#BeCareFoot: la campagna di informazione sul piede diabetico

Parte anche in Italia la campagna europea #BeCareFoot, promossa da Urgo Medical per pazienti, caregiver e operatori sanitari. L’iniziativa, tutta “digital” con pagine social e diversi materiali educativi pone al centro l’informazione, gestione e tempestività terapeutica del piede diabetico. Una complicanza possibile per il 25% di pazienti con diabete eppure solo il 20%, secondo i dati degli Annali AMD (Associazione Medici Diabetologia), viene sottoposto a regolari controlli anche dei piedi. Con un grave risultato: una prevalenza di 300 mila casi di piede diabetico solo nel nostro Paese, e circa 85% di amputazioni dell’arto ogni anno, causate da intempestività terapeutica, sovrainfezioni e contaminazione dei tessuti circostanti. Un evento che, invece potrebbe essere prevenuto, controllato e guarito con attenzione e cure locali. Quali un trattamento con TLC-NOSF (saccarosio octasolfato) che nello studio internazionale EXPLORER, pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology, ha dimostrato guarire il 60% di pazienti in più, 2 mesi prima, rispetto a trattamenti con medicazione neutra. Un risultato che ha cambiato l’approccio alla cura del piede diabetico, come documentato dall’edizione 2019 delle Linee Guida dellInternational Working Group for the Diabetic Foot (IWGDF) che, per la prima volta, raccomandano una medicazione specifica, topica, delle lesioni del piede diabetico neuro-ischemico. «In 6 casi su 10 – spiega Roberto Da Ros, Coordinatore del Gruppo di Studio intersocietario AMD-SID sul Piede diabetico, Responsabile SSD Diabetologia Ospedale Monfalcone (GO) – le lesioni al piede sono complicate da un’infezione, che aumenta il rischio di perdere l’arto con esiti per il paziente talvolta fatali, impoverimento della qualità della vita e alti costi sociosanitari che variano da circa 25.000 a 115.000 euro all’anno per paziente. Lo standard di cura delle lesioni del piede diabetico oggi prevede la rimozione dei tessuti danneggiati, il trattamento locale, la rivascolarizzazione, il controllo dell’infezione, l’utilizzo di apposite calzature e la gestione di tutte le comorbidità». «La guarigione  conclude  Cristiana Vermigli, Coordinatore eletto del Gruppo di Studio intersocietario AMD-SID sul Piede diabetico, Responsabile del Centro di riferimento regionale Umbria per la diagnosi e la cura del Piede diabetico – è influenzata da una presa in carico tempestiva del paziente da parte di un Centro specialistico: basti pensare che dopo 52 giorni il paziente ha ridotte possibilità di guarigione (<58%) rispetto a chi viene trattato subito. Dunque è fondamentale il maggior coordinamento tra medicina del territorio, centri dedicati e coinvolgimento multidisciplinare di tutti gli operatori sanitari ai diversi livelli del percorso: il diabetologo, gli specialisti, i medici di famiglia, infermieri e farmacisti, con l’obiettivo di fare diagnosi precoce e guadagnare tempo per salvare tessuto: “time is tissue”». Per maggiori informazioni sulla campagna:  www.becarefoot.it.

 Francesca Morelli

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