LE DIECI REGOLE PER EVITARE LE RI-FRATTURE

La frattura al collo del femore è la conseguenza delle cadute più frequente e la più temuta dalle donne sopra i 65 anni. Richiede infatti il ricovero per l’intervento chirurgico e lunghi periodi di immobilità. Oltre al rischio di diventare causa di invalidità con perdita dell’autonomia. Sono circa 100mila le fratture da fragilità del collo del femore che si registrano ogni anno in Italia, con netta prevalenza nelle donne (8 casi su 10). Un’incidenza già molto elevata ma che, per effetto dell’invecchiamento della popolazione, è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Per mettere in guardia le pazienti fratturate di femore dal rischio di altre fratture, è stato presentato i giorni scorsi a Roma, al Congresso Nazionale SIOT (Società Italiana di Ortopedia), l’opuscolo Fratture di femore e altre fratture da fragilità ossea. 10 +1 consigli per non ricascarci”, prima e unica guida pratica italiana in quest’area terapeutica.

«La frattura del collo del femore è una delle più frequenti fratture da fragilità ossea causate da osteoporosi severa», conferma il Professor Paolo Cherubino, Presidente della Società Italiana di Ortopedia. «Non sempre, infatti, l’evento traumatico è l’unico responsabile della frattura: spesso il femore si frattura perché l’osso è fragile e non regge a urti anche minimi che, invece, in condizioni di normalità sarebbero stati sopportati senza problema. Le fratture da fragilità, e in particolare quelle del femore, hanno un elevato impatto sociale. Entro un anno dall’evento, il 40% dei fratturati non è in grado di camminare autonomamente e più del 60% presenta limitazioni anche nelle più semplici attività quotidiane quali mangiare, vestirsi e lavarsi. Inoltre un paziente con frattura di femore ha il 20% di rischio di andare incontro alla frattura del femore controlaterale. Come ortopedici dobbiamo sottolineare come ancora oggi, nel 70% dei casi, la frattura del femore sia associata a pregresse fratture vertebrali, spesso misconosciute, che possono rappresentare un campanello d’allarme da non sottovalutare. L’approccio alla frattura di femore, come alle altre fratture da fragilità, non deve essere rivolto esclusivamente al trattamento chirurgico, ma deve essere parte di un percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale che permetta di inquadrare la patologia di base, l’osteoporosi severa, trattandola efficacemente per prevenire ulteriori fratture. Questa guida pratica redatta dalla SIOT, assieme alle altre Società Scientifiche che dal 2011 promuovono la Campagna “Stop alle Fratture”, si propone di illustrare, con un linguaggio semplice e diretto, proprio questi concetti, sottolineando l’importanza di mettere in sicurezza l’ambiente domestico, di adottare stili di vita corretti e moderatamente attivi, di non trascurare le visite periodiche di controllo e, soprattutto, di assumere, secondo le indicazioni fornite dal medico, i farmaci per il trattamento dell’osteoporosi, assieme a una giusta quantità di vitamina D e di calcio».

Soltanto in Italia, l’osteoporosi è una patologia che riguarda circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post-menopausa. In pratica, considerando l’intera popolazione over 50 anni, 1 donna su 3 è affetta da osteoporosi. La fragilità ossea, conseguenza dell’osteoporosi severa, è invece responsabile di oltre 280mila fratture, il 70% delle quali riguarda il femore. «Il progressivo invecchiamento della popolazione – precisa il Professor Umberto Tarantino, Presidente GISOOS (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa) – determina inevitabilmente un incremento delle patologie croniche correlate all’età come l’osteoporosi che, negli ultimi decenni, è diventata una vera e propria priorità sanitaria e sociale. Stando alle stime, riteniamo infatti che nei prossimi 40 anni, in assenza di interventi terapeutici mirati a tutta la popolazione a rischio, assisteremo al raddoppiarsi dell’incidenza delle fratture da fragilità ossea. Trascurare la cura della patologia scheletrica, che è alla base delle fratture da fragilità, significa perdere un’importantissima opportunità per prevenire il rischio di ulteriori fratture. È perciò fondamentale definire un accurato approccio diagnostico-terapeutico per i soggetti con frattura da fragilità nel quale l’ortopedico deve far parte di un team multidisciplinare che possa garantire un trattamento mirato, basato su una sinergia stabile tra le diverse specialità favorendo la nascita delle cosiddette Fragility Fracture Unit».

L’opuscolo Fratture di femore e altre fratture da fragilità ossea. 10 +1 consigli per non ricascarcisarà disponibile, a partire dal mese di dicembre, nei principali Centri per il trattamento dell’Osteoporosi severa presenti sul territorio, oltre che scaricabile online dal sito www.stopallefratture.it.

 

 

Ecco il decalogo da tenere presente per evitare il rischio di una seconda frattura:

 

1 La tua frattura è dovuta a fragilità ossea, quindi all’osteoporosi severa: ricordalo!

2 Calza scarpe con tacchi bassi e suole antiscivolo e metti in sicurezza la tua casa (rimuovi gli oggetti sparsi sul pavimento, evita le superfici scivolose e i tappeti che potrebbero farti inciampare o cadere. Presta attenzione anche agli animali domestici).

3 Non rimanere da sola, specialmente subito dopo la dimissione dall’ospedale, ma cerca di farti assistere da un familiare o da una persona di fiducia.

4 Ricorda che un’attività fisica moderata ma regolare aiuta a migliorare la forza

muscolare, l’agilità e l’equilibrio, riducendo il rischio di cadute.

5 Dopo un intervento di frattura di femore utilizza correttamente il bastone per

camminare, adeguandolo alla tua statura e portandolo dal lato non fratturato.

6 Presta attenzione al tuo peso corporeo: evita l’eccessiva magrezza e anche il

sovrappeso perché possono mettere a rischio la salute delle tue ossa.

7 Assumi correttamente, secondo le indicazioni fornite del tuo medico, i farmaci per

l’osteoporosi che ti sono stati prescritti insieme al calcio e alla vitamina D.

8 Effettua periodicamente le visite mediche di controllo.

9 Esegui gli accertamenti diagnostici, come la MOC e la radiografia della colonna

vertebrale, per poter seguire nel tempo l’evolversi della patologia.

10 Non sottovalutare la comparsa di un dolore insolito e prolungato alla schiena ma

informa subito il tuo medico.

10+1 Non pensare che la fragilità ossea e le sue possibili conseguenze (frattura del collo del femore, delle vertebre, del polso) possano condizionarti nella vita attiva e di relazione. Grazie ai benefici di un’appropriata terapia farmacologica e seguendo stili di vita corretti potrai ritornare alle tue abitudini, con un minor rischio di fratturarti di nuovo.

 

di Paola Trombetta

Articoli correlati