“Da 0 a 100”: cambia la storia della malattia reumatica nei giovani

Offrire continuità assistenziale a pazienti con malattie reumatiche “Da 0 a 100 anni”, senza che debbano emigrare in più strutture, cambiando nel tempo punti di riferimento stabili e fidelizzati, importanti anche sotto l’aspetto psicologico. È questo l’obiettivo e il servizio garantito dall’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano: un valore aggiunto soprattutto per l’età di mezzo, quella adolescenziale sotto i 16 anni, non più di competenza del pediatra e neppure del medico degli adulti, restando dunque in balia degli eventi e delle implicazioni della malattia, l’artrite idiopatica giovanile. Dolore e/o tumefazione persistente delle articolazioni, sofferenza mattutina, gonfiore di dita o ginocchia, difficoltà motoria che migliora con il movimento: sintomatologia aspecifica e subdola, in molti casi scambiata nei giovanissimi come “traumatica”, causata da attività fisica troppo intensa o da una brutta caduta. E trascurare il problema, diagnosticandolo in gran parte dei casi con un ritardo di 6 anni, è impattante sulla malattia e la qualità della vita.

«Il ragazzo che diventa adulto si trova “spiazzato” – spiega Rolando Cimaz, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia Pediatrica, ASST Gaetano Pini-CTO di Milano – passando repentinamente dalla gestione della malattia da parte dei genitori a una gestione più autonoma. Anche le terapie possono cambiare come i referenti, dal pediatra al medico di base, non sempre preparato in questo campo così specialistico. Una rivoluzione che può portare al ritardo diagnostico o anche all’abbandono delle terapie». Un evento che il progetto “Da 0 a 100” intende evitare. «Un bambino che entra nel Progetto – continua Roberto Caporali, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia Clinica della struttura – potrà contare da un lato su un team multidisciplinare di esperti,dagli ortopedici agli oculisti (la malattia può dare come complicanza l’infiammazione dell’uvea (uveite), una membrana dell’occhio), coordinatati dal reumatologo pediatra. Dall’altro sulla continuità di cure che accompagnano il bambino dalle prime età fino a quella adulta e successiva».

Oggi si può fare molto per controllare i sintomi e il decorso di malattia con soluzioni terapeutiche nuove, sia per le forme adulte, quali l’artrosi tra gli over 60, l’artrite reumatoide fra gli under 50, sia per le forme idiopatiche giovanili. «Le terapie sono numerose – precisa  Cimaz – e variano in base al tipo di malattia e al numero di articolazioni coinvolte. Si va da trattamenti locali con aspirazione di eventuale liquido, come nel caso di un ginocchio ad esempio, e la successiva infiltrazione di un farmaco, principalmente un cortisonico, a antinfiammatori non steroidei, fino a farmaci di seconda linea, come il Methotrexate, a cui si ricorre in forme refrattarie alle terapie tradizionali o molto aggressive di artrite estesa a più articolazioni. A queste si aggiungono i farmaci “biotecnologici” che hanno cambiato la prognosi di molti giovani pazienti, con buona risposta terapeutica. Fondamentale resta la diagnosi precoce e l’adeguatezza della terapia in funzione del sistema immunitario e dell’organismo in crescita». Aiuta anche lo stile di vita: una dieta mediterranea, varia e bilanciata, ricca di cibi con azione antiossidante e antinfiammatoria, attività fisica, soprattutto il nuoto. «Obiettivo del progetto “Da zero a cento” è anche avviare nuovi studi, di cui i principali sono rivolti a comprendere differenze terapeutiche nelle diverse età di comparsa e trattamento della malattia, conclude Caporali, e quanto l’assetto ormonale possa spiegare la prevalenza delle malattie reumatiche nelle donne». Per informazioni e appuntamenti: Call Centre Regionale: 800.638638:  https://www.asst-pini-cto.it/

Francesca Morelli

 

 

Articoli correlati