Colesterolo: più basso è, meglio è

Il colesterolo è il principale fattore di rischio dell’aterosclerosi coronarica. Lo hanno ribadito gli specialisti (oltre 2.200 i partecipanti), intervenuti al 78° Congresso nazionale della Società italiana di Cardiologia (Sic) che si è concluso i giorni scorsi a Roma. Come è stato illustrato dal professor Peter Libby dell’Harvard Medical School di Boston, il colesterolo ossidato è la causa della risposta infiammatoria della parete arteriosa. Quindi, in presenza di altri fattori di rischio come fumo, diabete, ipertensione e obesità, il colesterolo è il “critical player”, il fattore che determina, quando si accumula, la risposta della parete delle arterie coronarie che porta alla formazione di una placca aterosclerotica, causa delle manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica come l’angina, l’infarto o la morte improvvisa coronarica.

Per quanto riguarda il colesterolo, il messaggio universalmente accettato, e ribadito nel corso del congresso è Lower is better” ovvero “Più basso è, meglio è”. Le linee guida della Società Europea di Cardiologia (Esc) e l’American College of Cardiology indicano un range che va da 70 a 90 milligrammi per decilitro di colesterolo Ldl, dove 70 è indicato per i pazienti ad alto rischio, cioè che presentano anche altri fattori di rischio, 90 per tutti gli altri.

Con i farmaci attualmente a disposizione per la cura delle dislipidemie – statine, ezetimibe e gli anticorpi monoclonali anti PCSK9 – si riesce a ridurre il colesterolo Ldl anche a valori molto bassi (fino a 25-30 mg/dl). Sebbene il controllo delle malattie cardiovascolari sia correlato all’aumento dell’aspettativa di vita ottenuta in questi anni, non si deve abbassare la guardia. È fondamentale, quindi, agire sulla prevenzione dei principali fattori di rischio, cominciando proprio dal colesterolo.

P.T.

Articoli correlati