“Il Piatto Forte”: al via la campagna di prevenzione delle fratture ossee

Una donna su 2, dopo i 70 anni, va incontro a una frattura ossea legata all’osteoporosi. Il 66% delle donne e il 50% degli uomini sono colpiti da osteoporosi e osteopenia. Secondo i dati recenti dell’Oms, a causa dell’osteoporosi, in tutto il mondo, ogni 3 secondi si verifica una frattura di femore, polso o vertebra. E il 30% dei pazienti fratturati soffre di disabilità permanente e il 40% perde la capacità di camminare autonomamente. In occasione della Giornata mondiale dell’Osteoporosi, che si celebra il 20 ottobre, la Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO), in collaborazione con Amgen, presenta la Campagna di prevenzione “Il Piatto Forte”, per divulgare una corretta informazione su questa patologia e sensibilizzare la popolazione sulle fratture da fragilità. “Se non trattata, l’osteoporosi rende le ossa fragili come la porcellana”: è lo slogan della Campagna che è partita il 30 settembre e proseguirà per tutto il mese di ottobre, coinvolgendo le piazze di alcuni capoluoghi italiani, con la presenza di gazebo e di un camper per eseguire test diagnostici.

Per fare il punto sull’osteoporosi e le sue conseguenze, abbiamo intervistato la professoressa Maria Luisa Brandi, Presidente FIRMO Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso, Direttore della Struttura Complessa di Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo, dell’Azienda Ospedaliera di Careggi e Professore ordinario di Endocrinologia all’Università di Firenze

La Campagna “Il Piatto Forte” si propone di evidenziare e far conoscere il rischio di fratture da fragilità ossea: come si articola questa iniziativa e quali sono gli obiettivi?
«Da oltre 10 anni FIRMO promuove conoscenza e informazione sui problemi relativi alla fragilità ossea da osteoporosi. Negli ultimi anni, anche aderendo alle direttive della International Osteoporosis Foundation, abbiamo sempre più spostato il focus sulle fratture, principale complicanza dell’osteoporosi. Nel nostro Paese il problema della fragilità ossea, che espone il paziente a un rischio elevatissimo di nuovi eventi fratturativi, con costi insostenibili per il Servizio sanitario, è di fatto ignorato mentre, per i pazienti fratturati, presa in carico e continuità assistenziale dopo l’intervento chirurgico sono pressoché inesistenti. Su queste basi FIRMO ha accolto volentieri l’invito di Amgen a promuovere una campagna di comunicazione dedicata all’osteoporosi e alle persone con fragilità ossea che nasce con l’obiettivo di richiamare l’attenzione su tre aspetti: il trattamento del paziente fratturato a 360 gradi, sul modello di quanto avviene in alcune Regioni, ad esempio il Veneto, che hanno istituito percorsi specifici per i pazienti con frattura da fragilità ossea con obbligo di trattamento per le Aziende; la continuità terapeutica assistenziale, con un’attenzione alla prevenzione secondaria e una semplificazione dell’accesso alle terapie; il recupero del ruolo dei medici di medicina generale. La campagna si articola in eventi nelle piazze delle principali città italiane, nel corso dei quali coinvolgeremo i cittadini in diverse attività: informazione, valutazione della salute delle ossa con la carta del rischio per l’osteoporosi, misurazione della densità minerale ossea».

Quali sono le caratteristiche dell’osteoporosi e l’impatto di questa patologia in termini epidemiologici? Perché l’osteoporosi colpisce soprattutto le donne?
«L’osteoporosi consiste nella perdita della quantità e della qualità dell’osso con conseguente riduzione della resistenza ossea e aumentato rischio di frattura. I pazienti con osteoporosi in Italia sono stimati tra i 4 e i 5 milioni. Gli unici numeri certi riguardano le fratture di femore in pazienti con più di 65 anni; le diagnosi sono circa 100mila ogni anno e nel 90% dei casi si tratta di pazienti con fragilità ossea. Questa malattia è prevalente nell’età avanzata ma non è solo dell’anziano. L’osteoporosi è solitamente più frequente nelle donne per due motivi: le ossa femminili sono più piccole rispetto a quelle dell’uomo; inoltre la donna ha una perdita di ormoni sessuali più elevata di quella che si verifica nell’uomo. L’osteoporosi oggi non è più considerata un processo inesorabile legato alla senescenza, ma come una condizione ampiamente prevenibile».

L’osteoporosi è una patologia che resta “silente” a lungo: quali sono i segnali o i fattori di rischio che ne possono indicare la presenza prima della comparsa di segni clinici?
«Per indicare i fattori di rischio possiamo fare riferimento al test “one minute” utilizzato da FIRMO, una vera “carta del rischio”. Le domande rivolte alle persone da valutare sono molto semplici: i tuoi genitori si sono fratturati? Hai giù avuto un episodio fratturativo non traumatico? Hai avuto l’artrite reumatoide? Hai fatto terapie prolungate con cortisonici? Hai avuto una menopausa precoce? Hai una bassa massa ossea? Introduci abbastanza calcio con la dieta? Stai facendo una terapia antiormonale? Hai mai fatto chemioterapia nella tua vita?
Tutti questi fattori espongono la persona a un rischio elevato di sviluppare osteoporosi, ma su alcuni si può intervenire. Per questo è necessario educare la popolazione a cominciare dall’età pediatrica e in questa direzione FIRMO ha promosso il progetto Mister Bone, adottato quest’anno dal Comune di Firenze per i bimbi di 4° e 5° elementare».

Perché è importante trattare l’osteoporosi? Oggi abbiamo le conoscenze e le risorse per affrontare in modo adeguato il problema della fragilità ossea da osteoporosi e le sue conseguenze? In che modo le terapie innovative migliorano le opportunità per prevenire il rischio fratture?
«Trattare l’osteoporosi significa soprattutto attuare una prevenzione a tre livelli: primaria, secondaria e terziaria. La prevenzione primaria è quella che tutti dobbiamo fare per tutta la durata della vita, introducendo le quantità raccomandate di calcio con la dieta e accumulando una sufficiente quantità di vitamina D, soprattutto nell’età avanzata quando non ne viene prodotta a sufficienza, esponendoci al sole, e dedicando all’attività fisica alcune ore a settimana. Non seguire queste poche e semplici regole espone l’osso a una costante demineralizzazione. La prevenzione secondaria consiste nell’individuare i soggetti più a rischio attraverso la valutazione con la carta del rischio. La prevenzione terziaria mira a evitare che persone già fratturate si fratturino nuovamente, e si basa sulla somministrazione di terapie di riconosciuta efficacia. I dati di farmaco-economia ci dicono chiaramente che il trattamento farmacologico per prevenire una nuova frattura costa molto meno che affrontarne le conseguenze. Questo è tanto più vero dal momento che i nuovi farmaci hanno mostrato un’elevata efficacia, con una riduzione del rischio di fratture da fragilità nei pazienti fratturati che va dal 30 al 70% ».

di Paola Trombetta

Articoli correlati