Dolori muscolo-scheletrici: le donne ne soffrono di più. Ecco come trattarli

Il dolore muscolo-scheletrico è donna. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute la prevalenza dell’artrosi, una delle forme fra le più diffuse di dolore articolare di natura degenerativa, o dell’artrite (cui appartengono anche le spondiloartriti, l’artrite reumatoide e la gotta) che ha invece base infiammatoria, colpiscono il 22% della popolazione femminile, raggiungendo tassi quasi doppi rispetto agli uomini. Anche il mal di schiena, che pone molte limitazioni alla vita quotidiana, impedendo il normale svolgimento dell’attività lavorativa, sportiva e/o sociale, raggiunge percentuali elevate nella popolazione generale, con l’84% di italiani che almeno una volta nella vita ha sofferto di mal di schiena, che si trasforma in un dolore cronico (perenne) nel 23% dei casi. Evoluzione altamente probabile quando il sintomo non viene adeguatamente trattato, aprendo la via verso la malattia. «Il dolore – spiega Massimo Allegri, Ricercatore presso l’Università di Parma – deve essere controllato, fin dai primi segnali, con farmaci in grado di bloccare la trasmissione degli impulsi dolorosi, sia a livello periferico con gli antinfiammatori non steroidei (FANS) in caso di infiammazione, e/o a livello centrale con il paracetamolo, gli oppioidi e gli adiuvanti». Indicazioni valide anche in caso di dolori più ‘difficili’, associati ad esempio all’artrosi, patologia tipica dell’età, per la quale al momento non esiste una cura che ne arresti la progressione: «Le Linee Guida EULAR – aggiunge Leonardo Punzi, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia, Dipartimento di Medicina DIMED, Università di Padova – raccomandano come primo analgesico il paracetamolo e in caso di non risposta, i FANS tuttavia non sempre prescrivibili in quanto il 15% degli anziani assume anticoagulanti. Questi ultimi, associati a un antinfiammatorio, nei soggetti fragili aumentano il rischio di sanguinamento. Quindi nel paziente in età è preferibile optare per gli oppioidi deboli, come la codeina, combinati al paracetamolo a dosi più basse». Ovvero il paracetamolo è l’anti-dolorifico più indicato nell’anziano, categoria più facilmente ‘dolorosa’, anche con morbidità e/o difficoltà di deambulazione che garantisce, con una corretta somministrazione, un ottimo profilo rischio-beneficio: «Inoltre – conclude Allegri – il paracetamolo è efficace sia nella gestione del dolore lieve sia di quello moderato-severo, se inserito nell’ottica dell’analgesia multimodale, a vantaggio anche di un minor ricorso ad altri farmaci».  F.M.

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