Covid-19: i rischi in gravidanza, parto e allattamento

Davide è nato l’altro giorno all’Ospedale San Gerardo di Monza, il primo parto in questa struttura da mamma positiva al Coronavirus. Per fortuna entrambi stanno bene e il bimbo è negativo al tampone. Una storia a lieto fine che potrà rassicurare le mamme in dolce attesa e sciogliere i tanti dubbi in questi giorni di emergenza. Come comportarsi durante la gravidanza? Quali precauzioni adottare? Esiste un rischio di trasmissione materno-fetale? È sempre consigliato l’allattamento al seno?

Per rispondere a queste domande ricorrenti, ma soprattutto per orientare la pratica clinica dei professionisti sanitari coinvolti nel percorso della gravidanza e della nascita, le Società scientifiche dei neonatologi, pediatri, ginecologi, ostetriche e anestesisti rianimatori (SIN, SIMP, SIP, SIGO, AOGOI, AGUI, SIAARTI e FNOPO), coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), hanno dato vita a un Gruppo di lavoro multidisciplinare, impegnato a promuovere un’informazione sul tema Covid-19 in gravidanza, parto e allattamento, basata sui più recenti aggiornamenti della letteratura scientifica.

«Abbiamo accolto con soddisfazione la disponibilità delle società scientifiche dell’area materno-infantile a collaborare con l’ISS per garantire una sistematica disamina della letteratura scientifica e dei documenti delle agenzie governative internazionali sul Covid-19, al fine di promuovere il miglior approccio assistenziale possibile alle donne in gravidanza e nel puerperio», afferma Serena Donati, Direttore del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS, che coordina il progetto con la dottoressa Angela Giusti, del Centro Nazionale di Prevenzione delle Malattie e di Promozione della Salute. «Lavoriamo con grande impegno, istituzioni e società scientifiche insieme, per tutelare la salute di donne e neonati in questa fase di grave emergenza sanitaria».

Le informazioni sulle ultime evidenze scientifiche relative al COVID-19 in gravidanza, parto e puerperio, sono disponibili sul sito Epicentro.iss.it, aggiornato settimanalmente. Qui riassunte le indicazioni degli esperti:

Si raccomanda alle donne sane in gravidanza di attenersi alle azioni di prevenzione primaria, valide per tutta la popolazione, che prevedono l’igiene frequente e accurata delle mani, l’attenzione a evitare il contatto con soggetti malati o sospetti, il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, secondo quanto indicato dal Ministero della Salute. Il tampone va effettuato solo in presenza di sintomi conclamati. Ad oggi non sono state raccolte evidenze a supporto di una trasmissione verticale, da madre a feto, del virus Covid-19. La gravidanza e il parto, al contrario di quanto osservato nell’influenza H1N1 e SARS, non sembrano aggravare il decorso sintomatologico, né il quadro della polmonite virale.

– Ad oggi non esistono indicazioni a eseguire il taglio cesareo d’elezione, cioè non motivato da altre cause, per le donne con sospetta infezione o affette da Covid-19. La scelta dipende dalle condizioni cliniche della donna, dall’età gestazionale e dalle condizioni fetali. Si raccomanda una gestione multidisciplinare del parto che, oltre ai ginecologi e agli specialisti di medicina materno-fetale, preveda il coinvolgimento di ostetriche, anestesisti, esperti di terapia intensiva, virologi, microbiologi, neonatologi e specialisti in malattie infettive.

– Il latte materno, in base alle attuali evidenze scientifiche, non viene considerato veicolo di trasmissione del virus da donne affette da Covid-19. Secondo le indicazioni dell’OMS, la madre può continuare ad allattare, considerati i benefici dell’allattamento e il ruolo insignificante del latte materno nella trasmissione di virus respiratori. Per ridurre il rischio di trasmissione al neonato, si raccomanda l’adozione delle procedure preventive come l’igiene delle mani e l’uso della mascherina durante la poppata, secondo le raccomandazioni del Ministero della Salute. In caso di gravi condizioni cliniche materne può essere raccomandata la temporanea separazione della madre dal neonato e, se possibile, usare latte materno spremuto.

Gli studi scientifici su Covid-19 e gravidanza, attualmente disponibili, riguardano un campione di donne numericamente ancora limitato, che rende necessario un monitoraggio continuo delle nuove evidenze, per indirizzare la pratica clinica dei professionisti e operatori sanitari, a tutela della salute di mamme e neonati. Fondamentale, avvertono gli esperti, resta l’impegno delle donne a seguire le raccomandazioni del Ministero della Salute per proteggere sé stesse e i neonati dal contagio.

di Paola Trombetta

Fecondazione assistita: meglio attendere il calo delle infezioni

Gli specialisti di Medicina della Riproduzione del GISS Ginecologia oncologica, vogliono rassicurare le coppie che allo stato attuale non sussistono prove scientifiche che indichino un rischio specifico di trasmissione dell’infezione da virus Covid-19 attraverso le pratiche di PMA. Mentre esistono dati sui rischi, pressoché inesistenti, in donne Covid-19 positive in gravidanze avanzate (terzo trimestre), non si conosce nulla sull’effetto del virus in questione sulle gravidanze iniziali, sia per la madre che per il nascituro. È necessario quindi evitare che le pazienti possano, in caso di contagio, trovarsi in condizione di gravidanza, alla fine di un lungo percorso, con le complesse decisioni terapeutiche e diagnostiche che inevitabilmente si determinerebbero. Per questi motivi, in accordo con altre società scientifiche internazionali del settore, si ritiene che sia un approccio corretto e appropriato attendere il passaggio del picco delle infezioni (e la successiva possibile immunizzazione) prima di intraprendere cicli di Procreazione Medicalmente Assistita, ad eccezione dei trattamenti non differibili. Si ritiene inoltre opportuno sospendere temporaneamente le terapie di PMA anche per i seguenti motivi:

È necessario evitare lo spostamento delle persone e l’accesso alle strutture cliniche per contenere i possibili contagi. L’aumento esponenziale dei casi di positività al Covid-19 accresce il rischio di contaminazione dei pazienti infertili e del personale dei centri di medicina della riproduzione. È eticamente corretto non contribuire a determinare alcuna situazione che possa rendere necessario un accesso al pronto soccorso o un ricovero ospedaliero dopo un ciclo di PMA. Ridurre i rischi della necessità di utilizzare posti letto ospedalieri, sale chirurgiche o terapie intensive legati ad eventuali complicanze derivate dall’esecuzione di programmi di concepimenti assistiti risulta oggi un atto dovuto nei confronti della popolazione e dei colleghi impegnati in prima linea sul fronte dell’emergenza.

Il GISS ritiene che l’unica eccezione alla sospensione debbano essere i cicli con stimolazione già iniziata e le attività di crioconservazione della fertilità in pazienti oncologici/oncologiche, che saranno garantite dalle strutture deputate. La Federazione SIGO si impegna a raccogliere tutte le informazioni che emergeranno nel prossimo futuro riguardanti l’interazione tra il virus Covid-19, la riproduzione e le terapie di PMA. Le informazioni verranno messe a disposizione sul sito della SIGO www.sigo.it.  P.T.

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