C’è un nuovo vaccino contro l’influenza: è uno spray nasale che è gradito ai piccoli, ma è indicato anche per i grandi. Un’ottima opportunità per vaccinare i bambini subito e ogni anno: è chiara la raccomandazione degli esperti e dei pediatri, perché i più piccoli sono dei “facilitatori” del contagio. Prendono l’influenza in classe, nella vita di comunità o in ambienti chiusi e la portano a casa, contaminando – fino all’80% dei casi – nonni, soggetti anch’essi fragili, insieme a immunocompromessi e donne in gravidanza, ma anche mamme e papà.
Se nei piccoli l’influenza è più frequente con manifestazioni tipiche come febbre alta, tosse, dolori muscolari e malessere generale, e in alcuni casi con complicanze, i nonni e gli anziani sono più a rischio di implicazioni importanti. Perché l’influenza si somma ad altre condizioni di fragilità, come problematiche cardiovascolari, diabete, patologie oncologiche, che possono aggravare lo stato della patologia inziale, con il rischio di ricoveri ospedalieri. «Globalmente, circa il 42% di tutte le ospedalizzazioni per influenza riguarda bambini e adolescenti, spesso sani e non vaccinati – dichiara Rocco Russo, Specialista Ambulatoriale Pediatra presso l’Asl di Benevento e Coordinatore Tavolo Tecnico Vaccinazioni SIP (Società Italiana di Pediatria) – e il 20% dei bambini ospedalizzati può andare incontro a complicanze che richiedono la terapia intensiva, con un rischio maggiore tra i 9 e i 17 anni. Questa fascia d’età non solo è più vulnerabile, ma una volta contagiata può presentare complicanze come polmoniti, otiti, alterazioni gastrointestinali ed encefalite». Dunque l’influenza non è mai “banale”, come è ritenuto nell’opinione collettiva, ma è una problematica da tenere sotto controllo come ogni altra e da trattare con le giuste cure: riposo, adeguate terapie, senza fare uso di antibiotici (che verranno prescritti dal medico in specifici contesti, ad esempio in caso di sovraesposizioni o infezioni) e ritorno alla vita quotidiana, scuola compresa, dopo un periodo di convalescenza. Infatti in caso di ricadute, anche l’influenza diventa più difficile da trattare. «È importante che i genitori si rivolgano al pediatra se si verifica un importante aumento di febbre e dei sintomi correlati nell’arco di 4/48 ore – sottolinea il dottor Russo – in modo che il medico possa intercettare eventuali criticità». Per prevenire, o comunque attenuare, tutto questo è bene vaccinarsi: uno “strumento” strategico, innanzitutto di salute pubblica poiché tutela la comunità dalla diffusione del virus per il cosiddetto “effetto gregge”, e poi di protezione per la persona.
Vaccini oggi proposti in soluzioni “smart”, come sottoforma di spray nasale, ad alta efficacia, gradito ai bambini perché senza ago non fa paura e che, grazie a questi vantaggi, favorisce anche una migliore aderenza alla campagna vaccinale, quindi all’aumento delle coperture, che dopo il Covid, hanno subito un sensibile calo (ora in lieve ripresa). «Per i bambini – prosegue il pediatra – la vaccinazione antinfluenzale è indicata dai 2 ai 18 anni e viene rimborsata dai 2 ai 6 anni a livello nazionale. Per tutti loro è oggi disponibile il vaccino vivo attenuato antinfluenzale (LAIV), uno spray nasale, che inizia la sua azione di efficacia a circa 14-15 giorni dalla somministrazione – il tempo necessario allo sviluppo degli anticorpi – che ha dimostrato di poter ridurre le ospedalizzazioni fino al 61%». LAIV ha specifiche caratteristiche: «Si distingue innanzitutto dai vaccini inattivati (IIV) – chiarisce il Professor Silvio Tafuri, Ordinario di Igiene Generale e Applicata presso l’Università degli studi di Bari Aldo Moro – perché contiene virus indeboliti, incapaci di causare la malattia, ma in grado di stimolare una risposta immunitaria simile a quella naturale. Questo meccanismo consente la produzione di anticorpi IgA e IgG e l’attivazione delle cellule T, garantendo una protezione ampia e duratura. Gli studi mostrano che l’efficacia reale del LAIV è stata del 61,9% verso tutti i ceppi e che la protezione offerta tende a mantenersi stabile fino a un anno». Ciò non toglie che il bambino potrà comunque contrarre l’influenza o altre sindromi simil-influenzali e forme virali, ma auspicabilmente le manifestazioni saranno più lievi e contenute». Il vaccino, inoltre, ha un ruolo anche sociale: ad esempio contribuisce a ridurre i giorni di assenza dei piccoli da scuola e di conseguenza dei genitori dal lavoro (in media di 3,2 giorni) oltre, come detto, a limitare i contagi: «Vaccinare la fascia 5-17 anni con il vaccino spray LAIV – informa il dottor Russo – comporta una riduzione del 7,3% dei casi sintomatici di influenza in tutte le età, con benefici evidenti anche tra gli over 65, fascia in cui spesso rientrano proprio i nonni. In base alle raccomandazioni del Calendario Vaccinale per la Vita 2025, il vaccino spray è raccomandato in via preferenziale per i bambini dai 2 ai 6 anni, ma è indicato fino ai 18 anni, offrendo una protezione efficace, indolore, alta tollerabilità e semplicità di somministrazione anche nelle scuole che sarebbero il luogo migliore e più adeguato a vaccinare i bambini o negli studi dei pediatri di famiglia. I quali, primi promotori e somministratori, in caso di una eventuale impossibilità logistica, possono comunque essere aiutati dai Centri vaccinali che metteranno in atto le opportune sinergie finalizzate a colmare l’eventuale locale criticità dell’offerta vaccinale per la fascia pediatrica».
Tuttavia il vaccino non è la sola arma di prevenzione, esistono anche regole di “buona educazione”: «L’adozione di comportamenti e misure igienico-sanitarie – commenta il professor Tafuri – come lavare regolarmente le mani, osservare una buona igiene respiratoria, evitare di toccarsi occhi, naso o bocca, rimanere a casa se si presentano sintomi, non entrare a stretto contatto con persone con sintomatologia che può essere attribuibile all’influenza – sono indispensabili e sinergiche al vaccino nel ridurre la trasmissione del virus».
Sulla base di dati che arrivano dall’emisfero australe, si stima che quest’anno l’influenza possa essere più “aggressiva” dello scorso anno, quando già aveva colpito quasi 4 milioni di persone, il 23% dei 16 milioni e 129mila casi stimati di sindromi simil-influenzali, un numero mai registrato in precedenza. «In relazione ai bambini, i dati di sorveglianza internazionale, come quelli di Respivirnet – conclude Tafuri – mostrano un impatto significativo dell’influenza su questa fascia di popolazione, con i tassi di ospedalizzazione 2024-2025 tornati ai livelli pre-pandemici, in cui si erano ridotti grazie a distanziamento sociale, dispositivi di protezione individuale e il verificarsi del cosiddetto fenomeno di antagonismo dei virus».
di Francesca Morelli