E’ partita la Campagna per l’eliminazione dell’Epatite C

In occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti del 28 luglio, è partita la Campagna per l’eliminazione dell’Epatite C, promossa da SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), in collaborazione con AISF (Associazione Italiana per lo Studio del Fegato), con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute. Tra le iniziative in programma è prevista la divulgazione di uno spot di sensibilizzazione sull’HCV “Aiutaci a cancellare l’epatite C”: patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero della Salute, andrà in onda su tutti i canali radio e tv della Rai, su Rai Social e Rai web. Sarà inoltre proposta la visione di un corto, con le testimonianze dei pazienti guariti (97% i successi), per rafforzare il messaggio della campagna per l’eliminazione dell’Epatite C, attraverso una terapia gratuita e della durata di poche settimane.

Il virus dell’epatite C (HCV) è una delle principali cause di morbilità e mortalità correlate al fegato. La disponibilità di una cura ad alta efficacia, che consente la definitiva eliminazione del virus nel 97% dei casi trattati, ha cambiato radicalmente la prognosi e il destino di migliaia di pazienti. L’Italia, grazie alle politiche di accesso al trattamento introdotte dall’Aifa, raggiungerà l’obiettivo dell’OMS della riduzione del 65% della mortalità HCV correlata nel 2022 e, secondo le ultime analisi condotte dal Center Disease Analysis (USA), si colloca tra i 12 Paesi avviati verso il traguardo dell’OMS dell’eliminazione dell’infezione da HCV entro il 2030. A fine giugno risultavano in Italia oltre 185mila trattamenti avviati e nella stragrande maggioranza già conclusi con successo. <Oggi abbiamo a disposizione farmaci per combattere l’Epatite C che sono così efficaci da assicurare nella quasi totalità dei casi l’eradicazione dell’infezione>, conferma il professor Massimo Galli, presidente SIMIT. <In questo scenario bisogna individuare quali siano le popolazioni chiave nelle quali l’infezione si trova a circolare maggiormente e che quindi fanno da serbatoio dell’infezione, come i tossicodipendenti, ma anche le key population, come detenuti e migranti>, Considerando l’alta prevalenza di HCV nella popolazione generale in Italia, per aumentare la diagnosi e il trattamento delle persone infette è indispensabile far emergere il “sommerso” nelle categorie maggiormente a rischio.  Se 200 mila sono i malati “dichiarati” oggi in Italia, altrettanti sono quelli non ancora diagnosticati. <Per questo va dedicata una particolare attenzione ai soggetti a rischio di esposizione al virus HCV (trasfusioni di derivati del plasma prima degli anni ’90, storia di chirurgia maggiore, di iniezioni con siringhe di vetro non monouso, portatori di tatuaggi, piercing), a coloro che frequentano i servizi per le dipendenze (SerD) e alla popolazione carceraria, per i quali sarebbe opportuno istituire programmi specifici di screening e di terapia>, aggiunge Salvatore Petta, segretario AISF.

 Paola Trombetta

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