Più belle, in sicurezza, con le novità della medicina estetica 2019

Si allarga sempre più la platea della medicina estetica che, complice l’aspettativa di vita sempre più lunga e il carattere più “sociale” di un aspetto ben curato, attira nello studio del professionista un pubblico sempre più vasto e diversificato. E così, come sempre, il Congresso della Società italiana di medicina estetica (Sime)presieduta da Emanuele Bartoletti,che si è svolto a Roma, è stato un meeting oceanico, con 3000 medici e operatori, e un ventaglio grandissimo di spunti e novità.

Al primo posto un tema caro da sempre alla Sime: la tutela della salute dei pazienti, e quindi il controllo di come, dove e chi esercita la professione. Più si diffonde la voglia di medicina estetica, infatti, più aumentano i rischi di incappare in operatori che esecitano senza i giusti titoli o in sedi non in linea con le disposizioni di legge. «Chi ricorre alla medicina estetica deve rivolgersi a un medico estetico debitamente formato e in possesso di titoli e requisiti necessari a praticare le terapie proprie della medicina estetica, e appropriata deve essere anche la sede dell’esercizio, rigidamente regolata a norma di legge», raccomanda il presidente Sime Emanuele Bartoletti, annunciando anche la disponibilità di affiancare Nas e Ministero della salute per controllare sedi non autorizzate e abusi della professione, oltre che Cittadinanza Attiva per promuovere giuste informazioni e quindi maggiore consapevolezza.

Allerta anche sui cosmetici creati in casa, su suggerimento di internet, nel nome del green. «Sembra un’abitudine innocua», fa notare l’avvocato Alexia Ariano, «in realtà è potenzialmente rischiosa sul piano sanitario, perché poco controllabile dal punto di vista di conservazione, stabilità, contaminazione, e anche sul piano penale se si regalano i trattamenti».

Salute, prevenzione e contrasto degli inestetismi sono stati affrontati al Congresso come aspetti di un’unica e globale cura di sé, in linea con la propria identità, età e la personale armonia fisica e mentale. Tutto con grande attenzione a un look sempre più naturale, supportato e valorizzato da tecniche all’avanguardia. I temi spaziano dagli esami necessari, nell’ottica della medicina antiaging, alla cura dell’obesità; dagli ormoni di maggiore attualità, come DHEA e melatonina, alle terapie con vitamina A, nella sua formulazione topica e sistemica; dal grande tema dell’exposoma, l’insieme dei fattori esterni (sonno, alimentazione, stress, radiazioni) che influenzano salute ed estetica, ai dibattiti scienfici più controversi, come quello sulla terapia insulinica localeper la stimolazione adiposa.

Accanto agli argomenti più tradizionali, come la lotta alle smagliature, ai problemi estetici e funzionali delle gambe, si fanno largo nuovi approcci interdisciplinari: per la cura dell’acne, inedite attenzioni per le “aree dimenticate” (ma in grado di creare disagi) come i padiglioni auricolari, le ginocchia, o l’area ombelicale. Inoltre, tecnologie d’avanguardia, come le radiofrequenze endodermiche, che generando calore sottocute danno tonicità sul viso e sul corpo. «Con risultati tanto evidenti da rivaleggiare in alcuni casi con quelli chirurgici», conferma Nicolò Scuderi professore di chirurgia plastica e presidente della Conferenza italiana per la riparazione dei tessuti.«Altre novità sono la rinoplastica medica, che utilizza i filler (in genere di acido ialuronico) per correggere la linea del naso, senza intervenire sulla parte funzionale (dominio della chirurgia)».«È imporante valutare i casi, perché la terapia medica ha il limite di non poter ridurre i volumi, ma solo mascherare i difetti aggiungendo volume», aggiunge Bartoletti. Ancora: si accendono i riflettori sulla pelle, che come mediatore fra il corpo e l’esterno riflette il nostro equilibrio psico-fisico, lo stato di salute e il trend di invecchiamento. «Per averne cura, occorre andare oltre le pur positive super-specializzazioni degli ultimi anni», fa notare il vicepresidente Sime, Domenico Centofanti,«che ci consentono di essere professionisti competenti per singoli organi, e tener conto di questa complessità, considerando tutti i fattori che possono influenzarla: dalle radiazioni ultraviolette al fumo, stress, alimentazione, alcol, sonno, quadro ormonale. E naturalmente l’alimentazione, anche questa intesa in modo globale, cioè partendo dall’esame del soggetto e delle sue abitudini e intervenendo, con programmi mirati, sui molti fattori connessi fra loro (glicazione, stress ossidativo, insulinoresistenza) più o meno direttamente responsabili di alterazioni e danni della struttura cutanea».

E si pone nuova attenzione all’obesità. «Troppo a lungo considerata un problema prettamente estetico, è in realtà una vera malattia, accompagnata allo stigma sociale», fa notare Giuseppe Fatati presidente Italian Obesity Network(ION).«Spesso si tende a credere che la colpa sia dell’obeso che mangia troppo, mentre si tratta di un problema ben più complesso, un vero fenomeno di popolazione». Un fenomeno che merita approfondimenti, a partire dallo studio del microbiota, cioè l’insieme di batteri che alberga nel nostro intestino, sempre più indicato come co-fattore anche del peso corporeo e influenzato dall’alimentazione, in un giro vizioso complesso che coinvolgendo il sistema immunitario ed endocrino influisce anche sul cervello e sulle sensazioni di fame/sazietà.

Medicina estetica a tutto tondo, multidisciplinare al massimo, anche per i pazienti oncologici, perché tutto ciò che accade nell’organismo, compresi gli effetti tossici delle chemio, si può leggere sulla pelle, tanto che in Europa è stata creata la figura dell’onco-dermatologo. E, del resto, anche questo è ancora una volta nel segno della medicina estetica come globalità. «Si sta aprendo un nuovo filone, quello della medicina estetica sociale», dice Bartoletti, «che prevede l’utilizzo di trattamenti di medicina estetica in pazienti in terapia oncologica o dialisi. Abbiamo potuto constatare come solo la prescrizione cosmetica possa alleviare la codizione del paziente, evitando complicanze che potrebbero addirittura portare all’interruzine delle terapie, mentre la ripresa successiva dei farmaci viene facilitata se si ha una buona percezione di sé».

di Marilisa Zito

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