ATTESI I RISULTATI DELLO STUDIO IMPROVE-IT SU DUE FARMACI CONTRO IL COLESTEROLO

E’ uno dei più importanti studi scientifici mai realizzati in ambito cardiovascolare. E non solo perché lo studio IMPROVE-IT ha coinvolto 18 mila pazienti, reclutati in 1.500 centri nel mondo, ma anche perché è durato ben 9 anni, a fronte di un follow-up medio di circa 6 anni.

La posta in gioco? Valutare gli effetti dell’associazione di due farmaci contro il colesterolo (simvastatina + ezetimibe) nei pazienti con sindrome coronarica acuta. I risultati, molto attesi, saranno presentati a metà mese al Congresso dell’American Heart Association di Chicago e li riporteremo nel dettaglio in un prossimo articolo.

«Per l’Italia sono stati arruolati 593 pazienti, provenienti da 50 centri italiani, di età media di 63 anni, 75% uomini e 25% donne», puntualizza il professor Gaetano De Ferraris, docente alla Scuola di specializzazione di Cardiologia all’Università degli Studi di Pavia, tra i coordinatori italiani. «Tutti i pazienti avevano avuto un episodio infartuale acuto; un quarto di loro era diabetico e il 20% soffriva di insufficienza renale. Già alcuni studi precedenti, come lo studio Sharp (Study of Heart and Renal Protection), aveva evidenziato una riduzione del colesterolo LDL con un trattamento di associazione tra simvastatina (20mg) ed ezetimibe (10mg), con ulteriore abbassamento di eventi aterosclerotici in soggetti già a rischio cardiovascolare e con malattia renale cronica».

Come agiscono in realtà questi due farmaci?

«Il meccanismo d’azione ha un effetto sommatorio», puntualizza il professor Giuseppe Ambrosio, ordinario di Cardiologia all’Università di Perugia. «Mentre le statine riducono l’assorbimento di colesterolo endogeno (prodotto dall’organismo) a livello epatico (70%), l’ezetimibe agisce a livello intestinale sul colesterolo che viene introdotto con gli alimenti (30%). Dai precedenti studi si sono raggiunti valori di riduzione del colesterolo LDL anche del 20%-25%, passando dal 40% con le sole statine al 60% con questa associazione. Ci si aspetta, peraltro, che questo calo di colesterolo abbia come conseguenza anche la riduzione del rischio di avere un secondo infarto. E vedremo se anche nelle donne, che dopo i 60 anni sono più a rischio (15% in più) di morire per un evento cardiovascolare, l’associazione dei due farmaci avrà ridotto il pericolo di reinfarto o angina cardiaca, una patologia di cui le donne soffrono il 20% più degli uomini».

Paola Trombetta