L’eredità di Carlo Flamigni, il “padre” della fecondazione assistita in Italia

Lo ricorda con grande affetto Eleonora Porcu, la sua “allieva” che oggi è alla guida del Centro di procreazione assistita dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna e ha lavorato per tanti anni con il professor Carlo Flamigni, morto domenica 5 luglio nella sua casa di San Varano, vicino a Forlì, dopo una breve malattia. Medico, ginecologo, “padre” della fecondazione assistita in Italia, protagonista del dibattito sociale su temi come contraccezione, riproduzione, genitorialità, salute delle donne, era anche appassionato di bioetica e filosofia. Nonostante i suoi 87 anni, ha lavorato fino a pochi giorni prima, lucidissimo, e l’ultimo monito che ha lasciato ai colleghi è stato di non abbassare la guardia sui diritti acquisiti.

Il curriculum di Flamigni lascia poco spazio ai commenti: dalla laurea in Medicina e chirurgia all’Università di Bologna nel 1959, è stato un crescendo di qualifiche e ruoli importanti: ha diretto fino al 2001 la Clinica di Ostetricia e ginecologia dell’Università di Bologna, dove è stato docente fino al 2008, con oltre mille memorie all’attivo, monografie e libri, presidente della Società Italiana di Fertilità, per 18 anni (dal 1990 al 2018) è stato membro del Comitato nazionale di Bioetica. Ha costruito una carriera e negli anni una reputazione solida, tra i massimi esperti mondiali di procreazione medicalmente assistita. Una vita spesa per tutelare i diritti delle donne, in particolare quello della maternità consapevole. Tra i massimi esperti mondiali di fecondazione assistita, nel 1997 era a capo dell’equipe che permise la nascita di Elena, la prima bimba venuta al mondo grazie al congelamento degli ovociti. Negli anni successivi ha preso parte in modo attivo al dibattito che si era sviluppato in Italia per l’approvazione della Legge 40 del 2004 che ha introdotto l’uso di queste tecniche nel nostro Paese ed è stato tra i promotori delle modifiche apportate negli anni successivi, per colmare le carenze della legge stessa.

Il ritratto affettuoso che restituiscono i suoi colleghi e amici di lunga data, è di una personalità eclettica (era anche scrittore di gialli), lucida fino alla fine. Su Facebook lo ricorda il figlio, Carlo Andrea, con un “Ciao papà, speravo che questo momento non arrivasse mai; il dolore è grande almeno quanto il bene che ti ho voluto…ma un giorno ci rivedremo, prof”.

Paola Trombetta

 

 

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