Virus respiratorio sinciziale: il vaccino materno è protettivo e preventivo

Il vaccino materno RSVpreF è efficace, fino all82%, quindi con un tasso molto elevato, nel proteggere i lattanti dalle forme gravi di infezione da virus respiratorio sinciziale (VRS), se viene somministrato tra la 24ª e la 36ª settimana di gravidanza, almeno 14 giorni prima dal parto (anche in concomitanza con gli altri vaccini raccomandati in gravidanza (influenza, pertosse, Covid-19). Lo dimostrano i dati di alcuni studi recenti, in particolare lo studio BERNI, condotto sulla popolazione, in Argentina nel 2024, in cui emergerebbe la capacità del vaccino di evitare le ospedalizzazioni per forme gravi di infezione delle vie respiratorie inferiori (IVRI) da virus respiratorio sinciziale nel 78,6% dei casi nei primi 3 mesi di vita che si mantengono al 71,3% fino ai 6 mesi. Il dato è ancora più significativo in quanto fa riferimento a un contesto sanitario misto (pubblico, privato e previdenziale) che ha coinvolto 505 bambini ospedalizzati durante la stagione RSV 2024 (aprile–settembre), di cui 286 casi confermati positivi e 219 controlli negativi, tutti testati tramite PCR o immunofluorescenza, degli esami specifici. Risultati, quelli dello studio BERNI, molto importanti se si considera che il virus respiratorio sinciziale è la principale causa globale di polmonite nei bambini sotto i cinque anni, con oltre 100.000 decessi stimati ogni anno, che avvengono in gran parte nei Paesi a basso e medio reddito. Lo studio attesta, inoltre che, nei neonati nati da madri vaccinate, l’assenza di mortalità per virus respiratorio sinciziale durante l’ospedalizzazione, dove i tre decessi registrati si riferiscono a neonati di mamme senza specifica copertura vaccinale. In buona sostanza, il vaccino materno RSVpreF avrebbe evitato lo sviluppo di forme gravi di infezioni delle vie respiratorie inferiori, tali da richiedere ricovero in terapia intensiva, necessità di ossigeno ad alto flusso o ventilazione, o di forme caratterizzate da una saturazione periferica di ossigeno nel sangue <90%) nel 76,9% dei casi nei primi 6 mesi, con riduzione marcata anche dei giorni di ospedalizzazione e dell’uso di antibiotici. Pertanto in funzione di queste evidenze, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indica la vaccinazione materna come strategia prioritaria nei contesti con stagionalità virale definita, da sola o in combinazione con anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione, sostenuta anche da un profilo di sicurezza favorevole e da benefici ben superiori ai potenziali rischi. Infine confrontando i dati dello studio BERNI con quelli del trial MATISSE, uno studio multicentrico, su 7.400 donne in 18 Paesi, condotto dal 2020 al 2022 che aveva fatto registrare un’efficacia dell’82% nei primi 90 giorni e del 69% nei primi 6 mesi, quindi dai numeri apparentemente migliori, emerge comunque la superiorità dello studio argentino in funzione della strategia vaccinale adottata, applicata in un sistema sanitario pubblico ad alta incidenza stagionale. «L’esperienza argentina – concludono gli autori dello studio – mostra che una strategia di immunizzazione materna ben pianificata è fattibile anche in sistemi con risorse limitate, e può avere un impatto immediato e misurabile sulla salute neonatale». BERNI proseguirà per altre due stagioni RSV (fino al 2026) e fornirà ulteriori dati su durata della protezione, necessità di rivaccinazione e impatto su coorti ad alto rischio.

Francesca Morelli

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