Giornata mondiale: scarsa consapevolezza dei rischi del proprio cuore

I peggiori nemici del cuore sono le idee confuse e la poca consapevolezza: sebbene 8 persone su 10 ad alto rischio cardiovascolare dichiarino di evitare sale e cibi grassi e 7 su 10 affermino di prediligere cibi leggeri, in realtà 6 su 10 hanno uno stile di vita sedentario, oltre il 60% è sovrappeso (46%) o obeso (17%) e il 17% consuma abitualmente alcolici e fuma.

È quanto emerge da uno studio GfK Eurisko, realizzato in collaborazione con l’Associazione Fondazione Italiana per il Cuore grazie al supporto di Sanofi, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2017 (28 settembre), promossa dalla World Heart Federation e coordinata in Italia dalla Fondazione Italiana per il Cuore, con la collaborazione di Conacuore, che raggruppa oltre 130 associazioni di pazienti cardiopatici, e la Federazione Italiana di Cardiologia-FIC.

La ricerca è stata presentata nel corso di un incontro-dibattito dal titolo “Il paziente ad alto rischio cardiovascolare e l’impatto sul sistema socio-sanitario”. Nel sondaggio sono state coinvolte 770 persone ad alto rischio cardiovascolare, ovvero con ipercolesterolemia e un altro fattore di rischio tra ipertensione, diabete, eventi CV, malattie coronariche, arteriopatie periferiche, malattia renale grave.

L’impatto emotivo e psicologico di chi ha avuto un evento cardiovascolare recente è importante, così come quello delle comorbidità e 1 su 4 ha dovuto accettare limitazioni sul lavoro. Eppure, nonostante la maggior parte degli intervistati faccia gli esami regolarmente (mediamente ogni 9 mesi), essi dimostrano bassa conoscenza dei valori soglia di glicemia, trigliceridi e colesterolo. Nei pazienti che hanno avuto un evento la consapevolezza aumenta, anche se oltre il 40% sottostima il rischio. Oltre il 30% dei pazienti ipercolesterolemici a rischio cardiovascolare non assume farmaci ipolipemizzanti. La percentuale si abbassa al 15% nei pazienti che hanno avuto un evento.

<Il numero di persone che si ammalano ogni anno di patologie cardiocircolatorie, prima causa di morte in Europa, è in costante aumento>, puntualizza Emanuela Folco, Presidente dell’Associazione Fondazione Italiana per il Cuore. <Nel nostro Paese i decessi riguardano, ogni anno, 127 mila donne e 98 mila uomini (ISS 2014). Elevato anche il tasso di uno dei principali fattori di rischio: l’ipercolesterolemia, che colpisce il 36% degli uomini e il 40% delle donne. Preoccupante il fatto che oltre la metà della popolazione nazionale presenti valori maggiori di 200 mg/dL e sia oltre la soglia di rischio. Ancora più preoccupante è sapere che queste patologie fanno parte delle Malattie Croniche che si presentano nell’organismo in modo silente, nei primi mille giorni di vita. Riteniamo che occorra un piano d’azione condiviso per affrontare questa emergenza e, in occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2017, abbiamo riunito un tavolo di confronto con esperti, pazienti, Istituzioni, per discutere una strategia congiunta, che abbiamo racchiuso nel “Paradigma delle 3C: Contesto, Cura e Continuità”>.

Recenti studi sembrano accertare che il vissuto della primissima infanzia svolga un ruolo cruciale.

<La scommessa sulla salute dei nostri figli la vinciamo nei primissimi anni della loro vita. Il “Progetto 1000 Giorni” vuole scoprire quanto le malattie cardiovascolari, ma anche metaboliche, neoplastiche, neuropsichiatriche, sessuali e riproduttive, siano influenzate da stili di vita errati o da contaminanti ambientali, dal concepimento ai primi 2 anni. L’obiettivo è capire come l’ambiente impatta sul patrimonio genetico per imparare come prevenire queste malattie>, spiega Emmanuele Jannini, docente di Endocrinologia e Sessuologia Medica, Università degli Studi di Roma Tor Vergata.

Altrettanto importante, la Cura. <L’identificazione precoce del paziente a rischio cardiovascolare alto è fondamentale per impostare da subito il trattamento ottimale, secondo le linee guida e le caratteristiche del soggetto, associando alla terapia farmacologica un corretto stile di vita>, aggiunge Francesco Fedele, Presidente della Federazione Italiana di Cardiologia-FIC. <Laddove esistano le indicazioni, come nelle dislipidemie familiari, è importante assicurare l’accesso alle terapie più innovative, rappresentate per esempio dagli inibitori della proteina PCSK9, oggi disponibili anche in Italia>.

Terzo elemento chiave per contrastare il rischio cardiovascolare è quello della Continuità. Su questo fronte, la mancata aderenza alle indicazioni terapeutiche rischia di indebolire il ruolo della prevenzione e quello della cura delle malattie cardiovascolari, in particolare nei pazienti ad alto rischio. <Per favorire stili di vita più adeguati e migliore aderenza alla terapia è fondamentale rafforzare il ruolo del medico di medicina generale nella cura e la rete di supporto assistenziale, che spesso in Italia ricade sui familiari per far fronte a carenze del Sistema Sanitario>, conclude Giuseppe Ciancamerla, Presidente di CONACUORE. Per informazioni sulla Giornata mondiale del cuore: www.fondazionecuore.it

P.T.

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