MESE DELLA PREVENZIONE: L’ICTUS SI PUO’ SCONGIURARE

Una donna su 5 rischia di essere colpita da un ictus nel corso della vita. Delle 200mila persone che ogni anno in Italia incappano in questa malattia, il 43% sono donne e di queste il 61% muoiono: il rischio di mortalità è addirittura doppio rispetto al tumore al seno. E le previsioni non sono incoraggianti: entro il 2020 la mortalità per ictus rischierà addirittura di raddoppiare. Lo confermano i dati presentati dall’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce.) in occasione del Mese della prevenzione, in programma per tutto aprile.

«L’ictus non è solo la terza causa di morte, dopo gli eventi cardiovascolari e i tumori, ma è anche la prima causa di disabilità, con un rilevante impatto individuale, familiare e sociosanitario», conferma la dottoressa Elisa Giorli, neurologa dell’Università di Pisa. «E colpisce soprattutto le donne, sia perché vivono più a lungo degli uomini, sia perché sono meno assistite e spesso sono sole, lontane dai figli e nessuno si prende cura di loro. E’ il motivo per cui, quando sono colpite da un ictus, hanno conseguenze più severe. Giocano a sfavore del genere femminile anche le gravidanze e l’uso di contraccettivi in età fertile, il brusco calo di estrogeni dopo la menopausa e l’aumento della pressione arteriosa in età avanzata. Come pure ha una grande rilevanza il fumo, che fa aumentare il rischio anche nelle donne giovani (sotto i 50 anni). E per finire, dopo i 60 anni le donne soffrono più degli uomini di fibrillazione atriale, un’aritmia cardiaca che facilita l’insorgenza di ictus».

«Nonostante questi aumentati rischi, la malattia oggi si può curare, se diagnosticata tempestivamente, non trascurando segnali come disturbi improvvisi del linguaggio, bocca che si storta, ridotta sensibilità alle braccia e alle gambe, disturbi della parola (afasia), perdita di un emicampo visivo», conferma la specialista.

«Ma l’ictus si può anche prevenire, seguendo adeguati stili di vita: un’alimentazione sana (dieta mediterranea), l’astensione dal fumo, il controllo del peso, l’esercizio fisico, la misurazione periodica della pressione arteriosa possono contribuire a scongiurare la malattia. Con queste cinque regole si è dimostrata la riduzione dell’insorgenza di ictus del 54%».

 

UNA NUOVA APP PER RICONOSCERE IL RISCHIO

Un aiuto in più per la prevenzione viene da una nuova App “Ictus 3R”, disponibile per smartphone e scaricabile da PC (www.ictus3r.it). Realizzata dai ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Firenze e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, si articola secondo tre parole chiave: Riconoscere, Reagire, Ridurre, le 3R appunto. «E’ stata ideata per favorire la conoscenza della malattia», precisa il professor Domenico Inzitari, uno degli ideatori, responsabile della Stroke Unit dell’Ospedale Careggi di Firenze. «Consultando questa App si può comprendere come si manifesta, si cura, si previene un ictus, quali i primi sintomi e come affrontarli tempestivamente. Abbiamo realizzato contenuti scientifici e divulgativi che aiutano a riconoscere i possibili segnali di un ictus. E ogni utente potrà conoscere il proprio livello di rischio in qualsiasi momento».

Si potrà prendere visione di questa App in occasione delle iniziative organizzate per tutto aprile, mese della prevenzione. A.L.I.Ce. e le sue Associazioni territoriali saranno impegnate a organizzare, in diverse piazze e ospedali italiani, iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e informazione. Quest’anno la Campagna avrà come ospite d’eccezione Valentina Vezzali. Tutte le iniziative del Mese della prevenzione sono disponibili sul sito: www.aliceitalia.org.

di Paola Trombetta

 

GIORNATA MONDIALE DELLA TROMBOSI

Ictus, infarto, embolia sono causate quasi sempre da una trombosi. Ma solo una persona su tre ne è a conoscenza. Per questo l’Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle Malattie cardiovascolari scende in campo il 15 aprile con la Giornata dedicata alla prevenzione. Per informazioni: www.giornatatrombosi.it. Un occhio di riguardo è rivolto alle donne. Conoscere, riconoscere, controllare e correggere i fattori di rischio tipici femminili permette di definire modalità di diagnosi e cura appropriate. Il rischio di avere un Ictus per la donna aumenta in almeno tre periodi della sua vita: tra i 20 e i 35 anni; tra i 45 e i 55 anni, epoca della menopausa; dopo gli 85 anni.

«Le donne, infatti, oltre a tenere sotto controllo, come gli uomini, i nemici già noti della salute, quali obesità, fumo e sindrome metabolica (diabete, ipertensione e sovrappeso/obesità), devono fare i conti con fattori specifici di rischio, legati ai cambiamenti dell’assetto ormonale», fa notare la dottoressa Paola Santalucia, vicepresidente di ALT, neurologa presso la Fondazione IRCCS del Policlinico di Milano. E questo è stato confermato recentemente dalle linee-guida di American Heart and Stroke Association: cambiamenti ormonali dovuti a terapie contraccettive o naturali come in gravidanza, alcune condizioni patologiche correlate, come il diabete gestazionale, la presenza di emicrania in particolare con aura, l’abitudine al fumo e i cambiamenti ormonali legati alla menopausa, uniti a fibrillazione atriale, diabete mellito e ipertensione aumentano la probabilità di Ictus cerebrale. Fattori ai quali sempre più spesso si uniscono condizioni emergenti e da non sottovalutare, come la depressione e lo stress. (P.T.)

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