Francesca Rubulotta: la donna dei record

Ne ha fatte di scalate nella sua vita, tanto da essere definita la “donna dei record”. La sua ultima impresa è stata la salita in bicicletta in cima dell’Etna, impresa per la quale è stata nominata “imperatrice dell’Etna”. I fondi raccolti sono stati devoluti per aiutare le donne afghane che, dopo la presa del governo da parte dei talebani nell’agosto 2021, non possono neppure accedere all’università e tanto meno praticare la professione per la quale hanno studiato. Una limitazione che Francesca Rubulotta fa troppa fatica ad accettare. Lei che ha studiato e lavorato duramente per diventare anestesista-rianimatore in un mondo dove questi incarichi professionali sono riservati soprattutto ai colleghi maschi.

Catanese di origine, Francesca è oggi la direttrice dell’Unità di Terapia intensiva della McGill University di Montreal in Québec (Canada), dove è approdata nel 2021, dopo aver trascorso 15 anni a Londra, con l’incarico di docente senior all’Imperial College Medical School di Londra. L’abbiamo intervistata in vista del Congresso di Catania (30 giugno-1° luglio), promosso dalla Associazione iWIN di cui è presidente.

Cosa rappresenta questa Associazione e quali sono i suoi scopi?
«L’ International Women in Intensive and Critical Care Network  (iWIN)  è un hub per la ricerca e l’innovazione a livello mondiale, fondata per sostenere le questioni dell’uguaglianza di genere e per collegare gruppi internazionali che affrontano sfide simili. Gli obiettivi di iWIN sono centrati su: innovazione, diversità, uguaglianza (in progressione di carriera, ricerca, borse di studio, premi e conferenze), advocacy (anche nell’istruzione), leadership (aiutare le generazioni future con la guida dei modelli di ruolo esistenti). iWIN sostiene che tutte le donne in medicina si sentano benvenute, sicure, supportate e rispettate in queste discipline e che le ragazze realizzino le loro aspirazioni. Una rete di network in grado di favorire una maggiore consapevolezza sulle condizioni delle donne che operano nel campo sanitario, così da diffondere buone pratiche di pari opportunità».

Sportiva sin da bambina, si è ispirata al gioco di squadra per realizzare iWIN, con la stessa passione e affiatamento necessari per vincere una partita. Ha studiato e fatto ricerca in tutto il mondo incontrando altre donne brillanti, in carriera, che per raggiungere traguardi importanti, coniugando gli impegni professionali con quelli familiari, hanno dovuto faticare tanto. Come ha fatto a conciliare lavoro, carriera e famiglia?
«Purtroppo appartengo a una generazione che non ha potuto conciliare lavoro, carriera e famiglia. Quando mi sono specializzata in Anestesia e Rianimazione, i turni erano massacranti e non lasciavano spazio per dedicarmi a un progetto di famiglia. E poi la competizione con i colleghi uomini era altissima. Nel 2019, nei Paesi occidentali, le donne iscritte alla facoltà di Medicina e chirurgia erano circa il 70-80%, ma solo 40% alla specializzazione in anestesia. In Italia non raggiungeva il 20%. Nei Paesi dove l’anestesia rappresenta una disciplina separata rispetto alla rianimazione, la percentuale delle donne che sceglie di lavorare nei reparti di terapia intensiva si avvicina al 30% degli iscritti. Se lavorare come anestesista implica orari definiti, all’interno della sala operatoria, per la sola durata dell’intervento chirurgico, nella rianimazione l’orario richiesto è continuativo e l’impegno è ben più faticoso e stressante, anche emotivamente. Bisogna controllare nell’arco delle 24 ore pazienti in condizioni critiche che devono sempre essere monitorati, con macchinari a volte sofisticati, come le apparecchiature per il supporto cardiaco e polmonare. Le modalità lavorative sono dunque coordinate da comitati costituiti prevalentemente da uomini, a fronte di una cura al letto del malato fornita da medici o infermieri che sono invece soprattutto donne».

Con la pandemia causata dal Covid abbiamo conosciuto tutti l’importanza di una professione come il rianimatore e apprezzato l’importanza dell’assistenza che veniva fornita da questi medici, gli unici che potevano stare al capezzale del malato. Come mai esiste un gap di genere così evidente in questo settore della Medicina?
«Una risposta che abbiamo voluto dare a questa “differenza di genere” è stata proprio la costituzione di iWIN che nasce a Barcellona nel 2017 nella forma di un gruppo di studio internazionale unito dalla “Barcelona declaration for equality and diversity”. Nel 2019 viene istituito un comitato per l’organizzazione del congresso iWIN con sede nel Mediterraneo per rafforzare il concetto che, seppur partendo dal problema delle donne, il comitato ha l’ambizione di esplorare anche le difficoltà riscontrate dalle minoranze. Nel 2020 si svolge il primo webinar diviso in tre parti: leadership, innovation e support con il patrocinio della Federazione mondiale di terapia intensiva, la Società australiana, neozelandese, canadese, spagnola e italiana di anestesia e rianimazione. La firma dello statuto e la costituzione della Fondazione iWIN è avvenuta lo scorso 24 giugno a Catania dove si è tenuto il primo Congresso internazionale. iWIN, appena nata, non ha esitato a dare supporto all’emergenza in Afghanistan e ha voluto esprimere la solidarietà alla comunità civile afghana, al corpo docente, agli studenti, alle studentesse e a tutti i componenti delle professioni sanitarie. Ha chiesto con forza che venga garantita e mantenuta la possibilità di accedere ai servizi sanitari e a una formazione di qualità, in grado di garantire uno sviluppo autonomo dei singoli, a prescindere da differenze di genere, origine, cultura e religione. iWIN si sta anche impegnando nella creazione di una rete di colleghi/colleghe che condividano i valori della cooperazione sanitaria attraverso l’implementazione di progetti internazionali e l’avvio di nuove partnership, con attenzione verso le nuove generazioni. Al secondo congresso che sta per iniziare (30 giugno-1°luglio) sono previsti gruppi di studio e tavoli tecnici, composti da team selezionati, per elaborare semplici e fattibili progetti che verranno discussi da un comitato scientifico che raccoglie i rappresentanti di oltre 20 Paesi al mondo. Tra le personalità più di spicco, ci saranno il professor Marco Mascia, titolare della cattedra di Relazioni Internazionali all’Università di Padova, la dottoressa Laura Sabbadini, direttore centrale ISTAT e alcuni rappresentanti dell’ISMETT di Palermo».

Per conoscere tutti i partecipanti e gli argomenti che verranno trattati al Congresso, si può consultare il sito: www.iwinideal.com.

di Paola Trombetta

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