Melanoma. «Mi ha salvato l’oncologia di precisione»

«Nel 2009 a 40 anni mi è stato diagnosticato un melanoma al cuoio capelluto con linfonodi latero-cervicali positivi. All’Istituto Oncologico Veneto (IOV), dove mi ero rivolta, mi avevano sottoposta a un intervento molto demolitivo, con asportazione dei primi linfonodi. Sono stata bene per circa tre anni, ma poi l’amara scoperta di metastasi polmonari e di una lesione di 5 cm al fegato. Essendo queste metastasi inoperabili, fui rassicurata dai medici dello IOV della possibilità di una nuova cura, se le cellule del mio tumore avessero avuto la mutazione BRAF. Mi spiegarono che questo tumore poteva essere “curato”: in quegli anni avevano infatti scoperto farmaci mirati contro la mutazione di una particolare proteina BRAF-V600, che favorisce la duplicazione delle cellule tumorali ed è presente nel 50% dei melanomi metastatici. E il mio era tra questi. Con il contributo determinante della dottoressa Vanna Chiarion Sileni dello IOV sono subito entrata in un protocollo per la sperimentazione di un’associazione di farmaci (dabrafenib e trametinib), mirata contro questa mutazione. Già dopo qualche mese di utilizzo, le metastasi ai polmoni erano sparite e la lesione epatica si era ridotta a 1,5 cm. Con mia grande sorpresa posso dire di aver avuto da questi farmaci un “effetto Lazzaro”: una regressione della malattia davvero inaspettata! Da allora sono passati sette anni e continuo ad assumere cinque pastiglie tutti i giorni. Non mi sento una malata di cancro, ma una persona normale che sta assumendo terapie per una malattia cronica, come se avessi l’ipertensione o il diabete. Devo riconoscere che oggi la medicina di precisione ha fatto passi da gigante. La mia fortuna è stata proprio la scoperta di queste nuove terapie. Per questo mi sono proposta di raccontare pubblicamente la mia testimonianza e di partecipare attivamente alle attività dell’Associazione AIMAME (Associazione Italiana Malati di Melanoma- www.aimame.it). E cerco di spiegare alle persone, con il mio stesso problema, che non devono perdersi d’animo e devono reagire, perché questa malattia oggi si può curare con semplici pastiglie che non provocano nemmeno particolari effetti collaterali. Con la “medicina di precisione” oggi si può convivere tranquillamente con il tumore».

Le parole di Giovanna Niero, vice-presidente di AIMAME, sono una ventata di ottimismo nell’approccio a questa patologia che, fino a cinque anni fa, consentiva una sopravvivenza non superiore a un anno. Oggi sono numerosi i pazienti in cura da più di cinque anni. «L’oncologia di precisione negli ultimi cinque anni ha fatto enormi progressi e ha consentito la sopravvivenza del 75% dei pazienti con questo tipo di melanoma, che prima vivevano solo un anno», conferma la professoressa Paola Queirolo, responsabile del Dipartimento Melanoma e Tumori cutanei (Disease Management Team) dell’IRCCS San Martino di Genova e presidente dell’IMI (Intergruppo Melanoma Italia). «In particolare nel 50% dei melanomi (14 mila sono i nuovi casi all’anno in Italia) è presente la mutazione del gene BRAF-V600 che causa la proliferazione abnorme delle cellule tumorali. Bloccandone l’azione con una combinazione di molecole (Braf-inibitore e Mek-inibitore), nel giro di pochi mesi si ottiene la regressione del tumore e delle metastasi, tanto da definire il risultato come “effetto Lazzaro”. Si tratta di farmaci che dovrebbero essere assunti per uso cronico. Due studi clinici internazionali hanno infatti dimostrato che la sospensione della terapia provoca ricadute nel 50% dei pazienti. Per questo stiamo sensibilizzando le autorità competenti ad approvare questi farmaci per uso cronico nei pazienti con melanoma BRAF mutato ed eseguire il test per evidenziare la mutazione in tutti i pazienti con diagnosi di melanoma, anche in assenza di metastasi».

Per questo AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ha costituito un tavolo di lavoro permanente con la Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologica (SIAPEC) per la caratterizzazione molecolare dei tumori in funzione terapeutica, argomento discusso al convegno dei giorni scorsi, presso il Ministero della Salute. «Oggi sappiamo che non esiste “il” tumore, ma “i” tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni persona», puntualizza il professor Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM. «Perché ciascun paziente possa ricevere una “terapia di precisione” sono necessarie una diagnosi accurata e la definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici che devono essere eseguiti da laboratori di qualità, in grado di fornire risultati controllati, a supporto del lavoro dei clinici». «Per questo la collaborazione tra l’oncologo e il patologo è fondamentale per raggiungere un approccio personalizzato alla cura del paziente», aggiunge il professor Paolo Marchetti, direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Sant’Andrea di Roma. «Oggi abbiamo unito gli sforzi per redigere raccomandazioni che permettono di definire le caratteristiche biologiche di cinque tipi di tumori (colon-retto, stomaco, seno, polmone, melanoma), per i quali esistono terapie mirate che devono essere garantite a tutti i pazienti per uso cronico».
È un obiettivo importante da raggiungere e ci auguriamo di poterlo realizzare in breve tempo, anche se un recente editoriale, pubblicato sul New England Journal of Medicine, sottolinea come “abbiamo solo cominciato a parlare delle potenzialità della medicina di precisione, ma siamo ancora lontani dall’obiettivo finale”.

di Paola Trombetta

 

Si è conclusa la campagna di prevenzione “Il Sole per amico”

Nei giorni scorsi, al Ministero dell’Istruzione a Roma, sono stati presentati i risultati della Campagna “Il Sole per amico”, per la prevenzione primaria del melanoma, promossa da IMI – Intergruppo Melanoma Italiano, con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione, il patrocinio del Ministero della Salute e dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), con il contributo non condizionato di MSD-Italia.  Si tratta di un progetto educazionale per le scuole primarie, dove sono state coinvolte 300 scuole di 11 Regioni, con circa 50mila alunni e oltre 4mila docenti. I risultati dimostrano che il 25,5% dei bambini ha riportato almeno una scottatura solare nel corso della vita. Sono migliorati però i comportamenti di protezione negli ultimi 15 anni, anche se ancora il 15% della popolazione è restia a usare creme, magliette o cappellini. Fulcro della Campagna, assieme ad attività di sensibilizzazione sulla popolazione generale che hanno avuto come testimonial Licia Colò e hanno raggiunto i cittadini attraverso il web, nelle stazioni ferroviarie, sulle spiagge, è stato un progetto educazionale sulla corretta esposizione al sole per gli alunni delle scuole primarie e le loro famiglie. «L’idea di realizzare quest’iniziativa nasce dalla consapevolezza dell’importanza di far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul melanoma e sui rischi legati alla non corretta esposizione, coinvolgendo in particolare i bambini in età scolare e le loro famiglie», dichiara Paola Queirolo, ideatrice della campagna e Presidente Uscente IMI, dell’Unità di Oncologia Medica all’IRCCS-AOU San Martino-IST di Genova. «Questa campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione primaria, tra le più importanti mai realizzate in Italia, ha insegnato a bambine e bambini delle scuole elementari le regole fondamentali per l’esposizione al sole, in modo da ridurre il rischio di sviluppare un melanoma in età adulta, che è il secondo tumore per incidenza nella popolazione maschile e il terzo in quella femminile al di sotto dei 50 anni. Gli strumenti educazionali predisposti per il progetto sono stati adottati da tutte le Regioni per lo svolgimento di attività di prevenzione primaria del melanoma, e questo significa che “Il Sole per amico” lascerà una traccia duratura».  P.T.

Articoli correlati