La moderna radioterapia: finalità e benefici

Non più solo palliativa. Oggi la radioterapia cura e guarisce, soprattutto in caso di tumori solidi in cui le risoluzioni di malattia si attestano intono al 42% dei casi. Insomma la radioterapia può essere impiegata con molteplici finalità: «Ha lo scopo innanzitutto curativo per il 70-80% dei tumori – spiega Cinzia Iotti, Direttore SC Radioterapia, AUSL-IRCCS di Reggio Emilia e Presidente AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia) – localizzati in prevalenza alla prostata, polmone e testa-collo. È invece un trattamento adiuvante, che precede cioè la chirurgia, come ad esempio nel tumore del retto o che la segue come nel tumore della mammella; mentre è palliativa, contribuisce cioè a prevenire o eliminare sintomi della malattia, quando è avanzata ed è il caso delle metastasi ossee dove serve a contrastare il dolore. Infine, una menzione a parte merita il ruolo innovativo della radioterapia impiegata nel trattamento della malattia oligometastatica, cioè tumori che presentano un numero limitato di metastasi a distanza. Questo significa che, grazie all’evoluzione tecnologica, è ora possibile effettuare trattamenti eradicanti molto brevi (da una a 5 sedute), efficaci e sicuri, delle localizzazioni metastatiche di malattia. Questi trattamenti vengono più spesso effettuati in associazione a terapie mediche oncologiche (spesso con farmaci innovativi) e si stanno rivelando in grado di migliorare la sopravvivenza globale e la qualità di vita dei pazienti». In buona sostanza, si stima che la guarigione dei tumori (sia solidi che ematologici) sia dovuta nel 46,5% dei casi alla chirurgia, nel 42% alla radioterapia e nell’11,5% alla chemioterapia. Risultati che sono stati possibili, grazie all’innovazione scientifico-clinica.

«La radioterapia moderna – aggiunge Marco Krengli, Direttore SCDU Radioterapia Oncologica, Azienda Ospedaliero‐Universitaria Maggiore della Carità di Novara e Presidente Eletto AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia) – grazie alla sempre maggiore capacità di individuare le lesioni tumorali, allo sviluppo di tecniche di diagnostica per immagini e alla più precisa deposizione della dose sul volume tumorale, spesso ottimizzata dalla combinazioni con farmaci innovativi, potenzialmente può ottenere la guarigione in una percentuale rilevante di pazienti affetti da tumore, preservando sempre più l’anatomia e la funzione degli organi. Per il paziente questo significa miglioramento della qualità di vita».

Ma non meno importante è stato il progresso tecnologico: macchine sempre più efficienti che consentono un’erogazione “dosata” e gestita, cioè ritagliata sulle necessità del paziente, grazie al sapiente uso di figure professionali qualificate: i radioterapisti oncologi. Un pool di valori aggiunti – dalla clinica alla formazione – che permettono trattamenti più efficaci, in meno tempo, con meno effetti collaterali. «Minor tempo terapeutico non significa minore “cura”, anzi. La radioterapia – chiarisce Stefano Pergolizzi, Direttore Radioterapia Oncologica Azienda Ospedaliera Universitaria Gaetano Martino di Messina – anche in questi casi deve offrire risultati migliori o identici rispetto ai tempi classici e gli effetti collaterali delle cure devono essere compatibili con gli obiettivi della cura stessa e orientati, per quanto possibile, ad essere sempre meno importanti. Lo sviluppo delle tecniche in radioterapia ha consentito di raggiungere molti di questi obiettivi e la ricerca è attiva nel definire tecniche sempre più innovative e meno impattanti sulla persona».

In questo contesto è facile comprendere come sia fondamentale e necessario rivolgersi a centri specializzati (in Italia è presente una media nazionale di circa 3 centri di Radioterapia Oncologica ogni milione di abitanti e quindi di 1 centro ogni 330.000 abitanti, con una media più bassa al sud (2,7) e più alta al centro (3,7) e figure esperte: «L’approccio al paziente oncologico è estremamente complesso, tanto che nessun singolo specialista può definire e offrire, da solo, al paziente tutte le opzioni utili per una gestione ottimale della sua specifica situazione clinica – fa sapere Renzo Mazzarotto, Direttore UOC Radioterapia, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona –. Ciò significa che la presa in carico del paziente, compresa la definizione del trattamento, deve essere “collegiale”: le decisioni sul percorso diagnostico-terapeutico sono migliori se decise dopo discussione tra i vari specialisti che potrebbero intervenire nel percorso di cura, ancora meglio se prese nell’ambito di PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) dedicati».

Quanto ne sanno i pazienti della “nuova” radioterapia? Poco e male. Sul tema persiste una forte disinformazione: cresce il bisogno di notizie “certificate” e autorevoli, considerando che nei prossimi 5 anni il numero di pazienti che avranno bisogno di un trattamento radiante aumenterà, secondo le stime di circa il 15%. Ma non solo: si stima che almeno il 60% dei pazienti con diagnosi di tumore è sottoposto nella sua vita a un corso di terapia radiante, mentre ogni anno, si aggiunge al numero dei nuovi pazienti un’ulteriore quota, pari al 10%-15%, di soggetti che ritornano per uno o più cicli di terapia, a causa della progressione di malattia o per comparsa di un secondo tumore. Dunque anche le comunicazioni al paziente di una diagnosi e di un iter diagnostico-terapeutico a volte lungo e complesso, che spesso provocano ansia e forte preoccupazione in lui e nei familiari, vengono meglio accettate se effettuate da un gruppo di specialisti che, concordemente, ritiene che quello sia il percorso migliore per la sua situazione clinica. AIRO, nella direzione di informazione di qualità, prosegue il suo impegno anche al di fuori dell’ambito ospedaliero/ambulatoriale e mette a disposizione di pazienti, familiari e care-giver una rinnovata pagina Facebook (www.facebook.com/radioterapiaitalia), dove sono veicolate notizie e informazioni a 360° sul mondo della radioterapia oncologica, con approfondimenti, curiosità, rubriche: un punto di riferimento per l’informazione ai cittadini su un tema sempre più rilevante nell’ambito della cura dei tumori.

di Francesca Morelli

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