Una Campagna per informare sul Virus Respiratorio Sinciziale

È la principale causa di infezioni delle basse vie respiratorie, come bronchioliti e polmoniti: colpisce almeno una volta quasi tutti i bambini entro i 2 anni di età ed è la più frequente causa di assistenza medica ambulatoriale e ospedaliera nei neonati nel primo anno di vita. Eppure, il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) è ancora poco o affatto noto: solo 1 genitore su 2 sa di cosa si tratta. A scopo di informazione e sensibilizzazione, in occasione della RSV Awareness Week, organizzata dalla European Foundation for the care of Newborn Infants, torna la campagna di Sanofi con FattoreMamma, Together Against RSV che può contare sul patrocinio di pediatri, neonatologi e igienisti e sulla voce autorevole di esperti per fornire tante informazioni, in maniera semplice e coinvolgente alle famiglie, sull’RSV e dunque affrontarlo in modo corretto. La campagna si avvale di diversi mezzi e strumenti: un sito dedicato www.togetheragainstrsv.it che informa sull’RSV (sintomi ad esso collegati, consigli sulle precauzioni e molto altro), i canali social dove diverse mamme influencer insieme alla pediatra Valentina Paolucci (@ladottoressadeibambini) guidano i genitori sul tema, favorendo la salute dei propri figli, materiali informativi disponibili negli ambulatori pediatrici e nei centri vaccinali.

«La prevenzione – dichiara Annamaria Staiano, Presidente SIP (Società Italiana di Pediatria) – è fondamentale per evitare il diffondersi di un virus così comune come quello dell’RSV e di cui i genitori devono conoscere i mezzi di trasmissione, ovvero tosse, starnuti, contatto fisico con persone o superfici, e gli accorgimenti cautelativi come l’utilizzo di fazzoletti monouso, il lavaggio frequente delle mani, l’uso della mascherina, se raffreddati e il contato con altri bambini o adulti che presentano sintomi da raffreddamento». L’RSV ha all’incirca la stessa periodicità stagionale dell’influenza: inizia solitamente tra ottobre-novembre, registra il suo picco tra dicembre-febbraio e si conclude tra marzo-aprile, per una durata complessiva di circa 5 mesi. Importanti le implicazioni: «L’RSV – aggiunge Luigi Orfeo, Presidente SIN (Società Italiana di Neonatologia) – rappresenta la principale causa di infezioni respiratorie e la seconda causa di morte entro il primo anno di età dei bambini. Può avere, inoltre, un impatto a lungo termine, infatti i bambini che risultano affetti da bronchiolite da RSV nei primi mesi di vita hanno un rischio più alto di sviluppare asma nel corso dell’infanzia». In quest’ottica la prevenzione all’RSV deve essere un lavoro di squadra: «Pediatri, operatori sanitari sul territorio, aziende – prosegue Roberta Siliquini, Presidente SItI (Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica) – devono collaborare nel fare informazione tra le famiglie, e non solo, attraverso strategie di comunicazione efficaci e autorevoli, con il coinvolgimento anche dei centri vaccinali e delle strutture di sanità pubblica dove i neogenitori si recano per le prime vaccinazioni, necessarie ai loro piccoli, soprattutto nei primi mesi di vita». Sono infatti disponibili nuove opzioni terapeutiche: negli ultimi mesi l’accresciuta consapevolezza nella sanità pubblica rispetto alla necessità di un nuovo approccio alla prevenzione dell’RSV ha favorito un “cambio di paradigma”, tanto che il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (il PNPV 2023-2025) ha previsto l’inclusione di soluzioni innovative come gli anticorpi monoclonali come strumento di profilassi, utile alla riduzione di complicazioni cliniche importanti, a vantaggio anche di benefici economici e di equità di accesso alla prevenzione a livello territoriale.

«I pediatri di libera scelta – conclude Antonio D’Avino, Presidente FIMP (Federazione Italiana Medici Pediatri) – sono impegnati nell’educazione sanitaria delle famiglie, accompagnandole lungo il percorso di crescita dei figli. Data l’ancora scarsa conoscenza dell’RSV, è utile che i genitori dei bambini più piccoli sappiano come riconoscere questa malattia e che, alla comparsa dei primi sintomi, siano consapevoli nel dover fare subito una visita pediatrica, favorendo la diagnosi precoce ed evitando il rischio di ospedalizzazione».

Francesca Morelli

 

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