La salute delle donne e dei bambini al G7 di Milano

Inquinamento atmosferico e ripercussioni sulla salute. Eradicazione di malattie come malaria, tubercolosi, Aids. Resistenza agli antibiotici. Ma anche tutela della salute di donne e bambini, possibilità di accedere in tutti i Paesi a programmi di screening per la prevenzione e cure appropriate per le malattie. E interventi mirati per contrastare la violenza, ancora diffusa soprattutto tra le mura domestiche. Sono stati i temi dibattuti nelle giornate milanesi del G7, alla presenza dei Ministri della Salute di 7 Paesi (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Giappone), che si sono concluse lunedì 6 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.
«Inquinamento e cambiamenti climatici influiscono sulla salute, accentuando episodi di allergie, asma che riguardano soprattutto i bambini, ma aumentano anche, nel lungo periodo, i rischi di tumori, soprattutto al polmone, in evidente aumento nelle donne», ha puntualizzato la ministra Beatrice Lorenzin. «Abbiamo parlato a lungo della salute della donna e dei bambini, in particolare dell’importanza della nutrizione dei piccoli, dell’allattamento al seno, e dei corretti regimi alimentari nelle donne in gravidanza che, purtroppo, in alcuni Paesi, non raggiungono ancora livelli soddisfacenti. L’impegno di tutti i Paesi partecipanti è stato quello di valorizzare il ruolo della donna che è care-giver di tutta la famiglia, ed essere uniti nei programmi di tutela della salute. Noi ministri della Salute ci impegniamo a preparare al meglio i nostri sistemi sanitari per proteggere il benessere dei nostri cittadini e promuovere la salute globale per raggiungere un maggiore sviluppo sociale ed economico».

Per entrare nel dettaglio degli argomenti discussi al G 7 e capire quali azioni propositive sono state approvate, abbiamo intervistato Flavia Bustreo, vicedirettore generale del Dipartimento per la Salute della Famiglia, della Donna e dei Bambini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Quali sono state le principali argomentazioni dei partecipanti al G7 in merito alle problematiche delle donne e ai bambini?
«La discussione del G7 si è focalizzata soprattutto sulla salute delle donne e delle adolescenti. Si è partiti dal progresso che è stato fatto a livello mondiale, sulla prevenzione della mortalità materna, l’aumento di accesso ai servizi sulla salute riproduttiva, e abbiamo anche definito quali saranno le sfide future: per affrontarle i Paesi del G7 hanno ribadito il loro supporto al Global Financing Facility (GFF) for Every Woman and Every Child, ovvero al fondo creato all’interno della Banca Mondiale che prevede lo stanziamento nel 2018 di 2 miliardi di dollari per la realizzazione di progetti a tutela di donne e bambini. Diversi gli obiettivi proposti, tra cui ridurre totalmente la mortalità materna (ancora 300mila morti l’anno) e infantile (più di 5 milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo), eliminare la fame e la malnutrizione, mettere le donne nelle condizioni di accedere ai servizi di pianificazione familiare, di maternità sicura e di tutela della propria salute, partendo addirittura dall’adolescenza per poter poi garantire una sana vita riproduttiva. Su questi argomenti tutti i Paesi del G7 sono stati d’accordo. Si è parlato anche di come gli adolescenti possano rappresentare una risorsa per le società e per questo devono essere tutelati, soprattutto nei Paesi dove non è ancora avvenuto il cambiamento demografico. Ancora oggi purtroppo registriamo ogni anno più di un milione di morti tra gli adolescenti, per incidenti stradali, malattie sessualmente trasmesse e droghe. La collega canadese ha riportato i dati del suo Paese, dove l’immigrazione ha fornito nuove giovani risorse che hanno abbassato l’età media della popolazione. In altri Paesi, come l’Italia, invece, il numero delle persone sopra i 65 anni è di gran lunga superiore a quello dei bambini sotto i 5 anni».

Un altro problema evidenziato che incide sulla salute, in particolare dei bambini, è l’inquinamento ambientale e la differente climatizzazione…
«Sia l’inquinamento che il cambiamento climatico incidono pesantemente sullo stato di salute delle donne e dei bambini. I Paesi si stanno impegnando molto, riducendo da una parte le emissioni (anche se non è specifica competenza dei Ministeri della salute), e dall’altra cercando di rinforzare il sistema salute di fronte a queste emergenze. Sono in aumento le patologie respiratorie, ma anche cardiovascolari, soprattutto nell’anziano, che possono scatenare episodi letali. E poi ci sono i derivati cancerogeni, presenti nell’aria inquinata, responsabili dell’aumento di alcuni tumori, come quello al polmone. Il cambiamento climatico, inoltre, sta determinando una mutazione anche dei vettori di malattie, come le zanzare: casi di malaria e comparsa in Italia di una malattia come la Chikungunya, infezione provocata da una zanzara, come è accaduto di recente nel Lazio. Il riscaldamento climatico permette a questi insetti di moltiplicarsi in aree dove prima evidentemente non potevano. I sistemi di salute dei Paesi si devono organizzare per la sorveglianza di queste malattie e per garantire i migliori trattamenti».

Avete parlato molto della violenza contro le donne: come viene affrontato questo problema nei Paesi del G7? L’OMS ha in corso programmi di monitoraggio?
«Le nazioni del G7 hanno aderito alla convenzione di Istanbul del 2013 (che l’Italia ha firmato nel 2015) e che impegna i Paesi a un’azione di prevenzione, come l’educazione a livello scolastico, per prevenire anche fenomeni come il bullismo. Nel programma sancito dalla Convenzione, c’è un esplicito impegno, da parte di ogni nazione, a dotarsi di operatori e sistemi in grado di gestire la violenza. Una donna su tre, anche nei Paesi del G7, è oggetto di violenza, soprattutto domestica. Molto spesso non viene denunciata e la donna si rivolge agli operatori sanitari, senza dire che è stata oggetto di violenza; magari solo perché ha dei traumi o ha contratto malattie sessualmente trasmissibili, oppure una gravidanza indesiderata e allora ricorre all’aborto. Per questo è indispensabile che le istituzioni garantiscano operatori competenti, che siano sensibili a queste problematiche e possano intuirle anche da particolari segnali. Spesso si tratta di abusi che continuano nel tempo, dentro casa, con situazioni di traumi ripetuti o insorgenza persino di patologie mentali, come la depressione. A questa violenza domestica, si aggiunge oggi quella a cui sono spesso sottoposte le migranti: quando arrivano nei Paesi europei, capita di frequente che subiscano pesanti violenze fisiche nelle traversate con i barconi. E alcune vengono addirittura gettate in mare e muoiono annegate! A risentire di queste scene di violenza sono anche i bambini, con conseguenze sulla loro psiche che dureranno per tutta la vita».

In vista della Giornata Mondiale contro la Violenza alle donne (25 novembre), come OMS avete progetti specifici?
«Sì l’OMS ha creato un Piano d’azione mondiale, approvato da tutti i Paesi del mondo. A metà novembre presenteremo al Summit di Taormina, che ha coinvolto ben 67 nazioni, i dati che dimostrano come questo fenomeno della violenza si stia evolvendo. Purtroppo in tanti Paesi non ci sono dati aggiornati sugli episodi di violenza. La Convenzione di Istanbul impegna le nazioni a monitorare e registrare i dati sui casi di violenza contro le donne, sui femminicidi. Vorrei precisare, e ne sono molto orgogliosa, che per la prima volta l’Italia, nella sua leadership del G7, chiuderà tutte le sessioni con una “ministeriale di genere”, sottoscritta anche dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi, che sarà presentata a Taormina, dove uno dei temi principali sarà proprio la violenza contro le donne».

 

di Paola Trombetta

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