Abolire la pubblicità di Junk-food dai programmi per i bambini: la richiesta della SIP

L’obesità pediatrica registra dati in costante crescita: in 40 anni bambini e adolescenti obesi sono passati da 5 a 50 milioni tra le femmine e da 6 a 74 milioni tra i maschi; in totale oggi si contano circa 120 milioni di bambini e adolescenti obesi nel mondo, secondo i dati diffusi dal 77° Congresso di Pediatria della SIP (Società Italiana di Pediatria). Un problema particolarmente rilevante per la salute futura, se si considera che il 40% dei bambini obesi diventeranno adolescenti obesi, e che l’80% degli adolescenti obesi saranno adulti obesi. Complice anche il cibo spazzatura, “ingrediente” della dieta dei ragazzi, sempre più scorretta e sempre meno sana e equilibrata. Autorità ed esperti si schierano dalla parte della salute dei più giovani e promuovono misure di contrasto al problema. Anche l’Italia, dove la SIP, affiancandosi a diversi Paesi europei, chiede al Governo di vietare la pubblicità di cibo-spazzatura nei programmi televisivi destinati ai bimbi, come promosso anche dalle nuove linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha diffuso la versione aggiornata del documento di 10 anni fa dal titolo “Policies to protect children from the harmful impact of food marketing”. L’OMS raccomanda dunque ai Paesi membri di attuare politiche obbligatorie per tutelare i minori dalla pubblicità di alimenti e bevande analcoliche ad alto contenuto di acidi grassi saturi, acidi grassi trans, zuccheri liberi e sale (HFSS) e tra le misure proposte, sostenute anche da SIP, c’è quella di vietare la pubblicità di junk-food (cibo spazzatura) rivolta ai bimbi, sull’esempio della Germania, o di tassare le merendine zuccherate e salate, come in Inghilterra.

«Accogliamo con soddisfazione il documento dell’OMS – dichiara Annamaria Staiano, presidente SIP – auspicando che anche il Governo italiano ne dia concreta applicazione vietando o limitando la pubblicità di cibo spazzatura nei programmi televisivi destinati ai bambini e sui media digitali», questo perché secondo quanto si legge nel nuovo documento, l’esposizione e il potere del marketing alimentare possono influire in modo importante sulla salute dei bambini, influenzandone i comportamenti alimentari, gli atteggiamenti e le convinzioni legate al consumo di cibo. Il marketing alimentare per l’OMS resta una concreta minaccia per la salute pubblica; servono “obblighi”, oltre che azioni concrete. «Le politiche per limitare i suggerimenti del marketing alimentare sono più efficaci se rese obbligatorie – conclude Francesco Branca, direttore del Dipartimento di nutrizione e sicurezza alimentare dell’OMS – e in questa direzione i governi dovrebbero stabilire regolamenti che proteggano i bambini di tutte le età, sufficientemente completi da minimizzare il rischio di migrazione del marketing verso altri gruppi di età o verso altri media, spazi digitali compresi».

Francesca Morelli

 

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