PRIMO PACEMAKER “SENZA FILI”

E’ una novità assoluta e farà piacere soprattutto alle donne che eviteranno la cicatrice e quella sacca esterna, vicino al décolleté, dove solitamente viene posizionato il pacemaker. Sarà particolarmente utile a chi ha avuto problemi di infezioni ricorrenti, causate proprio dai cateteri esterni e dalla tasca dove si posiziona il pacemaker, che potrebbe diventare ricettacolo di batteri. E non si tratta di pochi casi, considerando che ogni anno in Italia vengono impiantati circa 60 mila nuovi pacemaker e 700 mila nel mondo, per il trattamento della bradicardia e della fibrillazione atriale.

Nanostim, prodotto da St.Jude Medical, è il primo e unico pacemaker che viene inserito direttamente nella cavità cardiaca, senza elettrocateteri.

«Questo tipo di pacemaker è dieci volte più piccolo: pesa 2 grammi rispetto ai 20 grammi di quello tradizionale, che richiede appunto una tasca, all’altezza della clavicola e un catetere che porta l’impulso elettrico al cuore», spiega il professor Fiorenzo Gaita, dell’Azienda ospedaliera “Città della Salute e della Scienza” di Torino. «Il dispositivo viene posizionato direttamente nella cavità cardiaca, a livello del setto ventricolare, tramite un catetere introdotto attraverso la vena femorale. Una procedura mininvasiva che comporta minori rischi di infezione per il paziente ed elimina il problema dell’usura e della rottura dei cateteri».

I benefici per i pazienti sono molteplici e durano nel tempo. «Finora in Italia sono una decina i pazienti a cui sono stati inseriti questi pacemaker e oltre 70 gli impianti nel resto d’Europa», puntualizza il professor Claudio Tondo, del Centro Cardiologico Monzino di Milano. «L’intervento è più rapido e dura circa una trentina di minuti: la batteria ha una vita media di 9 anni, per una stimolazione del 100% e 13 anni per una funzionalità del 50%».

La conferma di questi dati viene dallo studio multicentrico Leadless che attesta l’efficacia di questa tecnica e la migliore compliance del paziente. «Oltre alla riduzione dei tempi d’impianto e dei rischi connessi, si aggiunge il beneficio psicologico ed estetico», aggiunge il professor Antonio Curnis, degli Spedali Civili di Brescia. «Il paziente infatti non avverte più la sensazione di corpo estraneo, spesso accompagnata da fastidiosi pruriti, e non ha cicatrici o rigonfiamenti della cute in prossimità del dispositivo».

Unico lato negativo è il costo di questo dispositivo, doppio rispetto a quello tradizionale, ma a totale carico del Ssn per i pazienti oggi “candidati” a questa tecnica, ovvero quelli che hanno già avuto infezioni da pregresso impianto di pacemaker o quelli più a rischio di contrarre infezioni in generale.

 

di Paola Trombetta

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