COMUNICARE LE BIOTECNOLOGIE E L’INNOVAZIONE IN MEDICINA

Il 60% dei giovani dichiara di aver sentito parlare di biotecnologie in modo generico, ma la percentuale di chi è realmente informato si abbassa al 39% negli adulti e al 43% nei giovani. Lo attesta uno studio Gfk Eurisko relativo alle conoscenze sulle biotecnologie applicate alla ricerca farmaceutica, presentato di recente a Roma nell’ambito del Media tutorial “Comunicare le biotecnologie e l’innovazione in medicina”, promosso da Merck Serono. Che cosa s’intende per biotecnologie? Quali i principali ambiti di applicazione? Quale il ruolo dei media nella divulgazione di questi argomenti? 
<Nel corso degli ultimi anni l’interesse degli italiani per gli argomenti scientifici mostra significativi cambiamenti> ha affermato Massimiliano Bucchi, professore di Comunicazione della Scienza all’Università di Trento. <In particolare nel 2013 si è registrato un picco di “alfabetismo scientifico” dei cittadini mai raggiunto prima. Rispetto al 2011 sono aumentati del 10% i lettori della stampa quotidiana e i telespettatori di programmi televisivi di scienza e tecnologia e del 5% i lettori di riviste scientifiche. Costante è stato l’aumento negli anni dell’interesse per i siti web dedicati alla scienza e alla tecnologia>.
Tra gli argomenti più “gettonati”, ma non facili da comprendere, le implicazioni mediche, alimentari e ambientali delle biotecnologie. <Molti i pregiudizi e le informazioni tendenziose su questi argomenti> commenta il professor Gabriele Milanesi, ordinario di Biologia molecolare all’Università di Milano. <Il rischio di questa cattiva informazione è quello di indurre atteggiamenti anti-scientifici, spesso confusi con le battaglie per la difesa dell’ambiente. Pensiamo al tanto contestato uso degli OGM in agricoltura, che hanno consentito di generare specie vegetali resistenti all’attacco di erbicidi e microrganismi patogeni, senza l’utilizzo di sostanze nocive, ma semplicemente inserendo nuove cellule con particolari meccanismi di azione contro i germi. Per non parlare dell’impiego delle biotecnologie nella produzione di nuovi farmaci “ingegnerizzati”: dall’insulina, ai vaccini, agli anticorpi monoclonali per i tumori. E per concludere, l’eccezionale scoperta di Craig Venter di “sequenziare” il DNA di ogni cellula e poter sostituire le parti di DNA alterate, come ad esempio nelle malattie genetiche>.
E tutto questo è stato possibile grazie all’ingegneria genetica che ha consentito di mettere a punto farmaci “ingegnerizzati”, con meccanismi d’azione sempre più mirati. Farmaci che richiedono comunque e sempre una sperimentazione sugli animali, prima che sull’uomo. E anche questo è un tema molto controverso e soggetto a pregiudizi. <Per quanto la scienza abbia messo a punto processi di sperimentazione in vitro, l’impiego degli animali negli studi di tossicità, efficacia e sicurezza delle molecole è fondamentale> conferma il professor Carlo Alberto Redi, ordinario di Zoologia e Biologia dello Sviluppo all’Università di Pavia. <E’ un fatto storico, anche se dagli anni 60′ ad oggi l’impiego di animali si è più che dimezzato. Una direttiva del Parlamento Europeo del 22 settembre 2010 pone limiti ben precisi nel rispetto degli animali. Ma il recente Emendamento italiano restringe ancora di più il campo: vieta infatti la sperimentazione su animali di sostanze stupefacenti, le procedure che non prevedono anestesia e impedisce le sperimentazioni a scopo didattico. Così facendo però si rischia di “intrappolare” la ricerca!> (P.T.)