Torna il Beauty Bar di Rinascente per i progetti di ricerca sul tumore all’ovaio

A volte fare shopping non è una spesa, ma un guadagno, un “investimento” per la salute, soprattutto in caso di patologie difficili come il tumore dell’ovaio. Capita quando due eccellenze milanesi (ma non solo), quali l’Istituto Clinico Humanitas e gli store di Rinascente Milano Duomo e Monza, decidono di unire i propri “know-how” e fare alleanza a favore di progetti al femminile, nel contenitore di “Pink Union”. Torna per il secondo anno consecutivo l’iniziativa del Beauty Bar: per tutto il mese di aprile il 10% del ricavato delle vendite di oltre mille brand presenti nell’Annex (primo store di Milano), sarà devoluto al finanziamento di studi innovativi di diagnosi precoce e nuove terapie per il tumore ovarico, condotti dal Professor Maurizio D’Incalci, responsabile del Laboratorio di Farmacologia antitumorale di Humanitas e docente di Humanitas University e dal suo team, grazie anche a fondi della Fondazione Humanitas per la Ricerca. Una scelta, quella di investire su questo tumore, che intende dare risposta concreta alle criticità di questa neoplasia: 5.200 nuove diagnosi ogni anno e 3.200 decessi, con una sopravvivenza del 43% a 5 anni dalla diagnosi e un’aspettativa di vita di ulteriori 4 anni, pari al 55%, condizionata dall’avere superato il primo anno dopo la diagnosi, secondo i dati di AIOM-AIRTUM. Oggi sono 49.800 le donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di tumore dell’ovaio, ancora troppo poche, spesso a causa di diagnosi tardive. Infatti nell’80% dei casi il tumore dell’ovaio è diagnosticato in fase molto avanzata. Anticipare la diagnosi della malattia e delle sue recidive, così come poter predire l’efficacia individuale di alcune terapie innovative, sono alcuni degli obietti della ricerca. «Nel panorama terapeutico – spiega il professore – stanno destando interesse i PARP-inibitori. Questi farmaci si sono già dimostrati particolarmente efficaci in caso di mutazioni nei geni BRCA1 e 2. Recenti ricerche, a cui abbiamo contribuito in Humanitas, dimostrano che questi farmaci sono potenzialmente efficaci anche in altre pazienti, come quelle affette da tumori che presentano difetti nel meccanismo di riparazione del DNA, chiamato “homologous recombination repair”. In oltre la metà dei casi di questo tipo, i PARP-inibitori si sono dimostrati efficaci come terapia di mantenimento, avviata cioè dopo la classica chemioterapia con carboplatino e taxolo». Un traguardo terapeutico importante, che dipende però dalla capacità di identificare le pazienti che presentano questa forma di malattia e di monitorare l’evoluzione del tumore nel corso del trattamento. Per farlo, i ricercatori stanno mettendo a punto un sistema poco invasivo per la paziente, maneggevole per il clinico e a basso costo per il sistema: la biopsia liquida. «L’obiettivo del nostro progetto – prosegue D’Incalci – è rilevare nel plasma sanguigno, anziché nei tessuti tumorali, come normalmente accade, elementi che aiutino a capire se una paziente sta rispondendo positivamente alla terapia o se occorra virare verso un’altra opzione terapeutica. Lo studio, in particolare, ci permetterà di validare l’efficacia diagnostica della biopsia liquida, in combinazione con gli esami radiologici, nell’anticipare di circa 4-6 mesi rispetto alle metodiche standard, il rischio di ricomparsa di malattia. Ciò aprirebbe una preziosissima e importante finestra terapeutica in cui mettere in atto specifiche strategie terapeutiche per contrastare la ripresa di malattia». Accanto alla biopsia liquida, il team di D’Incalci sta anche lavorando a progetti per la diagnosi precoce della malattia. L’obiettivo è in questo caso riconoscere la presenza delle cellule mutate prima che la massa tumorale si manifesti clinicamente. «Abbiamo già identificato la “firma molecolare” del tumore all’ovaio: è la sua instabilità genomica, del tutto peculiare. Ecco perché la misurazione di questa instabilità genomica ha grandi potenziali dal punto di vista diagnostico. Ma solo la ricerca può trasformare questo potenziale in realtà, ecco perché è fondamentale continuare a sostenerla».

Francesca Morelli

 

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