NUOVI E VECCHI VIRUS: COME COMBATTERLI

Il più recente è il virus Zika che in alcune nazioni, come Brasile e Columbia, ha già provocato diverse vittime. Non mancano i “vecchi” batteri come il meningococco B e C, che hanno fatto scattare di recente l’allarme in Toscana e in alcune nazioni europee. E a dicembre è scoppiata un’epidemia di morbillo nientemeno che a Disneyland, dove sono stati colpiti decine di bambini. Per non parlare del batterio della tubercolosi che è ricomparso in nuove forme resistenti agli antibiotici.
Virus e batteri stanno dunque riprendendo terreno, mettendo a rischio la vita non solo dei bambini, ma anche degli adulti, in particolare di chi è colpito da malattie croniche. E l’unica arma per combattere questi microrganismi patogeni sono le vaccinazioni, da estendere anche agli adulti e ai malati cronici, secondo le raccomandazioni delle nuove Linee guida europee. Ne hanno parlato in questi giorni a Milano più di 100 specialisti a una platea di oltre 600 medici provenienti da molte nazioni, in occasione del 1° Congresso internazionale dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (www.waidid.org).

«Se negli Stati Uniti la copertura vaccinale per malattie come difterite, tetano, pertosse, morbillo, rosolia, influenza, epatite B, varicella, pneumococco, raggiunge percentuali comprese tra il 90 e 95%, in Italia circa il 20% dei bambini non risulta ancora vaccinato», conferma la professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico di Milano e presidente del Congresso. «Per questo è necessario implementare le vaccinazioni, non solo nei bambini, ma anche negli adulti, in particolare in coloro che soffrono di malattie croniche dell’apparato respiratorio, cardiovascolare, diabete, ma anche negli adulti esposti a rischio di malattie per il proprio lavoro e negli anziani».
Sono queste le raccomandazioni delle nuove Linee guida europee sulle vaccinazioni, presentate per la prima volta a questo congresso. «Oggi, in Europa e in Italia, sono consigliati i seguenti vaccini per la popolazione adulta di età pari o superiore a 65 anni: quello contro il virus dell’influenza, da ripetere ogni anno, in particolare nei soggetti con malattie croniche sopra i 65 anni», puntualizza il professor Francesco Blasi, direttore dell’Unità di Malattie Respiratorie del Policlinico di Milano. «Con questo vaccino, dovrebbe essere somministrato anche quello contro lo pneumococco, responsabile della polmonite. Oggi si utilizza il vaccino 13 valente coniugato, più efficace del 23 valente non coniugato, usato finora. Da vaccinare sono soprattutto i soggetti con malattie croniche respiratorie (asma, BPCO), con patologie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale e condizioni associate a immunocompromissione. Deve essere vaccinato in particolare chi ha già fatto una polmonite, che ha il 20% di rischio di un nuovo focolaio nel giro di pochi mesi. Negli Stati Uniti viene somministrato il vaccino addirittura il giorno delle dimissioni dall’ospedale, dopo una polmonite. Entrambi i vaccini sono consigliati anche alle persone con malattie autoimmuni (artrite reumatoide, sclerosi multipla…). Dall’età di 50 anni è raccomandato il vaccino contro l’Herpes zooster, per evitare i ricorrenti e fastidiosi danni da nevralgia post-herpetica che questo virus potrebbe causare: non è indicato questo vaccino in presenza di patologie autoimmuni. Riguardo alle infezioni ricomparse di recente, come la meningite, il vaccino deve essere fatto da bambini, al limite anche a 12 anni. Diverso il discorso per la tubercolosi per la quale il vaccino disponibile ha una scarsa attività preventiva e, dove è necessario, si utilizza la profilassi o il trattamento con gli antibiotici, anche se in alcuni Paesi come nell’Est Europa si registrano fino al 20-30% di ceppi resistenti».

Se per i batteri e i virus conosciuti abbiamo a disposizione le vaccinazioni, quali armi abbiamo invece per le nuove infezioni, tra cui il virus Zika? «Per questa infezione non esistono ancora armi efficaci», risponde la professoressa Esposito. «L’unico modo è evitarla, con adeguate precauzioni, proteggendosi dalle punture della zanzara Aedes aegypti, originaria dell’Africa, ma diffusa nelle zone tropicali, in particolare nelle regioni del Sud America. Per il momento in Italia il pericolo di contagio non sussiste. Massima allerta invece per le persone, soprattutto donne, che si recano in Paesi in cui la malattia sta causando epidemie, come il Brasile. Poiché il virus trasmesso da questa zanzara potrebbe creare gravi danni neurologici (microcefalia) al feto, le donne che rientrano da questi Paesi devono evitare la programmazione di un’eventuale gravidanza almeno per 2 settimane dopo essere rientrate. E per le donna gravide che si recano in quei Paesi, il rischio è molto alto: si consiglia di monitorare lo sviluppo cerebrale fetale con un follow-up ecografico di 2°-3° livello per valutare eventuali anomalie del feto».

di Paola Trombetta  

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