Ci sono discipline che sembrano estremamente lontane tra di loro, come la pittura e la scultura, l’arte in generale e la microchirurgia. Ma esiste un “filo rosso” che le accomuna: la maestria tecnica, l’estrema cura e precisione fin nell’attenzione al particolare, la dedizione e la pazienza con l’obiettivo di raggiungere un esito ottimale. E, non ultimo, lo studio, l’accurata ricerca della migliore materia prima, di ciò che più si adatta a uno specifico contesto gratificando l’artista e l’osservatore dell’opera, il microchirurgo e la sua paziente. Di questo “fil rouge” ne abbiamo parlato con la dottoressa Cristina Garusi, chirurgo plastico presso la Divisione di Chirurgia Plastica e Centro Ustioni dell’Ospedale Niguarda, di Milano e Presidente uscente della Società Italiana di Microchirurgia (SIM).
Dottoressa Garusi, quando e con quale obiettivo è nata la SIM e qual è stato il suo impegno negli anni di Presidenza?
«La SIM è nata più di 30 ani fa e la sua particolarità è unire microchirurghi italiani di diversa specialità: chirurghi plastici, ortopedici, otorini, chirurghi della mano e così via. Inoltre, ciò che caratterizzata i microchirurgi SIM è la forte passione per la professione. Rispetto ad altre società scientifiche più grandi come la SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) che hanno forti rimborsi dal Sevizio Sanitario Nazionale, la SIM è una “cenerentola”. Ad oggi, purtroppo, in Italia, la microchirurgia non ha un DRG, cioè un riconoscimento economico da parte del sistema sanitario sulle diverse prestazioni eseguite, a sottolineare che ciò che ci motiva ogni giorno non è il guadagno bensì il benessere del paziente. Obiettivo della microchirurgia è infatti ricostruire qualsiasi parte del copro con il tessuto prelevato dallo stesso paziente che diviene donatore per sé stesso. Questo significa che anche in microchirurgia si effettua un vero e proprio trapianto d’organo, che può riguardare tessuti molli e ossa, sottoposti a tecniche complesse e difficoltose, come la vascolarizzazione di vene e arterie, prima di essere reimpiantati, senza che vi sia il rischio di rigetto, cioè di una reazione immunitaria da parte dell’organismo che riconosce l’organo come parte di se stesso».
Ha concluso il suo incarico con l’organizzazione del 31° Congresso Nazionale della SIM: qual è stata la novità?
«Ogni due anni la Società organizza un Congresso e ho voluto che queta edizione avesse un’impronta differente, emozionale oltre che scientifica, ospitando al proprio interno una mostra d’arte, come sottolinea il titolo “Sfumature artistiche in microchirurgia”. L’intento è stato quello di fare un parallelo, di tracciare un “filo rosso” tra queste due discipline. Il microchirurgo è, infatti, un po’ un artista che deve utilizzare al meglio il tessuto donato dal paziente per ricostruire una parte mancante e come un artista dovrà avere pazienza, dedizione, determinazione per raggiungere un’opera finita unica, uguale a nessun’altra, utilizzando nel modo migliore possibile, il tessuto donato dal paziente, ad esempio riducendo al minimo gli esiti della zona donatrice. Inoltre, nell’ambito del Congresso, per la prima volta ho inserito un laboratorio di kintsugi, la tecnica giapponese di riparazione con l’oro, dove si evidenzia il grande lavoro di riparazione del microchirurgo che non sempre ha la possibilità di fare una ricostruzione vera e propria, come sottolineano anche le parole di Claudia Ponzi, direttrice di Finestreria, Galleria d’arte moderna di Milano e curatrice della mostra che ha dichiarato: “Le opere esposte, prevalentemente astratte, contengono suggestioni figurative, lasciando immaginare frammenti del corpo umano, attraverso forme e colori che richiamano la delicatezza e la complessità di un intervento di microchirurgia. La mostra è una riflessione su come entrambi i mondi condividano la stessa ricerca di cura, attenzione al dettaglio e trasformazione della materia. Così come il chirurgo interviene per ricostruire il nostro corpo e ristabilirne l’equilibrio psicofisico, allo stesso modo gli artisti si prendono cura della materia e dell’anima”. Quindi ho voluto dare attenzione con il Congresso e la mostra a ciò che ogni microchirurgo dà nel proprio lavoro determinando l’impronta del risultato finale. Mi auguro di esserci riuscita».
Come “accettano” le donne una ricostruzione del seno, a cui lei si dedica in particolare?
«Si sta consolidando nella nostra pratica clinica il concetto di “embodiment”: il microchirurgo, in relazione alle proprie capacità, deve cercare di raggiungere l’eccellenza, avvicinandosi il più possibile al desiderio assoluto della paziente e ai suoi parametri di valutazione. Quindi ogni volta devo effettuare sulla mia paziente una accurata ricerca affinché l’esito chirurgico si adatti al meglio alla morfologia del suo corpo, al pari di un abito di alta sartoria. Ciò significa entrare in ascolto con la paziente, in totale empatia per comprendere profondamente le sue aspettative e attese, interpretarle e tradurle poi sul corpo, così come se le aspetterebbe. In questo senso il microchirurgo deve essere anche un po’ psicologo e in questo compito sono stata aiutata dalla mia lunga esperienza allo IEO che mi ha “educato” a entrare in comunicazione, non solo in dialogo, con la paziente».
La mostra è anche occasione di una raccolta fondi per la SIM: a quale progetto verrà dedicato il ricavato della vendita delle opere?
«La SIM ha da sempre dato molta importanza all’(in)formazione e negli anni del mio mandato ho cercato, e mi auguro con successo, di sensibilizzare la popolazione e i pazienti sul significato e il ruolo della microchirurgia, tramite varie iniziative e i canali social. Parallelamente ho avviato anche una raccolta fondi progressiva che SIM potrà utilizzare per diverse finalità: progetti umanitari, borse di studio e formazione di microchirurghi provenienti da Paesi in via di sviluppo. Ad esempio, grazie anche al supporto di Fondazione Lavazza, siamo riusciti a formarne 4 microchirurghi del Kenya, portando il loro numero a 6 su popolazione di circa 50 milioni di persone, simile a quella italiana: un numero ancora insufficiente ma buono, pensando che prima di questa opportunità c’erano soltanto due esperti. Gli attuali fondi disponibili non sono stati ancora destinati: presumibilmente saranno impiegati per la formazione di giovani microchirurghi italiani, ma la decisione spetterà al nuovo Presidente, la dottoressa Alessia Pagnotta».
Diamo appuntamento alla mostra, quando e dove avrà luogo?
«La mostra sarà riproposta alla Galleria d’Arte Finestreria (Via Ascanio Sforza, 69 – Milano) dal 16 al 23 dicembre, aperta tutti i giorni dalle 14:00 alle 21:00. Sarà possibile ammirare le opere di 9 autori molto noti, contemporanei, pittori e scultori, di cui alcuni docenti dell’Accademia di Brera. Gli artisti che espongono hanno accolto la proposta di fare una mostra a favore di SIM durante il Congresso e anche in questa occasione parte del ricavato sarà devoluto alla Società».
di Francesca Morelli