INFLUENZA: IL CONSIGLIO E’ DI VACCINARSI, SOPRATTUTTO DOPO I 65 ANNI

Freddo e cali improvvisi della temperatura stanno mettendo a dura prova il nostro sistema immunitario. A vantaggio della diffusione di virus e batteri che la faranno da padroni nei mesi invernali. Anche se il virus dell’influenza non si è ancora fatto vivo, è tempo di pensare alla vaccinazione. Meno della metà delle persone sopra i 65 anni si vaccina contro l’influenza. Una percentuale ben distante da quella “accettabile” del 75% e assolutamente lontana dalla copertura ottimale del 95%, auspicata dall’Istituto Superiore di Sanità. Eppure il 99,7% dei medici considera la vaccinazione anti influenzale uno strumento di prevenzione importante, ma solo il 30% è soddisfatto delle azioni pubbliche messe in atto per promuovere la vaccinazione negli over 65 anni, la categoria più esposta al rischio influenza e quindi più bisognosa di essere tutelata da azioni preventive. Questi i principali risultati dell’indagine svolta da Metis, Società scientifica dei Medici di Medicina Generale, su un campione di 1000 Medici di Medicina Generale.
«L’indagine conferma la piena consapevolezza della classe medica rispetto alla valenza della vaccinazione anti influenzale», spiega Tommasa Maio, responsabile per Fimmg del progetto “Mmg e Vaccinazioni”. In merito alla scelta del vaccino, oltre il 57% dei medici ha dichiarato di aver adottato anche il vaccino adiuvato, come ricevuto dalla ASL, ma solo il 40% dei medici dichiara di poter scegliere quali vaccini richiedere alla ASL di appartenenza.
«Appare sempre più evidente la necessità di potenziare il ruolo della Medicina Generale nella politica vaccinale, che deve potersi fondare sull’appropriatezza prescrittiva. Il medico deve poter scegliere quale vaccino utilizzare perché è fondamentale valutare la storia clinica per definire l’approccio più indicato per ciascuno dei nostri assistiti. Nel caso di pazienti sopra i 65 anni, il vaccino adiuvato rappresenta uno strumento fondamentale, perché rafforza il sistema immunitario, proteggendo dalle complicanze dell’influenza che, soprattutto in presenza di malattie croniche concomitanti come diabete, patologie cardiovascolari o respiratorie, vanno a peggiorare ulteriormente la condizione clinica».
«E’ stato infatti dimostrato che il vaccino influenzale “adiuvato” con MF59 favorisce negli anziani una risposta immunitaria superiore rispetto ai vaccini trivalenti convenzionali, risposta che migliora con la somministrazione ripetuta annualmente», spiega Michele Conversano, igienista e Presidente di HappyAgeing. «Questo permette di ridurre il rischio di ricovero ospedaliero del 25%. Nell’anziano la vaccinazione produce un’immunità reattiva anche contro ceppi influenzali non inclusi nella formulazione del vaccino, offrendo così una protezione più ampia verso gran parte dei ceppi circolanti. Questo vaccino può essere considerato lo strumento preventivo più indicato nella fascia over 65, non solo per l’efficacia, ma anche per il profilo di sicurezza, come accertato da 15 studi clinici che hanno coinvolto quasi 11mila persone».
L’influenza stagionale, pur avendo un impatto epidemiologico rilevante, tanto che lo scorso anno ha colpito il 10% della popolazione, pari a oltre 6 milioni di persone, viene ancora oggi sottovalutata e confusa con le sindromi para-influenzali. Manca la consapevolezza che nei soggetti a rischio l’infezione possa portare a gravi conseguenze, sebbene ogni anno si contino in Italia in media circa 8.000 decessi direttamente correlati alle complicanze da influenza, di cui il 90% riguarda gli over 65.
«In questi anni abbiamo registrato un progressivo calo delle vaccinazioni, soprattutto nella popolazione anziana, infatti, con lo scorso anno, possiamo dire di aver fatto un salto indietro di ben 15 anni in termini di coperture vaccinali, tornando ai livelli della stagione 2000-2001 e arrivando a vaccinare a malapena il 50% nella popolazione anziana», puntualizza Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
«Gli ultimi dati della rilevazione Influnet, aggiornati al 15 novembre, mostrano un progressivo aumento dei casi, che hanno superato quota 193mila. Ancora non siamo nella fase epidemica, ma il picco del contagio è atteso tra dicembre e gennaio, ed è quindi importante proteggersi per tempo con la vaccinazione».
In una società che invecchia i vaccini anti influenzali rappresentano quindi una vera e propria arma di difesa, una sorta di “chiave della longevità” che permette di invecchiare in salute evitando le complicanze correlate. Resta fondamentale il ruolo del medico di medicina generale, quale punto di riferimento dell’assistito, a cui spetta la valutazione della storia clinica del paziente per definire l’approccio vaccinale più indicato, ma soprattutto efficace.

di Paola Trombetta

A DARE L’ESEMPIO SONO I MEDICI DI FAMIGLIA
I medici di famiglia si vaccinano in massa contro l’influenza. Per sensibilizzare i cittadini e far capire l’importanza dell’immunizzazione. Almeno cinquecento dosi di vaccino sono state distribuite durante il 32° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg), a Firenze dal 26 al 28 novembre. Molte altre dosi potranno essere rese disponibili grazie alla collaborazione delle aziende produttrici. «Abbiamo così deciso di lanciare la campagna “Noi ci vacciniamo” (#noicivacciniamo)», conferma il dottor Claudio Cricelli, presidente Simg. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a un calo preoccupante del numero di cittadini vaccinati. Si stima che solo il 20% degli operatori sanitari (medici e infermieri) si protegga, un dato decisamente troppo basso tra chi dovrebbe consigliare le vaccinazioni. Per questo la nostra Società scientifica vuole rappresentare un esempio e stimolare camici bianchi, pazienti e istituzioni. Il virus è già stato isolato lo scorso 9 ottobre; la campagna vaccinale inizierà ufficialmente a metà novembre e proseguirà fino a Natale». Nel corso dell’ultima stagione (2014-2015) sei milioni di italiani sono stati colpiti dal virus. Ma le vaccinazioni sono calate di oltre il 20% rispetto al 2013. Con conseguenze evidenti: si sono registrati 485 casi di complicanze gravi e 160 decessi. E la maggior parte di queste situazioni si è verificata in cittadini non vaccinati. (P.T.)

IL VACCINO SI FA IN QUATTRO
E’ la novità della imminente stagione influenzale: il vaccino quadrivalente che protegge contro i 4 sierotipi virali circolanti: i virus A H1N1, A H3N2, virus B Victoria e Yamagata. Perché è importante questo aumento di protezione? «Finora si sono utilizzati vaccini trivalenti, con virus ucciso, contenenti gli antigeni dei ceppi A (H1N1 e H3N2) e un solo virus B (Victoria o Yamagata)», spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. «L’aggiunta di un sottotipo B nel vaccino, piuttosto che l’altro, dipendeva dalle previsioni fatte a febbraio, sulla base della distribuzione dei virus influenzali dell’anno precedente. A partire dagli anni 2000 si è assistito alla co-circolazione dei due tipi di virus in ogni stagione influenzale. E così l’OMS ha espresso la necessità per la sanità pubblica di un vaccino quadrivalente. I dati scientifici finora disponibili hanno dimostrato che l’introduzione del vaccino quadrivalente riduce i casi di influenza e di ospedalizzazioni dovute a complicanze».  (P.T.)

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