I FARMACI ANTICOLESTEROLO POSSONO BLOCCARE IL TUMORE AL SENO

A dimostrare la correlazione tra farmaci anticolesterolo e tumore al seno è uno studio tutto italiano, coordinato dal Laboratorio Nazionale CIB e dall’Università di Trieste, in collaborazione con l’Università di Padova, e pubblicato in questi giorni sulla rivista Nature Cell Biology. 
Colesterolo e cancro: un legame, ancora tutto da approfondire. Oltre a essere assunto con la dieta, il colesterolo, che non sempre è un nemico pericoloso, è anche prodotto dalle nostre cellule che lo utilizzano per costruire le proprie membrane. Nel cancro questi processi vengono spesso sovvertiti a vantaggio del tumore. A scoprirlo e dimostrarne il meccanismo è un team di scienziati, coordinato da Giannino Del Sal, professore ordinario di Biologia applicata e direttore del Dipartimento di Scienze della Vita all’Università di Trieste, responsabile anche dell’Unità di Oncologia molecolare del Laboratorio Nazionale CIB di Area Science Park a Trieste. I ricercatori italiani hanno mostrato per la prima volta come, intorno alla via metabolica che produce colesterolo, si intreccino alcuni meccanismi chiave della trasformazione tumorale, della diffusione di metastasi nel tumore alla mammella e della resistenza alla chemioterapia: i fattori YAP/TAZ.  Spingere la cellula a produrre colesterolo significa anche indurre la produzione di fattori di crescita del tumore. A indirizzare le cellule tumorali della mammella in questa direzione è un altro ben noto alleato dei tumori, la proteina p53 mutata, uno dei principali acceleratori della trasformazione e progressione maligna. «Scoprendo quest’associazione» afferma Del Sal, che ha coordinato lo studio «abbiamo chiuso un cerchio e aperto la strada a nuove ricerche, mettendo in relazione, attraverso la via metabolica del colesterolo, due tra i principali assi molecolari che determinano i comportamenti più aggressivi di alcune forme tumorali».
 
I ricercatori sono arrivati a scoprire e collegare tutto questo partendo da lontano. «Negli ultimi anni abbiamo capito che YAP/TAZ rappresentano quei bersagli che sarebbe cruciale colpire nei tumori – spiega uno degli autori del lavoro, Stefano Piccolo, professore ordinario di Biologia molecolare dell’Università di Padova». La strategia seguita dal team è quella di trovare nuovi meccanismi d’azione di vecchi farmaci. «Se un vecchio farmaco può essere impiegato per nuovi scopi, i tempi per l’utilizzo nei pazienti si accorciano moltissimo. Sulla base di quest’idea, abbiamo testato molecole già approvate per scoprire quali tra questi farmaci fossero anche attivi nel bloccare o inattivare l’azione di YAP/TAZ nelle cellule tumorali della mammella». Più efficaci, tra un centinaio di sostanze testate, si sono rivelate le statine, i ben noti farmaci utilizzati contro l’ipercolesterolemia. Da qui i ricercatori sono andati a fondo investigando i dettagli biologici e gli aspetti molecolari di quest’azione. Da un punto di vista clinico la scoperta ha grande rilevanza.  «Anche se esistono già alcune evidenze circa un possibile ruolo antitumorale delle statine, abbiamo ora, per la prima volta, una solida evidenza biologica per aspettarci che le statine – o altri farmaci in grado di colpire la via metabolica che porta alla sintesi del colesterolo – possano contrastare efficacemente i tumori mammari, in particolare quelli più aggressivi. Su queste basi dovremo disegnare in modo accurato una sperimentazione clinica che permetta di verificarlo». (P.T.)