Tumore al seno: la ricerca restituisce a migliaia di donne i loro progetti di vita

«A 37 anni avverto un nodulo al seno ma, rassicurata dal laboratorio di analisi, trascuro di fare ulteriori accertamenti. Anche perché nel frattempo scopro di essere incinta di una bambina», racconta Valentina. «Alla venticinquesima settimana di gravidanza ricevo la diagnosi: carcinoma al seno “triplo negativo”, uno dei più aggressivi e difficili da curare. I giorni tra la biopsia e l’intervento sono i più duri: bisogna vedere se ci sono già delle metastasi. Ma l’operazione va bene, il tumore viene rimosso. Vengo sottoposta a una chemioterapia studiata per me, per non danneggiare la bambina. Il 4 marzo nasce Anna e io completo il ciclo di chemioterapia e mi sottopongo a radioterapia. Oggi io e Anna, dopo 10 anni, stiamo benissimo!». Anche Sara, ricercatrice all’Università di Tor Vergata e mamma di due bambine, oggi sta bene, dopo 13 anni dalla diagnosi. «Avevo appena firmato il contratto per entrare nel Laboratorio di Biologia all’Università di Tor Vergata, quando ho ricevuto la diagnosi di tumore al seno “triplo negativo”. La mia principale preoccupazione era il rischio di rimanere sterile, dopo la chemioterapia. Mi sono allora sottoposta a un trattamento per indurre la menopausa durante i cicli di chemio. E 11 anni fa è nata Agnese, la mia prima figlia. Ora insegno al Liceo e all’Università e ribadisco sempre ai miei studenti l’importanza della ricerca per la lotta contro i tumori. Oggi si studiano farmaci in grado di sconfiggerli».

Valentina e Sara sono due delle protagoniste di “TITS UP! Storie di donne in lotta contro il cancro al seno”, la serie podcast in sei episodi, nata dalla collaborazione fra Fondazione AIRC e Storielibere.fm, piattaforma editoriale di podcast-audio affidati a narratori competenti e appassionati. Tits Up! racconta di donne che hanno affrontato o stanno affrontando un tumore al seno e hanno deciso di raccontarsi anche nei momenti più difficili. La serie è ideata e narrata da Samanta Chiodini, che in ogni episodio sarà affiancata dalla ricercatrice AIRC Lucia Del Mastro, Coordinatrice Breast Unit Policlinico San Martino di Genova. Il primo episodio con la storia di Valentina è disponibile al link storielibere.fm/tits-up-airc/ e su tutte le principali piattaforme di ascolto.

È questa un’importante iniziativa promossa da AIRC che, in occasione del mese dedicato alla Ricerca sul tumore al seno e della Giornata mondiale del 13 ottobre, torna a indossare il nastro rosa, per sensibilizzare il pubblico e mostrare sostegno e vicinanza alle donne colpite da questo tumore, la neoplasia più diffusa nel genere femminile, che riguarda una donna su 9 nell’arco della vita, con circa 53 mila nuove diagnosi in Italia solo nel 2019. Grazie ai progressi della ricerca, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è aumentata fino all’87%, ma c’è ancora molto da fare per raggiungere il pieno obiettivo: curare tutte le donne, accompagnarle nella realizzazione dei loro progetti di vita, come le protagoniste della campagna Nastro Rosa di AIRC. Per info: nastrorosa.it

Diagnosi mirate e nuove terapie

Oggi abbiamo diagnosi sempre più precoci, accurate e accessibili a un numero più ampio di donne, trattamenti più mirati, efficaci e tollerabili. Molte pazienti tuttavia aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive che non rispondono alle terapie oggi disponibili, come accade per il tumore al seno triplo negativo, che colpisce soprattutto in giovane età, e per il carcinoma mammario metastatico, che riguarda circa 36 mila donne in Italia. AIRC negli ultimi cinque anni ha messo a disposizione oltre 40 milioni di euro per progetti di ricerca sul tumore al seno, tra cui quello di Luca Malorni, ricercatore AIRC presso l’Unità di oncologia dell’Ospedale di Prato. «Il progetto quinquennale che ho avviato a inizio 2020 punta ad approfondire le conoscenze su alcuni marcatori molecolari. Questi vengono utilizzati per capire in anticipo quali pazienti con tumore del seno metastatico in fase attiva trarranno benefici dalla terapia ormonale in associazione a farmaci a bersaglio molecolare e quali mostreranno invece resistenza alle cure. Oggi per queste pazienti sono disponibili vari farmaci a bersaglio molecolare, e altri sono in fase avanzata di sviluppo, per cui sarà sempre più importante mettere a punto dei test per guidare la scelta del composto più adatto a ciascuna paziente. Cominciare la terapia con il farmaco giusto sarà sempre più importante».

In occasione del recente Congresso dell’European Society for Medical Oncology (ESMO), sono stati presentati alcuni studi su nuove molecole. Tra queste Atezolizumab, la prima immunoterapia approvata per il tumore mammario triplo-negativo che rappresenta il 15% dei tumori per il quale, fino ad oggi, l’unica terapia disponibile era la chemioterapia. «Utilizzando in associazione questo nuovo farmaco si migliora anche l’efficacia della chemioterapia, prolungando la sopravvivenza e la qualità di vita rispetto alla sola chemioterapia», conferma Lucia del Mastro, professore di Oncologia all’Università di Genova, responsabile Breast Unit IRCCS Policlinico San Martino di Genova e membro del Direttivo AIOM. Altre due molecole promettenti sono Alpelisib e Abemaciclib, da utilizzare nelle donne colpite dalla forma di tumore ormono-sensibile e Her2 negativo.
«In questo tipo di tumore si è evidenziata la mutazione di un gene PIK3CA che produce una proteina anomala in grado di aumentare la proliferazione tumorale che viene bloccata da Alpelisib», spiega il professor Pierfranco Conte, direttore della Divisione di Oncologia medica 2, dell’Istituto Oncologico Veneto di Padova. «Questa molecola potenzia l’efficacia dell’ormonoterapia e permette di cronicizzare la malattia. Nello studio SOLAR-1 è stato dimostrato che il trattamento con Alpelisib associato all’anti-estrogeno fulvestrant, aumenta di 8 mesi la sopravvivenza rispetto alla sola ormonoterapia. È dunque indispensabile – aggiunge il professor Conte – che la mutazione di questo gene PIK3CA sia individuata con un test specifico, su tessuto tumorale oppure sul sangue. E l’oncologo, prima di iniziare il trattamento, deve sapere se è presente la mutazione di questo gene per definire la strategia terapeutica più mirata». Altri geni coinvolti sono CDK4 e 6, contro i quali si è dimostrata particolarmente efficace un’altra molecola, Abemaciclib in combinazione con la terapia endocrina: confermata dallo studio MonarchE è la riduzione del 28% del rischio di ricadute di malattia a distanza.

di Paola Trombetta

Un test per individuare il rischio

Si chiama MammoRisk e permette di stimare il rischio basandosi su tre parametri, certificati e validati scientificamente: la storia familiare, la densità mammaria e l’analisi del DNA salivare. L’innovazione di questo progetto è la combinazione di questi tre fattori per ottenere l’indicazione del rischio della donna. Se in famiglia sono presenti casi di tumore al seno in parenti prossimi come madre, sorella, nonna o zia (sia da parte materna sia da parte paterna) allora c’è un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Il 20% circa dei casi di tumore della mammella vengono diagnosticati in donne con pregressa familiarità: il fattore di rischio relativo aumenta in rapporto al numero di casi in famiglia in parenti di primo grado. L’80% dei tumori al seno è invece sporadico, ovvero si sviluppa in donne senza mutazioni genetiche ereditarie né fattori genetici familiari. Il secondo parametro di rischio è la densità mammaria, determinata dalla proporzione tra tessuto ghiandolare e tessuto adiposo della mammella, che si stabilisce con la mammografia. Si definiscono densi i seni con maggior tessuto ghiandolare rispetto al tessuto adiposo. Le donne con seno denso hanno un rischio da 4 a 6 volte superiore rispetto alle altre a parità di età. E infine, l’analisi del DNA salivare che rileva variazioni genetiche (polimorfismi): la presenza di più polimorfismi determina un maggior rischio di sviluppare una neoplasia. È possibile individuare queste mutazioni attraverso un tampone salivare che viene poi mandato in Francia presso il laboratorio del Gustave Roussy, tra i più importanti in ambito oncologico e per gli studi di genetica per le patologie oncologiche. Questi esami vengono oggi eseguiti presso gli ambulatori della LILT Milano Monza e Brianza: a partire dal mese di ottobre nello Spazio LILT milanese di via Viganò 4, e poi esteso agli altri ambulatori del territorio di Milano e Monza. Il programma è coordinato dalla dottoressa Catherine Depretto, radiologa senologa dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e gestito da personale medico LILT.  Per info e prenotazioni: mammorisk@legatumori.mi.it     P.T.

Iniziative per sostenere la ricerca

Numerose sono le iniziative nel mese di ottobre a sostegno della ricerca sul tumore al seno. Eccone alcune. Mediafriends dal 4 al 31 ottobre ha scelto di sostenere con Fabbrica del Sorriso la sfida dei ricercatori di Fondazione AIRC impegnati a trovare la cura per le forme più aggressive di tumore al seno, che colpiscono soprattutto le donne in giovane età. AIRC sarà presente nel palinsesto delle reti Mediaset per veicolare, informare e raccontare le storie di medici, ricercatori e donne che hanno avuto un’esperienza di tumore al seno e che oggi, grazie ai risultati della ricerca, hanno ripreso in mano la loro vita. Il pubblico potrà donare in tempo reale attraverso il numero solidale 45521 e con carta di credito su nastrorosa.it  In vendita anche le spillette Nastro Rosa AIRC disponibili a fronte di una donazione minima di 2 euro nelle farmacie e nei punti di distribuzione indicati su nastrorosa.it. Per versamenti con carta di credito: www.nastrorosa.it o telefonando la numero verde 800.350350 (attivo dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 19.30).

Chi desidera promuovere la raccolta fondi con la distribuzione delle spillette, aprendo una pagina di raccolta fondi online, può farlo a questo link. Per gli artigiani e le piccole imprese che vogliono sostenere la campagna con le loro attività è stato creato un percorso dedicato, attraverso questo link. Main partner della campagna Nastro Rosa è The Estée Lauder Companies Italia, promotore a livello internazionale della Breast Cancer Campaign (BCC), ideata da Evelyn H. Lauder 28 anni fa insieme all’iconico nastro rosa. Per tutto il mese di ottobre, acquistando una selezione di prodotti del Gruppo Estée Lauder in oltre 2 mila profumerie, sarà possibile sostenere concretamente la ricerca sul tumore al seno di AIRC: i fondi raccolti saranno destinati al sostegno di una borsa di studio triennale per un giovane ricercatore al lavoro contro il tumore al seno. Madrina della campagna italiana è Natasha Stefanenko. Il lancio della Breast Cancer Campaign 2020 avverrà il 5 ottobre con l’illuminazione in rosa del Teatro alla Scala di Milano, insieme ai monumenti rappresentativi di 70 Paesi. Per info: elcompanies.com     P.T.

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