COME METTERSI AL RIPARO DALL’INFLUENZA

Quattro milioni di italiani ammalati, senza distinzione di sesso ed età: è questa la stima degli esperti sull’arrivo dell’influenza prevista da novembre, con picchi più elevati  nei periodi di gran freddo, quindi fino a marzo e (forse) qualche remoto postumo anche a primavera. Saranno tre i virus stagionali 2014-2015 da cui difendersi, tutti americani – A/H1N1/ California, A/H3N2/Texas e B/Massachussetts, con il possibile coinvolgimento anche di un quarto virus australiano, il B-Brisbane – pare non troppo aggressivi e caratterizzati dalle note manifestazioni: «E’ “vera influenza” quella in cui sono presenti contemporaneamente almeno tre condizioni: febbre alta (oltre 38) a insorgenza brusca, dolori muscolari e/o articolari, sintomi respiratori come la tosse, il naso che cola, la congestione e secrezione nasale e mal di gola», spiega il professor Fabrizio Pregliasco, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano. Diversamente si combatte contro infezioni respiratorie acute o sindromi para-influenzali: infatti, nell’aria, dei virus cugini della “vera influenza” ne viaggeranno oltre 200 e potrebbero infettare altri 6 milioni di malcapitati. Pronti, gli italiani si preparano ad affrontare le malattie invernali con diverse strategie, secondo quanto emerge da un’indagine on-line condotta su un campione di italiani  tra i 18 e i 64 anni da ASSOSALUTE (Associazione nazionale farmaci di automedicazione): improvvisandosi meteorologi e cercando di fare di tutto per non ammalarsi (47%) e altri che, vista l’imprevedibilità delle previsioni del tempo di questi ultimi mesi, si affida invece al fato e immagazzina energie positive godendosi gli ultimi giorni di tepore (17%).

In realtà, qualche indicazione un po’ più pratica e concreta per prevenire l’influenza e preparare il proprio fisico all’inverno ci sarebbe: fare maggiore attenzione all’abbigliamento e a vestirsi “a cipolla” per non incorrere in nocivi sbalzi termici (strategia che, secondo l’indagine, oltre il 50% degli italiani mette in atto); curare di più l’alimentazione, incrementando l’apporto di vitamine, con spremute d’arancia, e di vitamina B per il ripristino cellulare; tenere in casa farmaci di automedicazione – come antinfiammatori non steroidei (FANS) sia per uso sistemico che locale, sciroppi per la tosse, mucolitici e ai decongestionanti – per le prime e più leggere evenienze; fare sport che è un’ottima prevenzione, ma soprattutto fare il vaccino anti-influenzale.

È quest’ultima l’arma certificata per mettere uno schermo tra noi e il virus influenzale: viene preferita dagli uomini, mentre le donne scelgono comportamenti più cautelativi e pratici. In realtà il vaccino è un’opportunità per tutti, che va valutata con il medico di famiglia o lo specialista, in funzione delle condizioni di salute personali, ma che non andrebbe trascurata soprattutto dalle categorie a rischio a cui è fornito gratuitamente: donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza, persone di ogni età con malattie croniche quali asma, affezioni respiratorie croniche, cardiopatie, diabete e patologie correlate al metabolismo, insufficienza epatica o renale, malassorbimento, immunodeficienze, problematiche neurologiche che determinano difetti di deglutizione, anziani oltre i 65 anni e operatori sanitari a contatto diretto con pazienti o casi a rischio.

«Il vaccino però – precisa Pregliasco – non protegge dalle forme non dovute a virus influenzali. Evita l’influenza nell’80% dei casi, mentre nei restanti ne attenua solo i sintomi e/o riducendo le complicanze. Ecco perché, per contrastare con efficacia i sintomi dell’influenza, l’automedicazione può essere considerata complementare al vaccino». Quest’ultima però deve essere responsabile, sia in termini di dosaggio dei farmaci che di durata della terapia: deve essere comunque consigliata dal farmacista (che resta il riferimento per la metà circa degli italiani) o dal medico di famiglia, e va affiancata, per un corretto decorso della malattia, da qualche giorno di riposo. Se poi, dopo 3-4 giorni, non vi sono miglioramenti o si ha una ricaduta, a seguito di un’apparente guarigione (fine della malattia virale), in cui compaiono anche altri sintomi tra cui il catarro (segno di sovra infezione batterica), è bene consultare il proprio medico. Ma, nell’influenza, anche piccoli accorgimenti quotidiani possono fare la differenza e aiutare a diminuire o a evitare il contagio. Sono semplici e metterli in pratica non costa nulla. Eccoli:

  • Lavarsi spesso le mani perché sono il principale mezzo di trasmissione dei virus respiratori.
  • Riposarsi. Ogni infezione virale riduce la capacità di risposta del sistema immunitario aumentando il rischio di infezioni. L’attività fisica, ad esempio, riduce, nell’immediato, la risposta immunitaria ed espone a sbalzi di temperatura che possono facilitare in taluni casi la comparsa di sovra- infezioni.
  • Mangiare leggero e bere molto. Gli stati influenzali generano inappetenza e, se si mangia meno, è buona regola farlo di frequente. Poi bere molto: è un ottimo modo per ripristinare liquidi e sali minerali persi con le copiose sudorazioni ed evitare la disidratazione.
  • Non rimanere a lungo con la testa bagnata, perché il raffreddamento delle vie respiratorie superiori facilita le infezioni virali.
  • Coprirsi bene, in particolare la testa. Infatti il raffreddamento delle prime vie aeree favorisce anche la penetrazione dei virus per la riduzione dell’effetto barriera delle cellule del tratto respiratorio.
  • Bere brodo di gallina, che aiuta a far passare l’infiammazione, ed è il modo migliore per nutrirsi in un momento in cui, di norma, si è inappetenti. Tanto più che recenti ricerche hanno evidenziato l’opportunità di assumere proteine per facilitare la ricostruzione delle cellule danneggiate dall’infezione.
  • Mettersi le mani davanti alla bocca quando si starnutisce. Le goccioline respiratorie emesse da un malato con il respiro, e ancor più con uno starnuto che ha velocità di oltre 150 Km/h e un raggio di azione di due-tre metri, sono la via di trasmissione di tutte le infezioni respiratorie.
  • Non rinunciare alle coccole poiché aumentano le endorfine (sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante) che riducono la sintomatologia e permettono il rilascio di citochine pro infiammatorie, proteine che favoriscono la risposta immunitaria.

di Francesca Morelli

FARMACI DI AUTOMEDICAZIONE: CONSIGLI AI “GENITORI FAI-DA-TE”

È indispensabile educare i genitori a un uso corretto dei farmaci perché spesso non ne riconoscono le diverse tipologie: quelli acquistabili con obbligo di ricetta, quelli di automedicazione, i prodotti salutistici notificati e gli omeopatici. Più della metà delle persone confonde i farmaci acquistabili al banco con gli integratori; considerano il foglietto illustrativo una fonte di informazione opzionale; utilizzano impropriamente farmaci che hanno già in casa e non li somministrano in modo corretto, sia nei dosaggi che nei tempi terapeutici. È questo il profilo dei “genitori fai-da-te” o che si improvvisano dottori nell’autocura dei piccoli, emerso da una recente indagine condotta dal Centro Studi della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) su un campione di oltre 1.250 mamme e papà alle prese con le malattie stagionali e non solo proprie e dell’intero nucleo familiare.
La parola chiave sembra essere superficialità e disattenzione: invece, in ogni circostanza, quando si parla di farmaci, specie di automedicazione, e in particolare nella cura rivolta ai piccoli, l’unica valida ricetta è l’attenzione e la conoscenza al corretto uso delle terapie. «L’impiego dei farmaci di automedicazione, come gli antipiretici, gli analgesici, gli antiallergici, i preparati per la tosse o gli antiacidi – spiega Giampietro Chiamenti, presidente Fimp – è indicato per il trattamento di disturbi lievi e per un periodo limitato di tempo che va dai 3 ai 5 giorni. Se nonostante i trattamenti nelle fasi acute, i sintomi persistono o ne compaiono di nuovi, è necessario consultare il pediatra». Che deve essere il primo referente del genitore, assieme al farmacista, piuttosto che il “dottor internet”, sempre virtualmente disponibile, ma talvolta poco affidabile o confondente.
Ma che cosa sono i farmaci di autosomministrazione? Sono quelli acquistabili senza obbligo di ricetta e riconoscibili da un bollino rosso che sorride sulla confezione. Il loro uso è indicato per il trattamento di disturbi lievi o passeggeri (tosse, raffreddore, qualche linea di febbre, dolori articolari e così via), garantiscono sicurezza ed efficacia grazie a una validità certificata dall’Autorità Sanitaria. Hanno poi il pregio di essere facilmente reperibili anche in esercizi diversi dalle farmacie – come le parafarmacie e i corner della GDO – ma devono essere venduti sempre e solo alla presenza di un farmacista e non sono rimborsabili.
Anche per quelli di automedicazione, insegna e raccomanda ASSOSALUTE vanno rispettate le regole e le norme imposte da ogni farmaco: vanno tenuti fuori dalla portata dei bambini e conservati correttamente secondo le modalità indicate sulla confezione e  assunti nel rispetto dei limiti di scadenza.
(F. M.)

IL VACCINO QUADRIVALENTE

È in arrivo, anche in Italia, il vaccino influenzale quadrivalente: è questa la novità della stagione autunno inverno 2014-2015. Ne hanno dato annuncio gli esperti riunitisi a Riga (Lettonia), in occasione del Fifth ESWI Influenza Conference. Già in commercio dallo scorso anno negli Stati Uniti, la diffusione europea del farmaco darà avvio a studi clinici per attestarne l’efficacia. I vantaggi sembrerebbero comunque maggiori: il primo è la copertura, più ampia, anche contro due ceppi di virus influenzale B (virus B della linea Victoria e della linea Yamagata).

«L’Italia – dichiara la professoressa Susanna Esposito, coordinatrice del Gruppo Vaccini della European Society for Clinical Microbiology and Infectious Diseases e Presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders – è un Paese all’avanguardia nella ricerca sull’influenza. Potremo avere a disposizione con l’avvio di studi clinici, vaccini influenzali quadrivalenti anche per bambini nei primi anni di vita. Parteciperemo poi a ricerche internazionali volte a ottimizzare la prevenzione di una malattia che sembra banale ma che invece può essere causa di gravi complicanze». Ma si punta ancora più lontano: obiettivo della ricerca è arrivare alla migliore definizione dei correlati di protezione dei vaccini influenzali e sviluppare un vaccino influenzale universale.

Per informazioni sui vaccini e sull’andamento dell’influenza di quest’anno, www.osservatorioinfluenza.it

(Francesca Morelli)

 

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