Fuoco di Sant’Antonio: per gli over 65 e i “fragili”, consigliata la prevenzione vaccinale

«Stavo vivendo un periodo di grande stress a causa della preparazione della Giornata mondiale dedicata alle Malattie reumatologiche. Un giorno ho iniziato ad avvertire una sorta di prurito al fianco e ho poi notato la presenza di piccole vescicole rossastre, disposte a grappolo. Immediatamente ho chiamato il mio medico, che si trovava a Lecce: gli ho mandato le foto della zona interessata. Le ha girate subito a un collega dermatologo e in un paio d’ore ho avuto la diagnosi: si trattava di Herpes zoster, più conosciuto come Fuoco di Sant’Antonio. Ho iniziato la terapia antivirale specifica, che mi ha permesso di risolvere in modo rapido il dolore che questa infezione provoca, a volte anche in forma grave. Ma ero preoccupata per eventuali interazioni con i farmaci che stavo già assumendo per la mia malattia reumatologica. Per fortuna, sotto la guida degli specialisti, tutto si è risolto al meglio e in breve tempo. Dobbiamo sfatare i falsi miti, legati a questa malattia, che viene in alcuni casi considerata contagiosa: per questo è importantissima l’informazione corretta. Come Associazione Nazionale Persone con malattie Reumatologiche e rare APMARR – APS ETS ci siamo impegnati a far conoscere questa malattia e soprattutto la possibilità di avere oggi un vaccino che possa prevenirla, in particolare nei soggetti che hanno già una fragilità, come una patologia reumatologica, per la quale devono assumere farmaci immunosoppressori, che abbassano le difese immunitarie ed espongono maggiormente alle infezioni. Abbiamo perciò aderito con entusiasmo a informare sull’efficacia del vaccino contro l’Herpes zoster». È sempre in prima linea Antonella Celano, presidente di APMARR, nel diffondere informazioni ai propri associati e non ha remore a citare la sua testimonianza di un’infezione come l’Herpes Zoster che oggi si può prevenire, soprattutto nelle persone “fragili”, con il vaccino.

Quanto si sa di questa malattia? Come si manifesta? In quali casi è consigliato il vaccino? Sull’argomento si sono confrontati diversi specialisti intervenuti a Roma, in occasione della presentazione della Settimana Internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes Zoster (26 febbraio-3 marzo), promossa da GSK in collaborazione con la Federazione Internazionale sull’Invecchiamento (IFA).

«L’Herpes Zoster è una malattia infettiva scatenata dalla riattivazione del virus che causa la varicella. Il 90% degli adulti ha contratto il virus della varicella ed è quindi potenzialmente a rischio. Il dolore, che è la caratteristica fondamentale dell’Herpes zoster, viene ben rappresentato dall’immagine del “serpente che ti agguanta e ti brucia”», puntualizza la dottoressa Maria Laura Tini, medico di Medicina Generale di Roma e Patient advocate per Fondazione Incontra Donna. «Come medico di Medicina Generale ritengo necessario l’aggiornamento continuo per fornire agli assistiti informazioni utili per fare prevenzione di quelle malattie, di cui i vaccini sono presidi fondamentali. In quanto paziente oncologica e quindi “fragile”, come socia delegata della Fondazione IncontraDonna, mi sento ancora più impegnata nell’informazione alle pazienti oncologiche rispetto a questi vaccini, sfruttando tutte le opportunità fornite anche dai social, come i podcast di approfondimento. Per questo abbiamo messo a punto il Podcast “Non giocare con il fuoco” per diffondere informazioni su questo vaccino».

«L’Herpes zoster è un “incidente” nella vita dei nostri pazienti che può avere un costo molto alto», fa notare la dottoressa Tecla Mastronuzzi, medico di Medicina generale di Bari e socia SIMG (Società Italiana di Medicina Generale). «Non colpisce esclusivamente i pazienti più anziani, che sono più suscettibili a sviluppare questo virus, ma anche pazienti con una o più malattie per le quali assumono farmaci che riducono le difese immunitarie. E in particolare per lo Zoster la nostra parola d’ordine è “Chiamata Attiva”: individuare i pazienti che possono giovarsi della vaccinazione e comunicare e parlare loro di questa opportunità. Gli ultra 65enni oggi vogliono continuare a viaggiare, a fare sport, ma anche se vogliono stare a casa con i nipotini è giusto che siano aiutati a preservare la loro salute. Occuparci della salute degli ultra 65enni è conveniente per tutti e la strategia vincente è la prevenzione vaccinale, per lo Zoster come per tutte le malattie prevenibili con un vaccino. Anche perché un’infezione di questo genere, se non curata subito con i farmaci antivirali, potrebbe scatenare un dolore molto forte che si può protrarre nel tempo e generare complicanze a livello neuropatico e anche cardiovascolare».

«Come dimostrano i dati, l’Herpes zoster purtroppo non è ancora adeguatamente attenzionato ed è spesso sottovalutato», afferma il Professor Francesco Vitale, ordinario di Igiene all’università di Palermo. «Il Fuoco di Sant’Antonio rappresenta una minaccia per il soggetto adulto e può essere pericoloso soprattutto per i pazienti fragili, in particolare quelli immunocompromessi, perché peggiora spesso il controllo della malattia. Si è visto in particolare che nei soggetti affetti da BPCO (Bronco Pneumopatia Cronico Ostruttiva) e diabete il rischio di contrarre questa infezione è superiore del 20/30% rispetto alla popolazione sana. Per i pazienti cosiddetti “fragili” è anche maggiore il rischio di ospedalizzazione in seguito all’Herpes zoster, per complicanze che si aggiungono alla patologia pregressa. Uno studio recente ha dimostrato che su una media di 74 mila ricoveri per patologie varie, quasi la metà aveva anche un’infezione da Herpes zoster che ha peggiorato lo stato di salute già compromesso dalle altre malattie. Un recente studio pubblicato sul “British Journal of Dermatology” ha dimostrato che le situazioni di stress aumentano del 47% il rischio di contrarre questo virus. Si è visto inoltre che, anche in chi aveva già contratto l’Herpes, potevano verificarsi recidive. Per questo anche a loro si consiglia la somministrazione del vaccino. L’obiettivo che vorremmo raggiungere, considerando anche le raccomandazioni del Piano nazionale di Prevenzione Vaccinale, è di vaccinare il 50% della popolazione sopra i 65 anni. Purtroppo le percentuali dei vaccinati sono oggi nell’ordine del 20%». «Ribadiamo pertanto l’importanza di una maggior informazione sull’Herpes zoster, e anche sulla Nevralgia post-erpetica che rappresenta la principale complicanza e sulle possibilità di prevenzione grazie alla vaccinazione», ha sottolineato Sara De Grazia, Responsabile medico scientifico GSK area vaccini. «Il vaccino oggi a disposizione, che è gratuito e raccomandato per gli ultra 65enni e per i soggetti “fragili” con più di 18 anni, consente di prevenire questa patologia, che può avere un profondo impatto sulla vita delle persone e delle loro famiglie. Per questo è importante che la popolazione adulta e in particolare i soggetti fragili e a rischio si rivolgano al proprio medico di fiducia per avere indicazioni su come riconoscere, comprendere e ridurre il rischio di sviluppare questa malattia debilitante».

Un’indagine europea rivela poca informazione e falsi miti

In occasione della Settimana di sensibilizzazione sull’Herpes zoster (26 febbraio-3 marzo) è stata presentata un’indagine condotta online su 3500 adulti di età pari o superiore a 50 anni, da 15 Paesi, commissionata da GSK. Ecco i principali dati emersi. Almeno 2 persone su dieci non sanno cosa sia l’Herpes zoster, comunemente chiamato Fuoco di Sant’Antonio. Eppure quasi 2 soggetti su 3 sono a conoscenza di persone che ne hanno sofferto e il 12% l’ha addirittura avuto. L’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% provoca anche prurito, il 38% parla genericamente di dolore ai nervi. Sull’età a rischio c’è confusione: il 41% la identifica tra i 50 e i 70 anni, mentre il 40% pensa che possa insorgere a qualsiasi età. Il 7% è convinto che siano a rischio soprattutto gli over-70. Perché si contrae questa infezione? Il 58% è consapevole che questo virus si trovi già nel corpo; il 20% ritiene che si possa prendere il virus da chi è già affetto; il 16% la considera una ricaduta della varicella e addirittura il 50% degli intervistati ritiene che ci si possa contagiare da chi ha la varicella. Il 39% degli intervistati è convinto che non sia possibile sviluppare l’Herpes zoster se non lo si ha già avuto. Dall’indagine emergono dunque molte lacune sulla conoscenza di questa patologia e soprattutto sulla persistenza di falsi miti, che devono essere sfatati rivolgendosi al medico di fiducia o consultando siti autorevoli e certificati come: www.proteggitidalfuocodisantantonio.it

di Paola Trombetta

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