Farmaci anti-diabete per dimagrire: sono davvero un pericolo per gli occhi?

L’allarme è scoppiato qualche tempo fa, quando il cantante inglese Robbie Williams ha rivelato al quotidiano The Sun di soffrire di problemi alla vista, comparsi dopo aver utilizzato un farmaco per dimagrire. Qualche giorno fa è stata invece una nostra Parlamentare a lamentare un abbassamento della vista in corso di terapia con questi farmaci. Si tratta in realtà di farmaci utilizzati per il diabete, analoghi recettoriali del GPL-1, come semaglutide e tirzepatide, che si è visto fanno anche dimagrire. Per chiarire questi interrogativi, abbiamo parlato con la professoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia, in occasione della Giornata mondiale dedicata al diabete (14 novembre).

I farmaci analoghi del GPL-1, utilizzati per il diabete o l’obesità, potrebbero è davvero compromettere la vista delle persone che ne fanno uso?
«Non c’è alcun rapporto di causa-effetto scientificamente provato. Il tema davvero prioritario è che ogni farmaco può avere degli effetti indesiderati. È il motivo per cui qualunque terapia va iniziata sotto controllo medico che, al minimo segnale d’allarme, sa come gestire un eventuale effetto indesiderato, prima che provochi un danno. E non fanno certo eccezione gli analoghi recettoriali del GLP-1 (GLP-1 RA), utilizzati già da molti anni per il trattamento del diabete di tipo 2 e più di recente per l’obesità. Nessuna terapia va mai fatta in autogestione o solo perché consigliata da un’amica».

Chi sono le persone più a rischio di problemi agli occhi tra quelle con diabete e/o obesità?
«A prescindere dagli eventuali effetti indesiderati dei farmaci basati sul GLP-1 – ancora tutti da dimostrare – le persone più a rischio di complicanze oculari sono quelle con diabete da molti anni, i fumatori e le persone con ipertensione non controllata. Il diabete è la principale causa di perdita della vista tra gli adulti; aumenta il rischio di retinopatia (soprattutto proliferativa), di edema maculare, cataratta, glaucoma e neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (NAION). Il miglior modo di proteggersi da queste complicanze è proprio quello di ottenere un compenso ottimale del diabete (che di certo questi farmaci aiutano ad ottenere) ed eliminare i fattori di rischio noti».

Potrebbe spiegare cos’è la neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (NAION)?
«La NAION è una delle cause più comuni di perdita improvvisa della vista legata al nervo ottico nelle persone sopra i 50 anni. Si presenta di solito come una perdita della vista in un solo occhio, improvvisa e senza dolore, spesso notata al risveglio. Tra i principali fattori di rischio, ipertensione e diabete. È fondamentale fare una diagnosi tempestiva e individuare le persone più a rischio, per ridurre i fattori predisponenti, ed educare il paziente a stili di vita salutari e controlli regolari dallo specialista. La diagnosi si effettua con l’esame clinico dell’occhio, l’OCT (Tomografia a coerenza ottica), l’esame del campo visivo».

E la degenerazione maculare senile?
«La degenerazione maculare legata all’età (AMD) è una delle principali cause di perdita di vista irreversibile tra le persone anziane nei Paesi occidentali. Si tratta di una malattia che porta a un peggioramento progressivo della visione centrale ad alta definizione, fondamentale per svolgere attività quotidiane come leggere, riconoscere i volti o guidare. L’AMD si presenta principalmente in due forme: una atrofica (secca), che rappresenta l’85–90% dei casi; l’altra neovascolare (umida), molto meno comune, ma responsabile del 90% delle perdite più gravi della vista. La forma umida (nAMD) è caratterizzata dalla crescita anomala di nuovi vasi sanguigni al di sotto della retina, che danneggiano la macula (la zona responsabile della visione centrale). Questo processo è favorito da fattori come ipossia, stress ossidativo, problemi nel metabolismo dei grassi e l’infiammazione».

Qualche dato sui problemi legati alla vista è giunto negli ultimi mesi anche dalla letteratura scientifica, su pazienti trattati per diversi mesi con queste terapie, analoghe del GPL-1…
«In realtà, stiamo parlando solo di studi osservazionali che hanno rilevato una correlazione tra il trattamento con GLIP-1 RA e alcune complicanze oculari; ma questo non implica la presenza di un rapporto di causa-effetto che è tutto da dimostrare. Uno studio osservazionale, condotto su circa 140 mila persone con diabete, pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Ophtalmology, ha evidenziato che i soggetti trattati con farmaci GLP-1 per più di sei mesi, presentavano una probabilità più che doppia di sviluppare una degenerazione maculare neovascolare legata all’età, rispetto agli altri. Una possibile spiegazione è che la rapida riduzione dei livelli di zucchero nel sangue provocata dai GLP-1 RA possa creare una sorta di “stress” per la retina, rendendola più soggetta a mancanza di ossigeno (ipossia) e favorendo così la formazione anomala di nuovi vasi sanguigni. Un altro studio basato su cartelle cliniche suggerisce che le persone con diabete trattate con semaglutide hanno un rischio significativamente più alto di sviluppare una particolare e rarissima forma di neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica o NAION (negli Usa ha un’incidenza inferiore a 1 caso su 10mila persone l’anno), che può compromettere seriamente la vista. Ma anche in questo caso si può parlare solo di “associazione” e non di rapporto di causalità».

Altri studi invece sembrano escludere totalmente questo rischio…
«Basta citare lo studio pubblicato su Communications Medicine, che ha valutato gli effetti oculari delle nuove terapie anti-diabete e anti-obesità (tirzepatide, semaglutide), confrontandole con quelle delle terapie tradizionali (fentermina/topiramato, naltrexone/bupropione, fentermina), attraverso l’analisi di oltre 2 milioni di cartelle cliniche di persone con obesità. Da questa analisi emerge al contrario che le persone trattate con i nuovi farmaci GLP-1 RA presentavano un minor numero di problemi agli occhi, compresi cataratta e occhio secco. In particolare, tra gli utilizzatori di tirzepatide il rischio di cataratta appariva dimezzato rispetto a chi assumeva i vecchi farmaci. Le nuove terapie per l’obesità, insomma, secondo gli autori di questo studio possono apportare benefici alla salute degli occhi. Alla luce di queste evidenze gli enti regolatori deputati al controllo degli effetti collaterali dei farmaci hanno segnalato nel giugno 2025 che per le specialità mediche contenenti semaglutide la neuropatia ottica anteriore ischemica (NAION) debba essere considerata un effetto indesiderato rarissimo (1:10.000); è stato anche riscontrato un lieve aumento del rischio con la dulaglutide».

Quale messaggio dare allora per rassicurare i pazienti?
«Noi diabetologi abbiamo sempre raccomandato ai nostri pazienti di effettuare visite oculistiche periodiche, per valutare lo stato dei vasi della retina e del nervo ottico, in primo luogo per gli effetti nocivi che l’iperglicemia determina, a prescindere dalla terapia che la persona con diabete sta seguendo. Questa raccomandazione è dunque più che mai valida e attuale, alla luce di questi segnali da attenzionare».

di Paola Trombetta

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