Influenza: prevenire è meglio che curare, ma la rete lo ignora

I primi freddi sono ormai alle porte e la salute ne risente. Nel mese di novembre sembrano essere state colpite circa 200 mila persone da sindromi para-influenzali. E l’influenza quest’anno si preannuncia parecchio aggressiva. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto l’arrivo di due nuovi virus, A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2) e B/Brisbane/60/2008, che renderanno l’influenza più pericolosa. Particolarmente esposti sono gli over 65, la categoria maggiormente colpita dal virus di tipo A, che può causare complicanze importanti come la polmonite. A loro, e ad altri soggetti a rischio, è dedicata la campagna di vaccinazione partita a metà ottobre, che continuerà fino a metà dicembre. A sei settimane dall’inizio della campagna vaccinale, l’adesione è ancora scarsa. E persino i social sembrano trascurarne l’importanza. Lo rivela l’indagine “Voices from the Blogs”, dell’Università Statale di Milano che ha analizzato oltre 700mila post, news e pagine pubblicate in rete dal 1° settembre al 15 novembre 2016, i cui risultati sono stati messi a confronto con quelli pubblicati nello stesso periodo dello scorso anno. Più del 56% delle volte in cui si parla di influenza, vengono citati farmaci e cure; solo nel 19,5% si parla di prevenzione e solo nel 15,5% si parla esplicitamente di vaccino antinfluenzale. E di vaccino adiuvato, indicato per la popolazione over-65, si parla solo sui siti istituzionali (50%) e su quelli di medicina (23,5%).

«Negli ultimi anni si è registrato un progressivo calo delle vaccinazioni, soprattutto nella popolazione anziana, ma a partire dallo scorso anno la curva si sta rialzando. Nonostante questo, però, siamo ancora lontani dall’obiettivo di vaccinare almeno il 75% della popolazione, come raccomandato dal Ministero della Salute», puntualizza Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ Istituto Superiore di Sanità. «Nella stagione 2015-2016 abbiamo raggiunto solo il 50% delle vaccinazioni. Gli ultimi dati della rilevazione Influnet, aggiornati al 16 novembre, mostrano un progressivo aumento dei casi di malattie riconducibili a stati influenzali e parainfluenzali, che hanno superato quota 190mila. Non siamo ancora in grado di sapere quanti di questi casi siano dovuti al virus dell’influenza. Sappiamo però che il picco del contagio è atteso fra dicembre e gennaio e le categorie a rischio sono ancora in  tempo per proteggersi con la vaccinazione». 

Secondo l’analisi “Social Flu”, l’atteggiamento nei confronti del vaccino antinfluenzale è prevalentemente positivo (50,2%) o neutrale (38,8%). Tra chi esprime chiaramente un’opinione positiva, il 26,8% mette in evidenza la capacità del vaccino di limitare il contagio, il 24,2% dichiara di non ammalarsi più, il 17,8% sostiene che sia importante per gli anziani. «La nostra esperienza ci mostra come la comunicazione, basata sul rapporto fiduciario tra medico di famiglia e paziente, gioca un ruolo essenziale nell’aumentare la cultura delle prevenzione», sottolinea Tommasa Maio, Responsabile Area Vaccini della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG). «Ma non solo: è essenziale che il medico, a fronte di un’analisi del quadro clinico del paziente, possa scegliere il vaccino più adatto ed efficace per quel tipo di soggetto. Se una persona è anziana, fragile, con altre malattie come il diabete, deve essere protetta con vaccini che potenzino la risposta immunitaria. Il medico di famiglia deve poter scegliere la vaccinazione più appropriata, e quindi efficace, tra quelle messe a disposizione dalle Regioni».

Gli anziani che utilizzano il web sembrano avere opinioni più decise della popolazione generale: l’indagine di Voices from the Blogs individua infatti una quota di commenti positivi del 69%, sostenuti dall’idea che il vaccino sia importante proprio per la loro fascia di età (33,7%), che diminuisca il rischio di complicanze (25,8%) e la mortalità (25,1%). La percezione negativa riguarda invece gli effetti collaterali (50,3%), la paura che il vaccino porti malattie più serie (26,3%), mentre un 23,4% sostiene che sia utile solo per gli anziani particolarmente fragili. «Si tratta naturalmente di false paure: gli studi scientifici e la pratica clinica hanno dimostrato nel corso degli anni la sicurezza e la tollerabilità dei vaccini antinfluenzali», commenta Michele Conversano, igienista e Presidente HappyAgeing. «Pensiamo ad esempio al vaccino adiuvato che viene utilizzato in Italia da quasi 20 anni, la cui sicurezza è provata da test effettuati su oltre 40 mila persone».

Proteggere gli anziani dalle complicanze dell’influenza è uno degli obiettivi della campagna di vaccinazione: ogni anno, infatti, si stima che circa 8mila persone muoiono a causa di condizioni di salute in qualche modo aggravate dalla presenza dell’infezione influenzale. Tra i vaccini a disposizione, quello adiuvato con MF59 si è dimostrato il più efficace nel proteggere gli anziani e quindi anche nell’abbassare il rischio di complicazioni. «In particolare negli anziani, il vaccino influenzale adiuvato ha dimostrato di evocare una risposta immunitaria significativamente superiore rispetto ai vaccini trivalenti convenzionali», aggiunge Michele Conversano. «La vaccinazione adiuvata, inoltre, produce una risposta anche nei confronti di ceppi influenzali non inclusi nella formulazione del vaccino, ma che circolano durante l’inverno. In questo modo, si riesce a ridurre del 25% il rischio di ricovero ospedaliero per influenza e polmonite negli over 65».

di Paola Trombetta

I SETTE LUOGHI RITENUTI PIU’A RISCHIO DI BATTERI

Quali sono i luoghi ritenuti più a rischio di contrarre infezioni batteriche? Lo rivela l’indagine #HygieneMatters, promossa da SCA, azienda leader nel settore dell’igiene con i suoi brand TENA, Nuvenia, Tempo, Tork, Demak’Up e Libero, in collaborazione con WSSCC (Water Supply and Sanitation Collaborative Council), organizzazione membro delle Nazioni Unite e presentata di recente a New York. Ha coinvolto 12 Paesi: Cina, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Messico, Olanda, Russia, India, Regno Unito e Stati Uniti. La compilazione è avvenuta via web e ha coinvolto un totale di 12.000 intervistati, indicativamente 500 donne e 500 uomini dai 16 ai 56 anni per nazione, residenti in aree urbane. Gli intervistati hanno segnalato i seguenti luoghi a rischio: bagni pubblici (76%), trasporti pubblici (55%) e ospedali (38%). Seguono al quarto e quinto posto la palestra (25%) e i ristoranti (16%). La scuola e lo studio dentistico infine sono fanalino di coda di questa classifica secondo il 12% e il 10% degli italiani intervistati. Secondo la stessa ricerca, sono gli italiani (22%), insieme agli spagnoli, gli europei maggiormente allarmati dalla scarsa igiene perché causa principale dell’influenza, seguiti da russi (19%), inglesi (16%), francesi (14%) tedeschi e olandesi (10%) e, infine dagli svedesi (9%). Secondo i risultati della ricerca, il livello generale di igiene sembra essere diminuito in diversi luoghi pubblici. Alcuni intervistati sostengono, infatti, che l’igiene nel trasporto pubblico, nei bagni pubblici e nelle scuole sia peggiorato negli ultimi dieci anni. In particolare, quattro italiani su 10 ritengono che il livello di igiene dei trasporti pubblici oggi sia peggiore rispetto a quello di dieci anni fa. Nei ristoranti, invece, sembra esserci stato un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie.

P.T.

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