Patologie della tiroide e vaccinazione anticovid: quali rischi?

“Quali patologie tiroidee possano rendere più “fragili” nei confronti di Covid-19? È corretto sottoporsi al vaccino o si corrono dei rischi?” Sono alcune delle domande più ricorrenti tra i 6 mila italiani che soffrono di un problema alla ghiandola tiroidea, a cui rispondono gli specialisti durante la Settimana Mondiale della Tiroide (24-30 maggio), patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità, quest’anno dedicata al tema “Tiroide e pandemia da Covid”. Gli esperti tranquillizzano: ad eccezione di alcune forme di tiroiditi autoimmuni o tumorali, la vaccinazione non presenta controindicazioni, indipendentemente dalla tipologia di vaccino inoculato, virale o a RNA.
Chi deve fare dunque attenzione? Soprattutto i pazienti con morbo di Basedow. «Si tratta di una patologia della tiroide autoimmune, a decorso rapido anche in poche settimane, che produce un eccesso di ormoni tiroidei – spiega Francesco Frasca, Rappresentante della European Thyroid Association (ETA) – con un possibile coinvolgimento del tessuto oculare e sporgenza dell’occhio dall’orbita (esoftalmo)». Una implicazione che, oltre al danno funzionale (la perdita della vista nei casi più gravi), impatta sul piano estetico per le deformazioni dei tratti del volto e psicoemotivo con la dolorosa perdita di identità: esiti tanto più pesanti, essendo una patologia prevalentemente femminile. «In questi pazienti occorre riportare il perfetto compenso tiroideo prima della vaccinazione per evitare che alcuni effetti collaterali, quali tachicardia, astenia, ipertermia, miopatia si amplifichino, mantenendo un monitoraggio stretto nel breve periodo post vaccinale. In caso anche di orbitopatia basedowiana, la vaccinazione va eseguita almeno un mese dalla fine della terapia steroidea, a base di cortisonici ad alte dosi per via endovenosa, per non vanificarne gli effetti».

Sono le donne le più colpite dalla tiroidite di Hashimoto, ma per loro la situazione è più “tranquilla”. «Pur essendo di natura autoimmune, cronica – dichiara Francesco Giorgino, Presidente Società Italiana di Endocrinologia (SIE) – non è una malattia sistemica, ovvero è limitata alla sola ghiandola tiroidea e non si tratta con farmaci immunosoppressori, pertanto non espone a un più alto rischio di sviluppare una malattia grave da Covid-19. L’eccezione alla regola riguarda però la tiroidite di Hashimoto associata a diabete mellito di tipo 1, che solitamente colpisce bambini, ragazzi e giovani adulti ed è insulino-dipendente, e la malattia di Addison che compromette l’asse endocrino, critico per la sopravvivenza in caso di malattie gravi intercorrenti come quella da Covid-19. Questi sono pazienti fragili con priorità alla vaccinazione con formulazioni a RNA, più protettive». In caso, invece, di associazione con artrite reumatoide, Lupus, sclerodermia, la vaccinazione può essere effettuata con malattia stabile e ben caratterizzata; se in fase di esordio è raccomandabile interpellare il reumatologo prima di praticare il vaccino. Fragili sono anche i pazienti con patologia oncologica tiroidea, soprattutto se affetti da tumori più aggressivi o avanzati trattati con farmaci di ultima generazione, tra cui gli inibitori delle Tirosinchinasi. «In pazienti in trattamento attivo – precisa Franco Grimaldi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi (AME) – la vaccinazione va eseguita prima dell’inizio della terapia oncologica».

Esiste qualche rapporto fra recente terapia radiometabolica e rischio di ammalarsi di Covid? Le notizie al riguardo sono buone. «I dati raccolti in tutto il mondo – afferma Maria Cristina Marzola, Consigliere Associazione Italiana di Medicina Nucleare (AINM) – hanno escluso che vi sia un’immunosoppressione rilevante (cioè una riduzione significativa delle difese immunitarie) dopo somministrazione di dosi standard di 131Iodio. Dunque non è significativamente aumentata la probabilità di infezioni, compresa quella virale da Covid-19, ed è assolutamente sicuro vaccinarsi prima o dopo terapia con radioiodio a dosi standard. Vanno invece valutati singolarmente i pochi pazienti ad alto rischio sottoposti a terapie con elevate dosi di radioiodio». Riguardo i bambini, non si può parlare di vaccinazione, ma di dati rassicuranti sull’impatto del virus anche in caso siano affetti da ipotiroidismo congenito o acquisito e ipertiroidismo. «Non emerge un maggior rischio di contrarre l’infezione – rassicura Maria Cristina Vigone, Segretario generale Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) – né di prognosi peggiore; tuttavia sono possibili maggiori complicanze in pazienti con funzionalità tiroidea scompensata, soprattutto con ipertiroidismo, che vanno protetti con programmi di continuità assistenziale, visite periodiche programmate anche in modalità alternative con consulenze telefoniche, video-consulenze e servizi di telemedicina».

Cosa insegna Covid-19? «Innanzitutto che con la pandemia è ancora più importante mantenere in buona salute la tiroide – raccomanda Luca Chiovato, Presidente Associazione Italiana della Tiroide (AIT) – rivolgendosi al proprio medico senza trascurare alcun campanello di allarme». In secondo luogo che «l’attenzione a tutte le patologie, in particolare oncologiche, torni al centro dell’agenda di Governo – conclude Anna Maria Biancifiori, Presidente Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) – dal momento che gli ultimi dati paventano il rischio che nei prossimi anni la mortalità dei pazienti colpiti da tumore aumenti di circa il 20% in conseguenza della pandemia».

Per ricevere maggiori informazioni, saranno disponibili anche consulti con specialisti durante tutta la Settimana della Tiroide, promossa dalle principali società scientifiche endocrinologiche, mediche e chirurgiche, quali AIT, SIE, AIMN, l’Associazione Medici Endocrinologi (AME), la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), la Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC), la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), insieme a CAPE e ETA ed è sostenuta con un contributo incondizionato da Ibsa Farmaceutici Italia, Merck Serono e Eisai. Tutte le iniziative locali di prevenzione e informazione che si svolgeranno durante la Settimana sono disponibili alla pagina Facebook dedicata e sul sito www.settimanamondialedellatiroide.it.

di Francesca Morelli

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