Kate Middleton: le ipotesi più accreditate sull’intervento all’addome

Mentre re Carlo III, con un comunicato ufficiale emesso da Buckingham Palace, ha reso noto di avere un tumore, senza specificare in quale organo, scoperto dopo il recente intervento alla prostata, e rassicura i sudditi che sta già iniziando le cure appropriate, ancora poco si sa della patologia che ha richiesto un intervento all’addome per la principessa del Galles Kate Middleton, che ha trascorso la prima settimana di convalescenza all’Adelaide Cottage di Windsor, dopo le dimissioni avvenute il 29 gennaio dalla London Clinic, dove era ricoverata dal 16 gennaio e dove il 17 ha subito un “imprecisato” intervento all’addome. Non ancora ufficialmente confermate infatti le precise cause del ricovero e dell’intervento, anche se numerosi e attendibili tabloid inglesi parlano di diverticolite acuta, smentendo le allarmanti notizie apparse i giorni scorsi su alcuni giornali spagnoli relative a gravi rischi corsi dalla Principessa durante l’intervento chirurgico. Cerchiamo di capire di che malattia potrebbe trattarsi e quali le eventuali complicanze, con la consulenza del professor Marco Antonio Zappa, Direttore UOC Chirurgia Generale dell’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, specialista in Chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva che, con la sua équipe, a fine settembre aveva salvato la vita a Fedez colpito da emorragia addominale.

Che cos’è la diverticolite?
«La diverticolosi intestinale è una patologia causata da estroflessioni della mucosa e della sottomucosa a carico delle pareti dell’intestino. Questa situazione si verifica in modo particolare nel tratto del colon denominato sigma, dove è maggiore la pressione determinata dal transito intestinale. Quando i diverticoli si infiammano, ecco che il quadro clinico si trasforma in diverticolite che può, a sua volta, avere ulteriori evoluzioni: può essere circoscritta a pochi diverticoli o estesa ad un tratto più ampio dell’intestino; può causare emorragia o complicarsi ulteriormente con una perforazione. In questo caso possiamo distinguere perforazioni che determinano un ascesso localizzato e tamponato, oppure in casi più rari una peritonite diffusa».

Quali sono le cause di questa patologia e come diagnosticarla?
«Le cause sono molteplici come una condizione genetica predisponente, l’obesità, la stipsi cronica, l’età avanzata, una dieta povera di fibre e uno stile di vita sedentario. La sintomatologia della diverticolite è rappresentata da dolore acuto in fossa iliaca di sinistra (tale da essere denominato appendicite di sinistra), febbre, alternanza d’alvo (stipsi/diarrea), astenia (debolezza), nausea. Il paziente con diverticolosi presenta solitamente dolori crampiformi o colici, saltuariamente, spesso associati ad alternanza d’alvo. La diagnosi è appannaggio della colonscopia (virtuale o tradizionale): in presenza di diverticolite, i sintomi precedentemente descritti per tale complicanza si accentuano e richiedono il ricorso al pronto soccorso dove, oltre all’esame obiettivo e agli esami ematici che sono molto indicativi, verrà sottoposto ad una Tac addominale con mezzo di contrasto che, immediatamente, saprà valutare lo stadio della diverticolite, la presenza di un eventuale ascesso o di una peritonite dando un’indicazione sulla terapia da mettere in atto».

Come viene trattata?
«Il trattamento della diverticolite dipende dallo stadio in cui è diagnosticata e dall’esito della Tac addominale. Innanzitutto si procede al ricovero ospedaliero, con digiuno e nutrizione per via endovenosa per alcuni giorni, un antibiotico come terapia mirata e in seguito una dieta personalizzata ad hoc: nella maggior parte dei casi, questi trattamenti portano alla risoluzione del quadro acuto. Certamente il paziente, una volta dimesso, dovrà mantenere regole di alimentazione e di attenzione nel corso del tempo e di follow-up medico costante. Le indicazioni all’intervento chirurgico nel corso degli anni si sono ridotte ai casi di peritonite diffusa o a casi di continui accessi in pronto soccorso, in seguito a mancate risposte a trattamenti medici e dietetici ad hoc. Purtroppo la mia esperienza clinica personale indica che, anche allo stato attuale dell’arte, è molto frequente ritrovarsi pazienti in pronto soccorso in condizioni gravi da peritonite post diverticolite per i quali diventa necessario ricorrere ad interventi d’urgenza salva vita, con la resezione del tratto del colon che ha i diverticoli infiammati».

Quali sono i tempi di recupero?
«Dipendono da com’è il paziente e dalle condizioni in cui arriva in ospedale. La terapia chirurgica dura 2-3 ore, ma dipende se viene fatta in laparoscopia, meno invasiva, o laparotomia, aprendo cioè la parete addominale. Se la diverticolite è acuta e c’è molta infiammazione, spesso si fa in laparotomia. E allora questo vuol dire tempi di intervento più brevi, ma di recupero più lunghi».

E questo spiegherebbe il motivo per cui la principessa Kate ha annullato tutti gli appuntamenti ufficiali previsti nei prossimi mesi e dovrebbe riapparire in pubblico non prima di Pasqua. Nell’Adelaide Cottage di Windsor, dove la principessa ha potuto riabbracciare i suoi figli, George, Charlotte e Louis, trascorrerà la sua convalescenza, assistita da uno staff di medici e fisioterapisti, in contatto diretto con l’équipe della London Clinic, da dove verrà costantemente monitorata con video check-up, realizzati da personale specializzato. Ma questo non le impedirà di lavorare in smart working, seguendo in particolare il Progetto Shaping Us per la prima infanzia che le sta particolarmente a cuore.

di Paola Trombetta

 

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