AL PIU’ PRESTO LA NUOVA LEGGE SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA

E’ stata approvata in questi giorni dalla Conferenza Stato-Regioni la tariffa unica per le prestazioni della fecondazione eterologa, che prevede un ticket dalle 400 alle 600 euro. Per fine anno la fecondazione eterologa dovrebbe entrare a pieno titolo nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). La conferma viene dal Congresso nazionale di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) di Cagliari, “Isola donna, al centro del mondo medico e sociale”. Nell’occasione molti ginecologi hanno auspicato la necessità di una nuova legge che regolarizzi, in modo uniforme e sull’intero territorio nazionale, tutte le procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA).
A tale proposito abbiamo intervistato il professor Paolo Scollo, direttore del Dipartimento Materno-infantile dell’Ospedale Cannizzaro di Catania e presidente della Sigo (www.sigo.it).

Perché la necessità di una nuova legge?
«La futura legge sulla PMA dovrà migliorare le attuali norme e stabilirne di nuove. Le linee-guida approvate dalle Società scientifiche hanno stabilito i seguenti punti fermi: innanzitutto la donazione deve essere gratuita, anonima e ciascuno non può donare più di dieci gameti. Il limite entro il quale poter accedere alla fecondazione eterologa è 43 anni. L’età dei donatori deve essere compresa tra 18 e 40 anni per gli uomini e 18-35 per le donne. Devono inoltre essere effettuati una serie di esami per garantire lo stato dei gameti, compatibili dal punto di vista fenotipico con la coppia ricevente. Le linee-guida prevedono anche un registro nazionale dei donatori che attualmente viene però gestito solo a livello delle singole regioni. Come Sigo abbiamo presentato un documento al Consiglio dei Ministri che potrebbe rappresentare una bozza per la stesura della nuova legge. A nostro avviso esistono tutta una serie di problemi di natura amministrativa, politica, etica e morale da risolvere. Così come per l’aborto anche per l’eterologa, ad esempio, andrebbe riconosciuto e garantito al ginecologo il diritto all’obiezione di coscienza».

Come riuscire a garantire al meglio i diritti, non solo della donna, ma soprattutto del nascituro, nella fecondazione eterologa, nei casi in cui si verificano malattie che richiedono la necessità di rintracciare organi o tessuti compatibili?
«E’ auspicabile la creazione di un registro nazionale dei donatori di gameti, che oggi è invece affidato ai singoli centri di PMA. Nei casi di patologie, che possono insorgere nel bambino durante la sua vita, e che richiedono donazioni di organi o di tessuti, potremmo così risalire ai genitori biologici. In alcuni Paesi europei, come l’Austria, al compimento del 18° anno viene mandata una lettera ai ragazzi concepiti con fecondazione eterologa, per consentire l’identificazione dei genitori biologici».

Un altro problema da risolvere sono le banche dei gameti… Chi saranno i potenziali donatori, soprattutto di ovociti?
«Oggi le potenziali donatrici potrebbero essere quelle donne che hanno già conservato i propri ovociti e hanno ottenuto una o più gravidanze. I rimanenti gameti crioconservati potrebbero essere donati ad altre donne sterili. Il problema è capire se questi ovociti congelati da anni sono in una situazione ottimale per indurre gravidanze. E’ dimostrato, infatti, che la percentuale di successo della fecondazione assistita con embrioni congelati è del 30%, mentre con embrioni freschi è del 60%. Il problema sarà allora quello di incentivare le potenziali donatrici che dovranno essere donne giovani. A differenza della donazione di spermatozoi, semplice e immediata, il prelievo degli ovociti richiede un intervento medico impegnativo e diversi giorni di assenza dal lavoro che, se non saranno adeguatamente rimborsati, non potranno certo incentivare le donazioni».

E per finire vorrei fare un breve cenno alla regolamentazione del pagamento dei ticket…
 «Oggi la maggior parte delle Regioni si è omologata sul ticket di 400-600 euro, ma esistono regioni, come la Lombardia, in cui viene richiesto un pagamento supplementare. Attualmente la Lombardia non sembra riconoscere rimborsi per la fecondazione eterologa. Non è ancora chiaro se il costo riguarda l’intera procedura o solo la differenza rispetto a quella omologa, che viene invece rimborsata. In questo caso la coppia pagherebbe circa mille euro. Infatti se il costo complessivo delle tecniche di PMA omologa è di 2.500 euro, più 500 euro per i farmaci necessari alla stimolazione ovarica, la differenza rispetto alla eterologa è di circa mille euro in più».

di Paola Trombetta

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