PCOS il follicolo arresta la sua crescita maturativa e può rimanere nelle ovaie per molti mesi: si possono trovare anche 10 e più follicoli per ciascun ovaio che all’ecografia si dispongono sotto la capsula dell’organo assumendo un aspetto definito  “a corona di rosario”.

<Esistono precise indagini di laboratorio che possono confermare la malattia>, ha precisato il Professor Costanzo Moretti, docente di Endocrinologia all’Università di Roma TorVergata e responsabile della Sezione di Endocrinologia della Riproduzione nella Unità Operativa di Endocrinologia Diabetologia e Malattie metaboliche dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma, in occasione dell’incontro “Progetto Donna: Nutrizione e Salute” tenutosi al Circolo della Stampa di Milano. <Primo fra tutte il dosaggio delle gonadotropine ipofisarie (FSH ed LH), degli androgeni plasmatici (Androstenedione [Delta4AD], deidroepiandrosterone [DHEA] e testosterone). Inoltre la determinazione del progesterone plasmatico nella seconda fase del ciclo e, per escludere altre patologie in grado di provocare “sindrome da eccesso di androgeni”, quella del 17 idrossi progesterone (17OHP), del cortisolo e dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH). Una volta fatta la diagnosi, che viene solitamente confermata attraverso ecografia trans-vaginale, si deve adottare una terapia. La terapia farmacologica più utilizzata è quella rappresentata dalla associazione di una pillola con un preparato antiandrogeno. Recentemente, in particolare in donne che hanno problemi ad assumere la pillola, o in associazione alla pillola stessa,  è stata comprovata l’efficacia della cura “naturale” a base di myo-inositolo, un fattore vitaminico derivante dal complesso B, in grado di agire come “sensibilizzante” e dunque ottimizzante della azione insulinica e di quella androgenica.  Il myo-inositolo si ritrova in fonti vegetali tra cui gli agrumi, i cereali, la frutta secca, il germe di grano, le arachidi>. In uno studio recente, condotto su 42 pazienti con PCOS e pubblicato su European Review for Medical and Pharmacological Sciences, è stato dimostrato che dopo solo 6-8 settimane, la supplementazione alimentare con 4 gr di myo-inositolo associato a 400 microgrammi di acido folico (Inofert, 1 bustina/2 volte al giorno) ha permesso sia di migliorare la sensibilità all’insulina che di ridurre i livelli circolanti di trigliceridi. Un altro studio, pubblicato nello stesso periodo sulla rivista Gynecological Endocrinology, condotto su una cinquantina di giovani donne (età media 25 anni) affette da policistosi ovarica e relativa “sindrome da eccesso di androgeni” (acne ed irsutismo), ha dimostrato una significativa riduzione del testosterone e dell’androstenedione (Delta4AD) dopo 6 mesi di trattamento con l’associazione myo-inositolo e acido folico, con conseguente miglioramento dell’acne (scomparsa nel 53% dei casi) e dell’irsutismo ridottosi nel 30% delle donne. La positiva influenza sull’equilibrio ormonale ottenuta dall’impiego di questo integratore ha indotto alcuni ricercatori a valutarne l’efficacia anche nell’ambito del supporto alla cura della fertilità, dal semplice ripristino del sincronismo ovulatorio spontaneo alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. In particolare, due studi pubblicati successivamente hanno dimostrato come l’integrazione con myo-inositolo e acido folico abbia permesso sia una riduzione dei giorni necessari per la stimolazione ovarica che una diminuzione dei dosaggi di gonadotropine ricombinanti utilizzate (Gynecological Endocrinology, 2010) oltre ad un miglioramento della qualità ovocitaria nelle tecniche di fecondazione in vitro  (Reproductive Biology and Endocrinology, 2012).

Come spiegare questi risultati? Qual è il meccanismo d’azione di questa sostanza? <E’ fuori dubbio che l’inositolo abbia un potente effetto antiossidante, ottimizzando il segnale insulinico a livello delle cellule ovariche che producono androgeni> spiega il Professor Moretti. <Infatti, si è visto che nella maggior parte delle donne con Sindrome dell’Ovaio Policistico l’aumento della insulina circolante produce una maggiore disponibilità di androgeni a livello del tessuto ovarico. Il conseguente iperandrogenismo contribuisce alla genesi di uno squilibrio di segnali tra ipofisi ed ovaio che compromette il normale meccanismo di selezione e maturazione dei follicoli ovarici. L’inositolo agisce a monte di questo meccanismo, riducendo l’insulino-resistenza e l’iperandrogenismo intraovarico che, a loro volta, compromettono la maturazione follicolare fino al rischio di anovularietà, generando disordini cutanei e favorendo nella donna l’insorgenza di sindrome metabolica e dunque di maggiore rischio diabetico e cardiovascolare>. Per questi motivi, dal 2010 questo integratore è stato messo in commercio con suggerito utilizzo per controbilanciare gli effetti della policistosi ovarica, contribuendo a migliorarne la sintomatologia e riducendo il rischio metabolico e l’ infertilità, come dimostrato dagli studi sopra citati.

di Paola Trombetta

Articoli correlati