Medicina estetica: una disciplina per il benessere globale

Nuovo appuntamento con la salute e la bellezza a Roma, nella prestigiosa sede della Nuvola di Fuksas, all’Eur: come ogni anno si è da poco concluso il 46° Congresso della SIME, Società Italiana di Medicina Estetica, che proprio quest’anno festeggia 50 anni di successi, con la partecipazione di 26 società scientifiche, 7 internazionali, delegati ed esperti provenienti da ogni parte del mondo.

Tema e titolo del grande meeting: “Healthspan versus Lifespan”, ovvero, più della durata vale la qualità della vita, «perché oggi la vita si allunga sempre più, ma questo non serve se si vive male», ha spiegato in apertura dei lavori il presidente della SIME Emanuele Bartoletti.

Da qui il ruolo della Medicina estetica che, al di là della bellezza fine a sé stessa, deve intendersi come ricerca di benessere psico-fisico complessivo, e possibilità di accompagnare/rallentare in piena naturalezza gli anni che passano, con la prevenzione, la medicina anti-aging, lo stile di vita. Ma anche con la consapevolezza e il buon senso.  Ancora una volta, infatti, il Congresso ha messo in luce i rischi legati a un modo sbagliato di intendere questa disciplina: la pretesa di restare giovani oltre ogni limite, che dà luogo a risultati perfino grotteschi, l’adesione a modelli stereotipati, che azzerano ogni personalità, la rincorsa a trattamenti troppo precoci da parte di giovanissimi in balìa di social e influencer. E la poca attenzione alla scelta dell’operatore, per disinformazione, superficialità o ricerca del prezzo stracciato, che può comportare danni anche irreversibili. Ritorna, dal Congresso di Roma, la raccomandazione di affidarsi a personale medico, specificamente formato, insieme al proposito di lavorare senza sosta affinché venga formalizzata la definizione di Medicina estetica, come disciplina medica complessiva, e definito un percorso formativo specifico per gli operatori, e un registro degli stessi da cui attingere per essere certi di finire in buone mani.

«L’approccio alla globalità è da sempre un segno della SIME», ha ricordato Bartoletti. «Accanto al rigore scientifico, alle prime visite di oltre un’ora, che inquadrano le condizioni psico-fisiche del paziente, anche intercettando a volte l’insorgere di patologie, come sindromi metaboliche, insufficienze venose, ipo/ipertiroidismi, melanomi, c’è tutto l’ampio ventaglio degli impegni sociali: l’accordo con la LILT (Lega Italiana Lotta contro i Tumori) per cui alcuni soci SIME supportano gratuitamente i pazienti, con consulenze cosmetiche che favoriscono il benessere psicofisico, le aderenze alle cure e la prevenzione di  possibili complicanze da chemio e radioterapia. Il Progetto scuole, iniziato nel 2024 in Calabria, che insegna ai giovani di medie e superiori il significato della “vera bellezza”, lontana dagli stereotipi sbandierati da social celebrità e influencer e presente invece nella natura, nell’arte e nel pensiero. Il progetto Bellezza senza tempo dedicato agli anziani, per aiutarli a riprendere contatto con sé stessi e con il mondo anche attraverso lo specchio».

 

I trattamenti più innovativi

Ricca, come sempre, la presentazione di trattamenti d’ogni tipo, aggiornamenti e novità. Nell’ottica di terapie sempre più soft, si conferma il successo dei fili di trazione e/o biostimolazione, eccellente compromesso tra le procedure chirurgiche e quelle non invasive. «Negli ultimi anni sono stati sviluppati fili completamente riassorbibili e con un risultato apprezzabile da 6 a 12 mesi», puntualizza Domenico Centofanti, vice presidente della SIME. «Tra i più diffusi vi sono quelli in polidiossanone (PDO), lisci, posizionati attraverso un ago nel derma, dove formano una rete a incastro o da trazione, inseriti nel sottocute grazie a piccole “barbe o punte” che si agganciano ai tessuti sollevando leggermente la cute: una volta posizionati, sono invisibili e impalpabili. I fili stimolano la neo-sintesi di collagene ed elastina, la neo-angiogenesi e l’attivazione del metabolismo tissutale nelle aree circostanti: il risultato, già in parte apprezzabile subito dopo l’impianto, è progressivo e si completa in circa quattro settimane. Come sempre il paziente va selezionato: quello ideale dovrebbe avere un grado di lassità cutanea lieve: in caso contrario, non dovrebbe essere proposta questa procedura».

Nuove frontiere e intelligenza artificiale si fanno largo nel mondo della Medicina estetica, con svariate e promettenti potenzialità. Ma soprattutto per i giovanissimi, sottolineano gli esperti, occorrono buon senso e prudenza. È il caso, per esempio, degli interventi di pre-juvenation, termine che indica la possibilità di affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, già sul nascere, prima che diventino visibili. «Negli ultimi anni si abusa spesso di questo termine, tanto che temo possa essere utilizzato per giustificare interventi e terapie su soggetti troppo giovani», fa notare Bartoletti. «In realtà, gli unici interventi di Medicina estetica che possano avere un senso per i giovanissimi, e per gli adolescenti in particolare, sono il check up, quindi la visita e l’istruzione alla prevenzione: esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, dieta e attività fisica, evitare il fumo. Le terapie sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica o in presenza di anomalie vere e proprie, come sequele post-traumatiche o asimmetrie congenite. Tutto il resto non ha senso perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva vera e propria. Acido jaluronico e collagene, per esempio, cominciano ad avere senso solo dopo i 30 anni».

Le conseguenze dell’obesità

Buone notizie arrivano dal Congresso anche per chi lotta contro l’obesità. Le terapie basate sulle incretine (semaglutide e tirzepatide) hanno infatti ampiamente dimostrato la loro efficacia, sia negli studi clinici che nella vita reale, nel determinare un’importante riduzione del peso corporeo. Ma un dimagrimento intenso e veloce, che riguarda solo la massa grassa, può comportare inestetismi a livello del viso: le tempie tendono a scavarsi e i tessuti, non più sostenuti dal volume di quello adiposo, tendono a scendere verso il basso, favorendo la formazione dei “bargigli” e dando al viso un aspetto smunto e scavato. Ma oggi le “facce da incretine” possono essere corrette, ritrovando dopo il dimagrimento, un aspetto sano e fresco. Il medico estetico può infatti rimettere in tensione i legamenti che sostengono le “logge” del tessuto adiposo del viso, in modo da riposizionarle verso l’alto, e poi ridare loro volume. «Questo si può ottenere attraverso la medicina rigenerativa, andando a prelevare il tessuto adiposo dall’addome o dai fianchi e facendo un lipofilling autologo a livello del volto, che è una metodica chirurgica», spiega Bartoletti. «Se non fosse possibile, si potrebbe ricorrere ai bio-ristrutturanti, ovvero sostanze, come l’acido polilattico, il policaprolattone o l’idrossiapatite diluita, da iniettare sottocute (non in superficie o in profondità, ma proprio lì dove si trova il tessuto adiposo), per stimolare la deposizione di collagene e ottenere l’effetto di riempimento, in pratica una doppia azione che nel tempo porta nuovo volume.

Il viso, nei trattamenti di Medicina estetica, è sempre in primo piano, ma ci sono anche zone del corpo “dimenticate” che hanno un ruolo importante nella bellezza. Decolleté, seno, unghie, mani, hanno meritato tutta l’attenzione del Congresso. Le mani, in particolare, sono rivelatrici dell’età a causa di macchie solari: da controllare anche perché possono rivelarsi preludio a ipercheratosi e perfino tumori. A ciò si aggiunge l’assottigliamento progressivo, negli anni, degli strati di tessuto adiposo che le rivestono. «Oltre all’importantissima  prevenzione (guanti, creme idratanti, filtri solari)», spiega Loredana Cavalieri, specialista in Chirurgia plastica e ricostruttiva e vicepresidente della sezione italiana della Società internazionale di chirurgia e medicina rigenerativa (SIMCRI), «si può agire sulle macchie con cosmetici attivi (vitamina C, retinolo), laser,  peeling, mentre per volumizzare/rigenerare il dorso delle mani può essere utile l’impiego di tessuto adiposo autologo, acido ialuronico o idrossiapatite di calcio iper-diluita».

di Marilisa Zito

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