MENOPAUSA DI COPPIA: IN ARRIVO NUOVE CURE

Ancora attive ed efficienti nel mondo del lavoro, le cinquantenni di oggi devono fare i conti con alcune problematiche che possono influire sul rapporto di coppia. Il blocco delle mestruazioni, con tutti i disturbi fisici conseguenti, segna la fine della fertilità e la perdita della funzione materna. Ma segna anche un lasso temporale che può prolungarsi per trent’anni e che deve essere vissuto nel miglior modo possibile. A risentire della carenza estrogenica è in particolare la sessualità con problematiche, come l’atrofia vaginale, che interessa il 40% delle donne in menopausa, con sintomi quali secchezza, irritazione, bruciore, dolore ai rapporti, cistiti ricorrenti che rischiano di minare la vita di coppia.

Un’indagine internazionale su più di 4 mila donne in post-menopausa, di età compresa tra 55 e 65 anni, ha evidenziato come più del 75% vive l’atrofia vaginale con profondo disagio sul versante dell’autostima e della sessualità, fa fatica a parlarne col proprio medico, si imbarazza a rivelarlo al partner. Nel 40% dei casi ricorre a rimedi “fai da te” (come i lubrificanti vaginali). Anche l’uomo vive male questa situazione e si sente contrariato se la donna non ne parla. D’altro canto però anche lui è restio a discutere delle proprie defaillance e preferisce rivolgersi direttamente al medico o confidarsi con gli amici per risolvere il problema, ricorrendo a qualche “aiutino”…

Per entrambi esistono oggi rimedi efficaci per risolvere questi problemi, che rischiano di… “mandare in menopausa” la coppia!

 

ATROFIA VAGINALE: IL RIMEDIO E’ IL LASER

La maggior parte delle donne considera l’atrofia vaginale una situazione provocata dal fisiologico processo di invecchiamento, che determina anche una riduzione dell’attività sessuale. Solo il 25% delle donne riferisce il disturbo al proprio medico e ne imputa la causa di ridotta attività sessuale: il 21% delle donne conferma di doversi astenere dai rapporti sessuali proprio a causa dell’atrofia vaginale. La maggior parte di queste donne sono in menopausa da anni e, non avendo assunto o non potendo assumere la terapia ormonale, si ritrovano con un tessuto vaginale atrofico, che provoca dolore e sanguinamenti durante i rapporti. Quali rimedi adottare?

«Solo il 5-6% delle donne segue una terapia ormonale in menopausa che riduce questi disturbi e rende più trofico il tessuto vaginale», conferma il professor Stefano Salvatore, responsabile dell’Unità di Uroginecologia dell’Ospedale IRCCS San Raffaele di Milano. «Molte donne utilizzano lubrificanti o gel applicati localmente che non sempre risolvono i problemi. E’ recente l’utilizzo di un laser a CO2 (MonnaLisa Touch) che è stato testato su più di mille pazienti in menopausa, tra 40 e 75 anni, e nell’80% dei casi ha migliorato la qualità di vita, riducendo sintomi come bruciore, secchezza, prurito, dolore ai rapporti». Come funziona? «L’apparecchio era già utilizzato nella colposcopia, per interventi di ablazione di lesioni benigne (papillomi). Nel caso dell’atrofia vengono praticate, in alcuni punti del tessuto vaginale, delle microablazioni puntiformi che stimolano il tessuto circostante a rigenerarsi: il calore induce la produzione di proteine che attivano i fibroblasti a produrre collagene (rigenerazione tissutale)». I risultati: «le pazienti da noi seguite sono state sottoposte a un intero ciclo di trattamenti che prevedeva tre applicazioni laser e un follow-up 12 mesi dopo la terapia. Si sono evidenziate riduzioni del bruciore (dal 45% al 16%), del prurito (dal 40% al 15%), della secchezza (dal 52% al 24%), del dolore ai rapporti (dal 48% al 28%), della lassità vaginale (dal 60% al 10%). Complessivamente le donne sono state soddisfatte e molte di loro hanno ripreso l’attività sessuale, interrotta per questi problemi, e si sono dichiarate disposte a ripetere il trattamento dopo un anno».

A chi consigliare questa terapia? «Sicuramente alle donne che hanno i disturbi sopra citati e non possono assumere terapie ormonali, perché operate di tumore o con rischio di tromboflebiti. E poi a tutte le donne che hanno provato altri metodi, senza successo. Questa terapia, infatti, viene proposta in seconda linea, quando i farmaci tradizionali si rivelano inefficaci. Dalla nostra sperimentazione clinica, si è visto come l’utilizzo di questo laser abbia migliorato il trofismo del tessuto vaginale che è diventato più recettivo all’applicazione locale di estrogeni o sostanze lubrificanti che prima non erano efficaci».

 

di Paola Trombetta

 

LA NUOVA PILLOLA BLU PER LUI

La si è definita in tanti modi: pillola blu, pillola dell’amore, sempre allo scopo di nascondere un problema, quello della disfunzione erettile, che imbarazzava l’uomo nella sua sessualità. Oggi il Viagra (sildenafil citrato), dopo 15 anni dall’emissione in commercio, ritorna alle cronache con una nuova formulazione (disponibile in tutte le farmacie dal 18 novembre): una compressa, ancora rigorosamente blu, orosolubile da posizionare sulla lingua, dove lasciarla sciogliere in circa 30 secondi con o senz’acqua, prima di ingerirla per una promessa efficacia entro poco meno di 15 minuti. Una pillola dunque ‘on demand’ (al bisogno), grazie a un più rapido assorbimento. «Che avviene in parte nell’area pre-gastrica (bocca, faringe ed esofago), evitando il metabolismo del primo passaggio e assicurando una maggiore biodisponibilità e un miglioramento della performance clinica», spiega il professor Francesco Scaglione, Direttore della Scuola di Specializzazione di Farmacologia Clinica dell’Università di Milano. Si tratta dunque di un farmaco per la coppia, favorendo il benessere sessuale di entrambi i partner. La tendenza è invece sempre stata quella di dare alla pillola blu una lettura al maschile, senza considerare quanto un problema di disfunzione erettile potesse influire anche sulla psicologia, la sessualità e la salute femminile.

«Recenti studi – ha commentato la professoressa Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano – hanno attestato che, in Italia, 1 donna su 3 tra i 45 e i 60 anni si dichiara sessualmente insoddisfatta, accusando nel 28% dei casi un calo del desiderio sessuale, nel 22% disturbi dell’eccitazione, nel 18% anorgasmia (mancato raggiungimento dell’orgasmo) e nel 4% dei casi dolore». Spesso, dietro questi problemi femminili, in realtà ne esiste uno maschile – la disfunzione erettile, appunto – che si traduce per la donna in un indotto minore desiderio e un calo della soddisfazione sessuale. Ma non è solo uno stato fisico o organico: a risentirne è anche una dimensione più intima, quella psicologica, con situazioni che rasentano la frustrazione, la disperazione e le crisi di identità, con la rimessa in discussione del sé davanti agli occhi del partner per il calo del desiderio o le defaillance del partner di cui la donna si sente responsabile o fomentano l’idea della presenza di un’altra compagna.

«In Italia – ha aggiunto Giorgio Franco, presidente della Società Italiana di Andrologia – ci sono oltre 3,2 milioni di uomini che soffrono di disfunzione erettile, ma l’aspetto positivo è che oggi si è più inclini a parlarne con lo specialista o il medico di base, marcando una evoluzione culturale nell’approccio e nell’accettazione di questa patologia». Con ripercussioni positive anche sulla femminilità.

«L’aiuto che può derivare da un trattamento efficace, precoce e adeguato al partner – commenta ancora la professoressa Graziottin – aiuta a ridurre la vulnerabilità della donna ai disturbi sessuali, anche in quelle fasi più delicate della femminilità come la pre e post-menopausa in cui al calo del desiderio si possono sommare altre componenti fisiologiche (dolore, secchezza vaginale, squilibri ormonali) che possono rendere più difficile il rapporto e la relazione d’amore. È dunque importante – conclude la sessuologa – che l’uomo affetto da questi disturbi si rivolga tempestivamente allo specialista. Diversamente la donna non riuscirà più a tornare ai livelli di soddisfazione precedenti l’inizio del problema, finendo con il guastare in maniera definitiva la relazione di coppia».

E a chiunque voglia acquistare il Viagra per sé o per il partner, la raccomandazione degli esperti è una sola: sempre in farmacia e dietro prescrizione medica, mai in rete dove invece le vendite on-line sono in aumento. «Il rischio altissimo – avverte Scaglione – è quello di imbattersi in siti illegali che commercializzano farmaci contraffatti con una composizione ignota. Il più delle volte i falsi Viagra contengono dosaggi inferiori di principio attivo o addirittura sostanze tossiche e inquinanti. Quindi non solo non funzioneranno, ma potrebbero essere dannosi per la salute». Un prezzo, quest’ultimo, troppo alto da pagare, specie per un’avventura.   (Francesca Morelli)

Articoli correlati