È legge: l’obesità in Italia è riconosciuta, dal 1° ottobre 2025, come una malattia. «Abbiamo aspettato a lungo questo momento, è un passo importante verso il superamento dello stigma e della piena tutela dei diritti dei pazienti italiani con obesità – dichiara Iris Zani, Presidente Associazione Amici Obesi –. Pur trattandosi di un momento storico, la prima legge sull’obesità a livello mondiale per noi non rappresenta un traguardo, ma l’inizio di un percorso. È ora necessario che le istituzioni competenti si attivino con urgenza per garantire ai pazienti tutele reali e percorsi di cura adeguati. In particolare, attendiamo l’approvazione e l’attuazione del Piano Nazionale Cronicità, ovvero l’aggiornamento dei LEA con l’inclusione di prestazioni per la diagnosi, la presa in carico e il trattamento dei pazienti con obesità. Ogni giorno senza interventi concreti, è un giorno in cui migliaia di cittadini restano privi di risposte, cure e dignità. La salute delle persone con obesità non può più aspettare».
L’inquadramento dell’obesità come malattia è stato stabilito da uno specifico Decreto, votato all’unanimità dall’Assemblea del Senato, contenuto nell’Atto della Camera dei Deputati n.741 della XIX Legislatura del 28 dicembre 2022 riguardante “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” in precedenza approvata dalla Camera, promosso dall’On. Roberto Pella, Capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio e Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili” che ne è anche il primo firmatario. Il nostro, dunque, è il primo Paese ad avere adottato misure concrete, legislative, per la lotta all’obesità, tramite un approccio integrato che include prevenzione, cura e sensibilizzazione sociale. Vero è infatti che l’obesità non solo impedisce la conduzione di una vita “normale” – difficoltà di movimento e respirazione, che impattano sulla quotidianità come salire le scale, prendere i mezzi, fra le prime implicazioni che incidono sulla qualità della vita – ma soprattutto, a catena, sullo sviluppo di altre malattie croniche, correlate: diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari, come ipertensione e infarto, alcuni tipi di tumore fra cui fegato, colon-retto, mammella, problemi respiratori come l’asma, disturbi articolari, quali l’osteoartrite, e la steatosi epatica, cioè il fegato grasso.
Dunque la legge è stata mossa da una necessità clinica, di salute pubblica, in funzione dei numeri e delle complicanze dell’obesità in crescita a livello mondiale, Italia compresa, associata a importanti ripercussioni sulle spese assistenziali. Il World Obesity Atlas prevede che l’impatto economico globale del sovrappeso e dell’obesità raggiungerà 4,32 trilioni di dollari all’anno entro il 2035, se le misura di prevenzione e cura non miglioreranno. Oltre che dai pazienti, l’approvazione della legge è stata applaudita dalla Comunità clinica e accademica, in primo luogo dalle maggiori Società Scientifiche impegnate in materia: «La Società Italiana dell’Obesità (SIO) plaude alla legge Pella sull’obesità che definisce in maniera definitiva per la prima volta al mondo una legislazione specifica e sistematica dell’obesità come malattia, un punto di non ritorno e motivo di orgoglio per l’Italia – ha chiarito Rocco Barazzoni, Presidente SIO in occasione dell’apertura, a Trieste, del XII Congresso Nazionale della Società –. Legge che la nostra Società ha contribuito a realizzare. Ringraziamo l’On. Pella e tutti i parlamentari, consapevoli del fatto che ci attende ancora molto lavoro per portare nella pratica clinica quotidiana e tra i pazienti la possibilità di accedere alla prevenzione e alle cure che sono centrali nella Legge, ma non ancora disponibili per tutti i cittadini».
Il Ddl Pella si compone di sei articoli che tracciano i punti cardine della lotta contro l’obesità: la definizione ufficiale dell’obesità come malattia cronica progressiva e recidivante; l’inserimento delle prestazioni nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) erogate dal Servizio Sanitario Nazionale; il finanziamento di programmi nazionali per la prevenzione, l’educazione, la formazione e la cura; la costituzione di un Osservatorio presso il Ministero della Salute per lo studio dell’obesità e il suo monitoraggio; l’obbligo di formazione per medici e pediatri, e finanziamenti dedicati che partono da 700mila euro per il 2025 fino a 1,2 milioni annui a regime; campagne di sensibilizzazione per sfatare, ad esempio, le “fake news” che ancora circolano sull’obesità e che contribuiscono ad aumentare lo stigma. L’obesità infatti non è una patologia che si sviluppa a causa della “debolezza” e arrendevolezza della persona di fronte al cibo, ovvero alla mancata volontà/incapacità di controllare lo stimolo della fame, bensì una condizione, patologica, multifattoriale determinata da aspetti metabolici, ormonali, genetici. La legge dovrebbe, dunque, favorire anche agevolazioni in termini di assistenza sanitaria, come la possibilità del paziente di usufruire di esenzioni per patologia e ricevere analisi, visite senza pagare o con un minimo ticket e/o a costo più ridotto. Mentre dal lato professionale e lavorativo, la legge dovrebbe prevedere una percentuale di invalidità tale da permettere l’accesso a chi soffre di obesità ad alcuni lavori, riducendo la disoccupazione ancora elevata in questa popolazione; in caso di obesità molto grave, dovrebbe prevedere il riconoscimento da parte dello Stato all’impossibilità al lavoro, concedendo quindi una pensione anticipata o comunque un importo per vivere degnamente.
Ma la nuova legge guarda con grande attenzione alla prevenzione di sovrappeso e obesità in età pediatrica: in Italia coinvolge circa il 10-17% tra i 7 e i 9 anni, con tassi di obesità fra i più elevati in Europa. E guarda anche alla prevenzione delle relative complicanze, tramite il miglioramento delle cure, il sostegno e la promozione dell’allattamento al seno in continuità fino almeno ai sei mesi di età, come indicato dall’OMS. Attenzione anche nei luoghi di lavoro e negli asili, e in famiglia alla responsabilizzazione dei genitori verso la scelta e l’adozione di un’alimentazione equilibrata, sana e bilanciata: questa dovrà limitare il consumo giornaliero di alimenti e di bevande ad alto apporto energetico, con scarse qualità nutrizionali e ricchi di calorie vuote. Importanti sono poi la conoscenza delle principali regole alimentari anche nelle scuole primaria e secondaria di primo e di secondo grado, la promozione delle attività sportive e l’incentivazione dell’alleanza del territorio alla lotta all’obesità, ad esempio tramite campagne di informazione condotte in sinergia dagli enti locali, le farmacie, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, per educare e informare su regole semplici ed efficaci per acquisire e formarsi a un corretto stile di vita. Non ultimo, fondamentale promuovere la rete fra centri per i disturbi alimentari e assistenza alle persone con obesità, diffondendo la conoscenza di quelli esistenti sul territorio, in modo da favorire l’accesso a tali strutture, in una prospettiva di prevenzione delle malattie connesse all’obesità.
di Francesca Morelli
“Solo obesità” e il metodo della dieta libera per i bambini
Sarà a breve in libreria “Solo Obesità”, ultimo libro del dottor Francesco Morelli, specialista in diabetologia, scienza dell’alimentazione, endocrinologia e diabetologia. Una sorta di task force, realizzata in collaborazione con il Ministero della Salute e gli Ordini del Medici, che intende contribuire ad arginare il fenomeno dell’obesità, in età pediatrica e adulta, fornendo strumenti “operativi” alla classe medica, ma non solo, ricordando che l’obesità è l’atto primo delle patologie del benessere e di una società consumistica. In Italia, il problema dell’obesità infantile è particolarmente “pesante” con 1 bambino su 5 in sovrappeso ed 1 su 10 obeso. Ma come si può contrastarla? C’entra la termogenesi, un particolare processo metabolico che consiste nella produzione di calore da parte dell’organismo, soprattutto nel tessuto adiposo e muscolare, che in molti bambini potrebbe essere bloccato da un enzima, l’HDAC3 (istone Deoacetilase 3). Ciò significa che questi piccoli avvertono un senso di fame perenne, con le relative conseguenze. L’inattivazione dell’HDC3 presente negli adipociti induce, invece, un aumento del metabolismo ossidativo e degli acidi grassi, promuovendo il rimodellamento metabolico con la formazione di “isole” di adipociti “beige”, simili a quelli bruni. Questi ultimi hanno il compito di produrre calorie rendendo maggiormente attivo il metabolismo, quindi bruciando gli acidi grassi aumentati. Anche l’acido butirrico, presente in una alimentazione sana ricca di frumento, orzo e cereali vari, sembra ridurre il senso di fame, migliorare il metabolismo, aiutando così a mantenere un peso forma. Il contrasto all’obesità (infantile) si fonda su alcuni capisaldi: molto moto e uno schema alimentare che, pur con una graduale perdita del peso, sia elastico e conservi il “craving”, cioè il gusto e l’odore di un buon cibo, soprattutto per i bambini. Il metodo “La dieta libera” messo a punto da Francesco Morelli prevede per il raggiungimento di un corretto peso ponderale tre fasi: il DIMAGRIMENTO, che dopo appositi esami consentirà di definire quanto grasso è necessario far perdere alla persona e impostare la corretta terapia, la STABILIZZAZIONE del peso forma una volta raggiunto, tramite un aumento di circa 100 calorie ogni settimana, facendo scegliere la qualità di cibo di cui il paziente ha sentito più la mancanza durante il dimagrimento e che ha una durata media di 3-5 settimane e, infine, il MANTENIMENTO. Quest’ultima fase è caratterizzata da una serie di accorgimenti e strategie da mettere in atto qualora, per vari motivi (assunzione di farmaci che aumentano la fame, problemi familiari che alterano il precario equilibrio del paziente, vacanze e feste…) non si possa seguire il programma di stabilizzazione.
Il libro di Francesco Morelli, 200 pagine a colori in carta patinata, edito da Titani Editori, è acquistabile al costo di copertina di 16-18 euro.