CON LA PILLOLA SI PREVIENE IL TUMORE ALL’OVAIO

E’ tra i tumori ginecologici quello a più alto rischio di mortalità. Parliamo del cancro all’ovaio che colpisce ogni anno in Italia 4770 donne, tra i 55 e 65 anni, con un tasso di mortalità del 70% a cinque anni. Definito “killer silenzioso” non dà sintomi evidenti fino alla sua comparsa a uno stadio già avanzato. A sostegno delle donne che hanno questo tumore è stata presentata una mozione, promossa da Alleanza contro il Tumore Ovarico (www.actoonlus.it) che porta in calce la firma di 45 parlamentari, di cui la senatrice Emanuela Baio è stata la prima firmataria. <Siamo orgogliosi di aver contribuito a promuovere azioni concrete, anche se molto resta ancora da fare, soprattutto sul piano della prevenzione e dell’accesso alle cure>, conferma Flavia Bideri, presidente di ACTO Onlus, colpita lei stessa da questo tumore. Oggi non esistono test diagnostici specifici per individuare precocemente la malattia. L’unico modo per prevenirla è l’utilizzo della pillola contraccettiva che mette a riposo le ovaie. Lo hanno confermato gli esperti dell’Istituto Europeo di Oncologia in occasione dell’IEO Day, in cui è stato fatto il punto sulle nuove ricerche e cure dei tumori ginecologici femminili.
<La pillola anticoncezionale può ridurre fino al 50% l’incidenza di questo tumore, se assunta per un lungo periodo di tempo>, conferma la professoressa Nicoletta Colombo, direttore dell’Unità di Ginecologia oncologica dello IEO. <La sua efficacia è stata dimostrata anche da uno studio condotto qui allo IEO, nei casi di donne a più alto rischio, avendo familiarità per questo tumore>. E’ possibile oggi diagnosticarlo precocemente? <Purtroppo quando compaiono i sintomi è spesso troppo tardi e il tumore è già a uno stadio avanzato. La grande scommessa della ricerca è la diagnosi precoce. Allo stadio iniziale, questo tumore è guaribile nell’80% dei casi, ma meno del 30% dei tumori vengono diagnosticati precocemente. Da poco abbiamo avviato all’IEO un nuovo progetto che prevede, con un semplice esame del sangue, la ricerca di micro-RNA (frammenti di Rna ”mutato”, presenti nelle cellule di alcuni tumori, come quello all’ovaio). Se i risultati che ci aspettiamo saranno confermati, avremo il primo test diagnostico per questo tumore>. Nell’attesa, proseguono all’IEO i protocolli di trattamento sperimentali, in associazione alla chemioterapia tradizionale. <Stiamo ottenendo buoni risultati con un farmaco (bevacizumab) che blocca l’angiogenesi (replicazione delle cellule tumorali)>, puntualizza la professoressa Colombo. <All’orizzonte della ricerca ci sono poi le cellule staminali, la cui permanenza nell’organismo provoca la formazione di metastasi, anche dopo l’intervento di asportazione: individuando queste cellule “madri” del tumore, si potrebbero studiare farmaci mirati per distruggerle>.

di Paola Trombetta

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