Parte la prima Campagna nazionale dell’Oftalmologia italiana

Apri gli occhi contro il coronavirus”: è questo il claim della Campagna di sensibilizzazione promossa da SOI (Società Oftalmologica Italiana) in occasione della 1° Giornata Nazionale dell’Oftalmologia Italiana (26 marzo 2021), voluta per informare, sensibilizzare, ma soprattutto invitare a farsi visitare gli occhi in sicurezza senza falsi timori per salvaguardare il bene prezioso della vista; anche in occasione di pandemia. La Campagna ha una testimonial di eccezione: Orietta Berti, che si è fatta promotrice aderendo all’iniziativa al numero verde 800 588 653, messo a disposizione dalla SOI, per ricevere gratuitamente informazioni sul Covid e le patologie oculari, quali maculopatia, cataratta, glaucoma, malattie ereditarie.

«I medici oculisti – dichiara Matteo Piovella, Presidente SOI – si sono sottoposti alle vaccinazioni anti Covid-19 e negli ambulatori oculistici si attuano protocolli e misure di sicurezza approvate da SOI per evitare il diffondersi della pandemia con test rapidi, sanificazione e altro». La pandemia ha fatto registrare un calo drammatico delle visite oculistiche e degli interventi chirurgici salva vista, vanificando il lavoro di prevenzione e assistenza clinica messo in atto negli anni, con la disponibilità di soluzioni diagnostico-terapeutiche innovative come emerso dal 75° Congresso Digitale di SOL (Società Oftalmologica Lombarda).

«Per una diagnosi più precoce e mirata possiamo ora avvalerci dell’OCT (Ocular Coherence Tomography) – spiega Luca Rossetti, Presidente di SOL – una tecnologia fondamentale per ottenere immagini con elevata risoluzione, sia del segmento anteriore, sia della retina. Ma anche altri nuovi strumenti ci permetteranno, in un prossimo futuro, di ottenere immagini di qualità e definizione ancora migliore, capaci di esplorare tutti i distretti oculari». Ma non solo: nella diagnosi prenderanno sempre più campo la telemedicina e l’intelligenza artificiale consentendo di visite da remoto anche in periodi di difficoltà, come quello attuale.

«La telemedicina in oculistica – aggiunge Stela Vujosevic, Responsabile del Servizio Retina Medica dell’Ospedale San Giuseppe di Milano –  può essere utilizzata sia per lo screening di alcune patologie, sia per selezionare i pazienti che hanno bisogno di essere visitati dallo specialista o ancora per la consultazione e la supervisione da remoto, come lo screening della retinopatia diabetica, della degenerazione maculare senile, del glaucoma e di altre patologie. Il paziente diabetico, ad esempio, può e potrà recarsi presso il centro di diabetologia, oppure dal medico di base o altre strutture, per l’esame del fondo oculare con una procedura non invasiva. Queste immagini, una volta salvate su una apposita piattaforma, vengono inviate, attraverso la rete, a un “centro di lettura delle immagini” per la valutazione dell’eventuale presenza di indici di patologia, fornendo informazioni importanti sul grado di severità della retinopatia diabetica. Ricevuta la diagnosi, il paziente si recherà dallo specialista per ulteriori approfondimenti e cure». Con sensibili vantaggi, dunque, sulla riduzione delle liste di attesa per i pazienti che hanno effettiva necessità di approfondimento diagnostico oppure di trattamento urgente. «Riguardo alle terapie invece – conclude Rossetti – i farmaci, soprattutto grazie alla nanotecnologia, potranno essere somministrati con modalità differenti da quelle attuali, rendendoli più efficaci anche a basso dosaggio, migliorandone la durata d’ azione e riducendo la necessità di “compliance” da parte dei pazienti. La chirurgia, infine, sarà sempre meno invasiva, più sicura e di rapida esecuzione, ricorrendo anche alla robotica dove le macchine assisteranno sempre di più gli operatori, consentendo perfino di operare a distanza mediante “tecnologia 5G». Insomma il futuro in oftalmologia sembra dietro l’angolo.

Francesca Morelli

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