Grandi passi avanti nella cura dello scompenso cardiaco

Arriva subdolo: dapprima con un leggero affanno e alcuni segni più tipici per la donna, caviglie e gambe gonfie, un aumento di peso nell’arco di 7-15 giorni non giustificato da un cambiamento nella dieta, una stanchezza generalizzata che rende difficile anche fare sforzi lievi, come portare la borsa della spesa o salire le scale. Sintomi che, frequentemente, la donna per trascuratezza verso se stessa o disinformazione, attribuisce a periodi di forte affaticamento, mentre potrebbe trattarsi di scompenso cardiaco. Una patologia invalidante, causata dall’incapacità del cuore di pompare il sangue e arrivare a soddisfare le esigenze metaboliche dell’organismo, che non regredisce e spesso è conseguenza di un insieme di problematiche già esistenti, come l’ipertensione o il diabete, ad esempio, o un pregresso infarto. Lo scompenso cardiaco colpisce l’1,5% della popolazione: 1 milione di italiani, in prevalenza donne, perché più longeve, più sedentarie (l’inattività fisica spesso ritarda la diagnosi) con un impatto pesante per numeri e qualità di vita. Si stima infatti che in Italia una persona su 5, sopra i 40 anni, sia destinata a sviluppare scompenso cardiaco nel corso della vita, tanto da causare nel nostro Paese circa 190 mila ricoveri l’anno, secondi solo al parto naturale, ma con un alto tasso di mortalità: 10% annuo, dunque superiore al tumore del seno o dell’ovaio, e inferiore solo a quello del pancreas e del polmone, con punte  del 30-50% in caso anche di un solo ricovero all’anno. Eppure, nonostante i numeri e le implicazioni associate, lo scompenso cardiaco resta poco conosciuto e sottovalutato, soprattutto dai pazienti.

«Quando tornano a casa, dopo un primo ricovero – spiega Michele Senni, Direttore della Cardiologia 1 dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo – passato l’episodio acuto, si sentono “come prima” e iniziano a trascurare la propria condizione, diventando complici inconsapevoli di una progressione silente della patologia, che peggiora anche in assenza di sintomi evidenti». Fino a che la qualità della vita diventa così povera a causa di una “fame di aria”, che si presenta anche in condizioni a riposo o di notte, tanto da costringere lo scompensato a limitare le proprie attività quotidiane, a dover stare in poltrona o addirittura a letto nei casi più severi, e subire una perdita progressiva della memoria, con stati confusionali per lo scarso apporto di sangue al cervello.  Un quadro preoccupante che tuttavia può essere alleggerito dall’assunzione di un corretto stile di vita e nuovi famaci che possono aiutare a convivere meglio con la patologia e a controllare la sintomatologia. «È fondamentale smettere di fumare – aggiunge Senni – ed è raccomandato praticare regolare esercizio fisico di tipo aerobico e di intensità moderata, funzionale alle condizioni del paziente, senza cioè affannarsi. L’attività fisica è infatti utile ad allenare il cuore e a rafforzarlo, con evidente  miglioramento dei sintomi dello scompenso cardiaco, alleggerimento dello stress o di stati depressivi e di un aumento della sensazione di energia. Anche la tavola può dare una mano allo scompenso cardiaco: è bene seguire una dieta varia e bilanciata, di tipo mediterraneo, povera di grassi (in particolare di colesterolo), limitando le calorie e preferendo cibi quali frutta e verdura, carni magre e pollame, pesce (almeno due volte a settimana), latticini magri, e carboidrati integrali. Ma soprattutto la dieta deve essere a basso contenuto di sale: dunque, niente saliera in tavola, poco sale aggiunto alla preparazione dei cibi, usando invece sapori come spezie, erbe aromatiche, limone o aceto. No anche all’uso di dado da cucina, molto ricco di sodio, al consumo di cibi in scatola (o, nel caso, è necessario scolarli e sciacquarli bene prima di consumarli perché l’acqua di conservazione è ricca di sodio), prosciutto e insaccati». La dieta corretta deve essere funzionale anche al controllo del peso corporeo, che ha ricadute sul miglioramento dei valori di pressione arteriosa, la riduzione della glicemia e l’aumento dei livelli di colesterolo “buono” (HDL).

Lo stile di vita deve però fare sinergia con il corretto inquadramento clinico e terapeutico: «Occorre fare una diagnosi precisa – dichiara Claudio Rapezzi, professore di Cardiologia all’Alma Mater, Università di Bologna e Direttore dell’Unità Operativa di Cardiologia al Policlinico S. Orsola-Malpighi della stessa città – se possibile individuando e rimuovendo la causa dello scompenso, cioè curando le patologie che ne sono state la causa di insorgenza. È fondamentale che il paziente si attenga alla terapia prescritta: di norma un cocktail di farmaci comprendente diuretici, ACE-inibitori o “sartani” (antagonisti recettoriali dell’angiotensina), antagonisti dell’aldosterone e beta-bloccanti, a cui oggi si è aggiunta la nuova classe degli ARNI che rappresenta una significativa novità per la terapia dello scompenso. Grazie al duplice meccanismo di azione di questi nuovi farmaci, capaci da un lato di potenziare gli effetti positivi di specifici ormoni (peptidi natriuretici) secreti dall’organismo in condizioni di  scompenso che aumentano la diuresi, riducono acqua e sodio e dall’altro di inibire gli effetti negativi derivanti dall’attivazione del sistema Renina Angiotensina Aldosterone (RAAS), gli ARNI si sono dimostrati in grado  di ridurre  la mortalità per cause cardiovascolari del 20% rispetto alla terapia con ACE, aumentando le aspettative di vita e la sua qualità. Ovvero riducendo in particolare la fame d’aria, la grave stanchezza tipiche dello scompenso, fino a consentire a un ritorno graduale una vita più attiva».

Migliorare la qualità di vita e l’assistenza dei pazienti scompensati è anche l’obiettivo di AISC (Associazione Italiana Scompensati Cardiaci): «La nostra Associazione ha un duplice impegno: informare correttamente i pazienti – conclude Maria Rosaria Di Somma, consigliere delegata AISC – e a questo scopo abbiamo realizzato materiali informativi e incontri sul territorio, dedicati alla popolazione, agli scompensati e ai care-giver e farci portavoce delle esigenze dei pazienti. Fondamentale è la realizzazione di Centri specializzati per lo Scompenso Cardiaco, gestiti da personale altamente qualificato, con ricadute positive sulla spesa sanitaria regionale e nazionale. AISC, in questa direzione, si è impegnata a istituire Centri di Scompenso Cardiaco per i propri iscritti, stipulare convenzioni con Centri Ospedalieri e di Riabilitazione, come quella con il Pronto Soccorso dell’aeroporto di Fiumicino, a cui il paziente in caso di necessità può rivolgersi prima di mettersi in volo».

di Francesca Morelli

 

Tappe e obiettivi della campagna di sensibilizzazione 

È partita la campagna di sensibilizzazione, che durerà un intero anno  “I LOVE LIFE. Il cuore è imprevedibile, lo scompenso no. Curarlo si può. Non lasciare andare la tua vita”.  La campagna, organizzata su iniziativa di Novartis, patrocinata dal Ministero della Salute e da AISC, è dedicata a pazienti e caregiver, e prevede una serie di attività sul territorio nazionale, come  il lancio di una pagina facebook. Tutte hanno un unico scopo: far conoscere l’importanza e la severità dello scompenso cardiaco, consentire a chi ne soffre di rivolgersi tempestivamente a uno specialista e trovare soluzioni che permettano di riprendere in mano la propria vita.

La campagna propone questi appuntamenti:

  • Un’attività teaser che si è svolta ad aprile nelle piazze di alcune delle principali città italiane attraverso la realizzazione di tre opere d’arte sul tema “scompenso cardiaco – I LOVE LIFE”, create da street artist.
  • Il lancio di una pagina facebook dove trovare informazioni sulla patologia, condividere esperienze e seguire le iniziative relative alla campagna.
  • I “Cino Days” (Cino, un cuore stilizzato, è la mascotte della campagna e accompagnerà tutte le attività in programma nell’anno) che prevedono incontri di awareness a cui parteciperanno medici specialisti, pazienti, caregiver e cittadini. Il primo appuntamento si è svolto a marzo a Torino (oltre 250 persone coinvolte); proseguiranno in Sicilia, Campania, Veneto e in Emilia Romagna.
  • Tre eventi di sensibilizzazione che si svolgeranno nelle piazze, in programma a Torino il 12 maggio, a Napoli il 16 giugno e a Verona il 29 settembre, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore.

Tutte le informazioni su AISC sono disponibili al sito: www.associaioneasic.org;
mentre per la campagna e lo scompenso cardiaco, linkarsi al sito Ascolta il tuo Battito: www.keepitpumping.com/it
e alla pagina FB: www.facebook.com/AscoltailTuoBattitoITA

F. M.

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