“Donne in salute”: parte da Milano il progetto “Città sane”

L’annuncio arriva in occasione della Giornata nazionale della salute della donna, istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 22 Aprile di ogni anno. Parte da Milano, in rappresentanza di Regione Lombardia, considerata un’eccellenza in sanità, “Donne in salute”, un progetto itinerante, promosso da Rete Italiana Città Sane OMS, voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Agenzia delle Nazioni Unite ONU per la Salute e dal Comune di Milano. Accolta a Palazzo Marino, che si offre in un certo qual modo come luogo in cui le donne possono trovare casa e risposta alle proprie necessità, si pone come obiettivo di portare sul territorio una maggiore consapevolezza sulla salute femminile e sull’importante apporto che le donne possono dare in sanità e nell’informazione scientifica, meglio dire “potrebbero”, in quanto sono ancora sottorappresentate e faticano ad affermarsi, nella professione, nella ricerca, negli scatti di carriera. Senza considerare che questa “discriminazione” ha risvolti importanti sulla salute.

«Questa giornata – dichiara Lamberto Bertolé, Assessore al Welfare e Salute, presidente della Rete Città Sane – deve esser occasione per far acquisire consapevolezza sulla diagnosi, prevenzione e cura e per promuovere l’attenzione alla specificità dei bisogni di genere. Nell’agenda pubblica deve entrare la voce femminile, dando ascolto alle problematiche di salute enunciate, e consolidando la figura della donna in organismi di governo». Un’ attenzione che deve estendersi anche ai servizi: un punto di debolezza che non risponde ai bisogni di Città sane. Per fare qualche esempio, solo alcune Regioni dispongono di consultori in cui le donne e le ragazze in particolare, possono parlare di contraccezione, prevenzione e ricevere un counselling e una scelta contraccettiva da puntualizzare con il proprio medico di riferimento. Secondo recenti indagini l’Italia è tra i Paesi fanalini di Europa nella contraccezione, specialmente ormonale, nonostante sia oggi sicura, posizionandola al 25° posto per lo scarso utilizzo: solo il 14-20% di donne in età riproduttiva ne fa ricorso. Alla base la mancata “consapevolezza”. «È imperativo fare informazione – dichiara Franca Fruzzetti, Past Presidente SIC (Società Italiana della Contraccezione) attraverso fonti autorevoli, medici, scuola, società scientifiche, con iniziative e linguaggi mirati al target. Il ruolo delle Istituzioni è fondamentale per garantire un’ informazione sicura, che consenta alla donna di avere un appoggio nelle proprie scelte, orientate ad avere una o più gravidanze ma anche no, e laddove necessario, specie nelle classi sociali meno abbienti, strumenti contro il rischio di gravidanze indesiderate». Ma la scelta ormonale è un “ostacolo” anche in età menopausale: assunta solo dal 5% di donne sulle oltre 12 milioni, la TOS (Terapia Ormonale Sostituiva) è una opportunità di prevenzione a largo raggio. «È un aiuto importante per ridurre gli effetti collaterali della menopausa, che occupa 1/3 della fase della vita della donna. Non è una malattia, chiarisce Filippo Murina, Vicepresidente SIM (Società Italiana della Menopausa) – ma può essere gravata da segni e sintomi che riducono la qualità della vita: disturbi vasomotori, vampate di calore, maggior rischio di problematiche cardiovascolari, metaboliche e ossee. Tutte invalidanti per la vita privata, professionale, di relazione e di coppia. Il ruolo del medico è quello di formare e sensibilizzare con adeguati counselling, anche in riferimento alla sessualità e ai trattamenti disponibili che consentono alla donna di vivere appieno l’intimità di coppia. Al pari va posta attenzione alla vulvodinia, un problema meno noto di altri, che interessa il 18% delle donne con un ritardo diagnostico di circa 4 anni, a causa dei pochi centri specialistici e del mancato riconoscimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), nonostante il forte impatto sulla qualità della vita».

Fattore aggravante del “quadro clinico”, già critico, la solitudine: una emergenza sociale. «Le donne – aggiunge Claudio Mencacci, presidente del Comitato Scientifico Onda e della Società Italiana Neuropsicofarmacologia – sembrerebbero più capaci di “fare rete”, ma in realtà sono più sole e più a rischio di solitudine, soprattutto nella giovane età dove le ragazze, rispetto ai maschi, hanno bisogno di relazioni più profonde e intime, in gravidanza in cui la solitudine si associa alla paura fisica, al sentimento di non essere all’altezza del ruolo, alla delusione di mancati supporti da parte di partner, famiglia, strutture, nel climaterio dove la solitudine è secondaria alle difficoltà dei diversi percorsi di carriera, stipendi più bassi rispetto alla compagine maschile e parità di ruolo e competenze, aumento del rischio di malattie e, non ultimo, la fase dell’età avanzata. La solitudine è una emergenza sanitaria oltre che sociale. Studi di letteratura dimostrano che rompere la barriera della solitudine riduce del 20% le implicazioni sulla salute della donna, prima di tutto ansia e depressione. Spesso sottostimate sono invece causa di alterazione dello stato immunologico e infiammazione: un danno alla salute. Intervenire sulla solitudine, allora, non significa solo agire sulla salute ma è strumento per avere una città e una comunità sane».

Non ultimo è necessario fare empowerment tramite una corretta informazione. «Sono le pazienti – specifica Antonietta Nosenzo, Chirurga senologa e Consigliere Fondazione Onda ETS – che mi hanno insegnato come informare e cosa comunicare, bisognose soprattutto di avere un counselling di vita pratica, nell’ ambito della sessualità dove è possibile offrire oggi, anche a pazienti oncologiche, adeguati trattamenti, o informazioni di prevenzione secondaria per evitare le probabilità di recidiva». La comunicazione, in grado di trasmettere valori e empatia, è sinergica nel favorire l’adesione a comportamenti a sostegno delle salute, impattante anche sui risvolti economici e di spesa. In ambito di salute potranno essere utili, nell’empowerment, anche strumenti e  piattaforme digitali, potenziate dall’Intelligenza Artificiale, come SARA (una donna digitale) che ha l’obiettivo di avvicinare i pazienti/cittadini alla salute e alla prevenzione e il ruolo di advocacy delle Associazioni come Europa Donna Italia. «Portiamo la voce delle donne ai Tavoli Istituzionali – commenta Rosanna D’Antona, Presidente – con l’intento di istruire, educare, comunicare i parlamentari su aspetti, richieste e necessità di vita vera delle donne-pazienti, che sono sostenute e approvate da medici del nostro Comitato scientifico». La salute e la salute di genere sono oggi una sfida per Istituzioni, medici, percorsi di diagnosi e cura e strutture sanitarie. «Le donne da sempre portavoce della salute familiare, fruitrici e professioniste – conclude Carola Salvato, Presidente di GWPR Italia – sono una risorsa da valorizzare per il sistema salute del Paese e sulle quali investire». “Donne in Salute” ha ricevuto il patrocinio di Fondazione Onda ETS, Europa Donna Italia, Donne protagoniste in Sanità, GWPR Italia, Donne Leader in sanità, #InclusioneDonna, Women for Oncology Italy, Fondazione Bellisario, SIC (Società Italiana della Contraccezione) e SIM (Società Italiana della Menopausa).

di Francesca Morelli

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