PROTESI AL SENO: PIU’ SICURE CON LE NUOVE REGOLE

 

Il vecchio proverbio: “Non tutti i mali vengono per nuocere” ha dimostrato, una volta in più, di essere vero. C’è voluto, infatti, lo scandalo delle protesi francesi Pip per il seno, realizzate con silicone non conforme all’uso umano, per favorire finalmente la regolamentazione del settore.

La Commissione Sanità del Senato ha, di recente, approvato il testo della legge (ferma in Senato dal dicembre 2010) che istituisce l’obbligo del chirurgo, di segnalare al Ministero della Salute, attraverso un Registro regionale, tutti i dati relativi (modello, marca, materiale, esiti successivi all’intervento) agli impianti di protesi. Obiettivo: garantirne la completa rintracciabilità, pur nel rispetto della privacy della paziente, attentamente valutato dall’autorità garante. Passa anche la norma che vieta la mastoplastica sotto i 18 anni, a meno che la ragazza non abbia problemi di salute. Sono previste sanzioni fino a 20 mila euro per gli inadempienti, oltre alla sospensione dall’attività professionale per tre mesi.

Controlli anche per le più giovani

Altrettanto importante è la “manutenzione” delle protesi impiantate, per garantirne l’integrità e prevenire eventuali danni. Hanno una vita media di 10 o 15 anni al massimo e richiedono controlli regolari secondo un calendario personalizzato. Gravidanza, attività sportiva intensa o lavori ad alto impegno fisico possono accelerarne l’usura. Controlli ancor più serrati per le donne giovani che, a differenza di quelle più mature, non si sottopongono ad esami, come la mammografia, in grado di monitorare in maniera indiretta anche lo stato di salute delle protesi. A tale proposito, il Centro Diagnostico Italiano (CDI) di Milano ha creato, per la prima volta in Italia, il Centro Operativo Seno, dove si effettua un vero e proprio check up dedicato al seno con protesi. A disposizione del pubblico, anche un indirizzo e-mail –  amp@cdi.it – attraverso il quale due chirurghi plastici del Centro Diagnostico Italiano risponderanno a qualunque domande sugli interventi di mastoplastica, comprese quelle legate alla vicenda delle protesi Pip.

La risonanza 3D

Ma cosa comprende il check up? Oltre agli esami principali del sangue, è previsto un test che ricerca particolari anticorpi “antinucleo”, ovvero cellule prodotte e usate dal nostro organismo per attaccare il silicone come corpo estraneo. In caso di risultato positivo, è possibile che vi sia fuoriuscita di silicone dalle protesi. Nel contempo, le pazienti sono sottoposte a una risonanza magnetica in grado di “fotografare” a tre dimensioni queste ultime, verificando se hanno cambiato forma o posizione. Infatti, a causa dell’usura o dei movimenti del corpo possono assottigliarsi, ruotare, incresparsi o ripiegarsi, provocando non solo problemi estetici ma anche fastidio o dolore alla paziente. Questo esame, inoltre, è in grado di individuare i “siliconoidi”, cioè piccoli agglomerati di silicone fuoriuscito che il corpo avvolge e trasforma in noduli e che, alla semplice palpazione del seno, potrebbero essere confusi con formazioni tumorali.

“Mammary score” personalizzato

Dopo una settimana la paziente riceve l’esito degli esami ed è visitata dal chirurgo che, al termine del consulto, elabora un punteggio sullo stato delle protesi, chiamato “mammary score”. Tre le possibilità: la protesi è integra, dunque basta fissare il successivo controllo; è integra ma si riscontrano problemi estetici come assottigliamento o rotazione; è rotta con fuoriuscita di silicone e il conseguente rischio di sviluppare malattie autoimmunitarie o fibromialgia. Negli ultimi due casi, vengono prescritti ulteriori esami e controlli specialistici che possono portare anche alla sostituzione della protesi stessa.

Di Monica Caiti 

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