Intimità di coppia, dopo un tumore

«“Io ti desidero come prima, ma non voglio mancarti di rispetto”: sono state queste parole, pronunciate da mio marito, e accompagnate da tenere carezze, a farmi tornare la voglia di un’intimità sessuale che, dopo l’intervento di mastectomia, avevo completamente perso. Perché il tumore ti fa cambiare la prospettiva di vita, ti fa sentire precaria. La mastectomia, poi, ti fa perdere l’identità, non ti fa essere donna a tutti gli effetti. Ti senti menomata, non desiderata, insicura sulla tua identità. Per non parlare della chemioterapia che ti debilita, togliendoti la voglia e la forza di reagire. Ma le parole di mio marito, la sua comprensione, i suoi incoraggiamenti, hanno contribuito a riconciliarmi con la mia immagine corporea, che io stessa volevo respingere. E a farmi superare quelle difficoltà che mi sembravano macigni! Anche la ripresa dell’attività sessuale è stata un toccasana, pur tra le tante difficoltà di un fisico debilitato dalle cure». Così Eloisa, 40 enne, fa outing del suo vissuto di tumore al seno, davanti a una platea di migliaia di donne, molte nelle sue stesse condizioni, intervenute all’incontro “I disturbi della menopausa indotta e l’intimità della coppia”, promosso da Shionogi in collaborazione con Susan G. Komen Italia, che si è svolto di recente al Circo Massimo, nell’ambito dell’iniziativa The Race for Cure.

Nell’occasione abbiamo intervistato la professoressa Alessandra Graziottin, responsabile del Centro di Sessuologia medica San Raffaele/Resnati di Milano (www.fondazionegraziottin.org).


Quali consigli dare a una donna, operata di tumore al seno, per riprendere in mano la sua vita e ricominciare un’attività sessuale appagante?
«Tra i tanti tumori, quello al seno, ma anche all’endometrio e all’ovaio, sono i più invalidanti dal punto di vista della vita sessuale, soprattutto quando colpiscono le donne giovani. Gli interventi chirurgici, spesso demolitivi, la chemioterapia aggressiva e le terapie adiuvanti fanno perdere alla donna la sua identità e il desiderio sessuale, a causa di modificazioni corporee, quali menomazione e dolori al seno, disturbi genitali (secchezza, dolore nei rapporti), depressione, insonnia, vampate, causate dalla menopausa precoce indotta dai farmaci. Come se non bastasse, molti partner purtroppo non si comportano come il marito di Eloisa, ma fuggono, provocando un ulteriore dolore alla donna. Come reagire? E’ fondamentale prendersi cura di se stesse e accettare la nuova immagine corporea. Un aiuto può venire dall’attività fisica che serve a stare meglio. Camminare o fare jogging un’ora al giorno può ridurre anche del 30% l’infiammazione cellulare, spesso provocata dalla chemioterapia che, distruggendo le cellule tumorali, causa detriti che “infiammano” l’organismo. Ad essere colpite sono soprattutto le mucose della bocca, ma anche l’intestino e la vagina. Da questa situazione deriva spesso una caduta del tono dell’umore, con tendenza alla depressione. Per questo sostengo che l’attività fisica, non solo riduce l’infiammazione ma fa bene anche all’umore!».

Astenia e depressione, associate a dolore e secchezza vaginale, causate dai farmaci, possono compromettere la vita sessuale nelle donne con tumore. Quali i rimedi?
«Non esistono controindicazioni alla vita sessuale dopo un tumore. Anzi, riprendere un’attività regolare contribuisce a migliorare l’umore, perché aiuta la produzione di ossitocina, che è l’ormone del benessere. Molto spesso però la donna è debilitata, depressa e non ha desiderio, anche perché si sente menomata nella sua femminilità. E il partner a volte si trattiene, perché non osa fare avance in una situazione così delicata. In questi casi è importante avere un buon rapporto con l’oncologo che dovrebbe incoraggiare la coppia a riprendere una vita sessuale regolare. L’unico accorgimento, nelle donne giovani, in trattamento con chemioterapia, è l’uso del profilattico per evitare di avere figli, perché questi farmaci hanno effetto teratogeno. Purtroppo vengono spesso da me giovani donne che, dopo un tumore, trascorrono anni senza avere rapporti, con conseguenze pesanti sul desiderio e sul trofismo della vagina, tanto che il primo rapporto diventa così doloroso che cessano di averne altri. In questi casi è indispensabile innanzitutto aiutare la donna a “fare pace col proprio corpo”, accettando quelle modificazioni che la fanno sentire “diversa” nella sua femminilità. Un counseling di coppia sarebbe importante per incoraggiare anche il partner a riprendere senza remore l’attività sessuale e far sentire la donna ancora desiderata».

Ci possono essere aiuti farmacologici, nei casi di disturbi persistenti?
«Mentre nei casi di altri tumori, come leucemie e linfomi, la donna giovane può assumere sostanze ormonali, per evitare la menopausa precoce, se operata al seno non può in nessun caso assumere ormoni. Potrebbe, sotto controllo medico, utilizzare sostanze mirate al singolo disturbo, come amitriptilina, un antidepressivo con proprietà antinfiammatorie e sedative; acido & lipoico o estratti di polline, per controllare le vampate; l’associazione Palmitoiletanolamide (PEA) per ridurre la neuro-infiammazione. Ma la terapia più innovativa per risolvere il problema dell’Atrofia Vulvo Vaginale (AVV), nelle donne che hanno terminato la terapia adiuvante, è l’ospemifene, approvato di recente in Europa e in Italia anche per le donne oncologiche che presentano questi disturbi. Non è un ormone, ma è un SERMS, ovvero un Modulatore Selettivo dei Recettori degli Estrogeni. Si comporta cioè come una chiave, che può aprire o chiudere una serratura. Sulla vagina, attiva i recettori degli estrogeni e ne migliora il trofismo. Sulla mammella, invece, li inibisce e non aumenta la proliferazione. Non a caso questa molecola è un parente stretto del tamoxifene, il farmaco usato nelle donne con tumore, per inibire la proliferazione estrogenica sulla mammella. E sembra che ospemifene possa addirittura continuare “l’onda protettiva” del tamoxifene. Sono in corso studi internazionali per valutarne l’efficacia. Sull’utero ha un’azione neutra, mentre sull’osso i dati recenti sono incoraggianti».

di Paola Trombetta

 

 
 

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