Ritorna la campagna “Fai vincere le tue ossa”

«Mi avventuro in questa campagna sulla fragilità ossea, e sono contenta di farlo –, dichiara Loretta Goggi – perché mi riguarda molto da vicino: ho 70 anni e anch’io mi sottopongo ai controlli periodici per valutare la salute delle mie ossa. Faccio mio il messaggio della campagna e spingo le donne a rischio di frattura, e quindi di peggiorare la loro qualità di vita, compresa la perdita dell’indipendenza, a non trascurare la salute delle ossa e a prendersene più cura in modo costante e convinto, seguendo i consigli dei medici e non interrompendo le terapie specialmente in questo momento di emergenza». È lei, donna attiva, vitale, sensibile alla prevenzione di malattie che impattano sulla qualità della vita, la testimonial d’eccezione della seconda edizione della Campagna “Fai vincere le tue ossa”, promossa da Amgen Italia in collaborazione con APMARR (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare), Fedios (Federazione Italiana Osteoporosi), Fondazione FIRMO (Federazione Italiana Ricerche sulle Malattie dell’Osso), Senior Italia, GISOOS (Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa), OrtoMed (Società italiana di ortopedia e Medicina), SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), con l’egida della SIE (Società Italiana di Endocrinologia).

Dal 17 novembre al 15 dicembre 2020, per tutto il periodo della campagna, sarà attivo il Numero Verde 800.888.844 che ogni martedì e giovedì, dalle ore 12 alle 14 e dalle 16:30 alle 18.30, darà la parola a esperti dell’osso afferenti a Centri specializzati in tutta Italia, per dialogare online con la popolazione e i pazienti su osteoporosi e fragilità ossea. Dunque sulla vitale importanza, per ridurne il rischio, di fare prevenzione con una vita sana a partire dall’alimentazione, ricca di verdure, pesce, parmigiano reggiano e/o di formaggi stagionati (30 grammi al giorno), ma anche di cibi come latte, uova, legumi, cereali, carne contenenti proteine nobili, e poi calcio, selenio, magnesio vitamina D (con un supporto integrativo, laddove necessario), acque calciche e sport che allena anche l’osso a mantenersi in salute. Ma soprattutto la campagna raccomanda di aderire in maniera diligente e costante alla cura prescritta: “Osteoporosi? La terapia non è un gioco. Seguila”, claim dello spot di cui è protagonista la stessa Goggi, diffuso sui mezzi digitali, TV e su carta stampata. Lei stessa ha confidato che si difende dal rischio di osteoporosi con una dieta sana, rinunciando ai “pasticci” culinari, ora facendo passeggiate per ammirare la natura e le bellezze che ha intorno, dopo aver immagazzinato anni di moto studiando danza e praticando esercizio fisico insieme al marito, dando anche qualche consiglio: ho imparato a cadere su un fianco, visto che soffro di fragilità ossea ai polsi e una caduta con mani e braccia sarebbe davvero dannosa.

Una campagna che è una necessità, in considerazione dei numeri nella popolazione femminile, la più colpita: nell’Unione Europea circa il 30% di donne in post-menopausa è affetta da osteoporosi e più del 40% riporterà una frattura nel corso della propria vita. In Italia sono oltre 3 milioni e mezzo, di cui più del 75% sopra i 60 anni, a soffrire di fragilità ossea da osteoporosi con conseguenze e costi socio-sanitari e assistenziali importanti perché un primo evento, anche per traumi lievi, aumenta di cinque volte il rischio di esposizione a una rifrattura nei due anni successivi. Eppure, al riguardo, non si fa prevenzione, né corretta informazione. La campagna Fai vincere le tue ossa” si rivolge in particolare alle donne over 65 e a quelle over 45 che oggi hanno il ruolo di caregiver ma che devono anche cominciare a considerare la salute delle proprie ossa.
«In Italia si spendono 10 miliardi di euro in prevenzione, ma solo una piccolissima quota viene dedicata alla prevenzione della fragilità ossea», dichiara Maria Luisa Brandi, Endocrinologa e Presidente FIRMO. «Continuiamo a ripeterlo da tempo e purtroppo le cose non sono ancora cambiate: nel nostro Paese non si fa prevenzione per l’osteoporosi quasi a voler eludere il problema, come se questa malattia non esistesse; quanto più si parla di fragilità ossea tanto più il problema viene portato all’attenzione dei cittadini, non solo degli anziani, ma anche dei figli e dei nipoti, perché questa patologia e la sua più grave complicanza, la frattura da fragilità, ci riguarda tutti visti i costi socio-sanitari altissimi».

Fare prevenzione significa più salute per l’intero sistema assistenziale e per la persona. «L’80% di chi subisce una frattura da fragilità – aggiunge Annamaria Colao, Presidente SIE – non riesce più a fare le scale, il 50% non è più autonomo e a maggior rischio di esposizione alla ri-frattura. Questo evento gravissimo potrebbe significare che, sebbene il paziente abbia già subito un primo trauma fratturativo, non segua una terapia adeguata per evitare un secondo evento, come accade nel 75% dei pazienti anziani». Rischi di (ri)frattura attualmente aggravati da Covid-19 a causa del “lockdown” (o comunque del rallentamento) della normale operatività delle strutture sanitarie, con interruzione dei percorsi terapeutici e riabilitativi dei pazienti con fragilità ossea.
«I pazienti si sono visti bloccare l’accesso a servizi e prestazioni non procrastinabili – afferma Antonella Celano, Presidente APMARR – come attesta una nostra ricerca che evidenzia nei primi mesi del 2020 un ritardo delle diagnosi precoci del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». Lockdown che sta rischiando, dunque, di ipotecare il futuro dei pazienti con fragilità ossea: «Il paziente si è allontanato dal contatto con il suo medico curante, che è in qualche modo un facilitatore della continuità terapeutica – commenta Umberto Tarantino, Presidente GISOOS – con attuali enormi disagi nel dover riprogrammare una visita, rinnovare un piano terapeutico, effettuare un controllo, fare diagnosi di una frattura da fragilità. Lockdown che ricade anche sul peggioramento dello stile di vita, compresa la scarsa mobilità che compromette lo stato muscolare, causando a lungo termine l’aumento delle fratture da fragilità». Per limitare questo danno e alleviare la pressione sugli ospedali, si sono attivati mezzi digitali di assistenza: «Primi fra tutti – interviene Maurizio Rossini, Presidente SIOMMMS – il telemonitoraggio per il controllo dei risultati degli esami; il teleconsulto fra specialisti e medici di medicina generale per concordare a distanza l’avvio o la prosecuzione di un trattamento, in quanto con fragilità ossea occorre rinnovare periodicamente i piani terapeutici e per non fare sentire solo il paziente nella sua storia di malattia e quotidianità». L’informazione deve andare oltre il paziente ed essere diretta anche al caregiver familiare che può contribuire a evitare fratture in persona a rischio, tanto più gravose in un momento in cui potrebbero esserci limitazioni alla chirurgia immediata o ad accedere alla successiva riabilitazione. «Bisogna trovare soluzioni per la continuità terapeutica – conclude Roberto Messina, Presidente Senior Italia – perché il paziente che si allontana dall’ospedale e dallo specialista per timore del contagio, è a forte rischio di abbandono delle terapie e, dunque, dei benefici ottenuti».

Allora quali sono le raccomandazioni degli esperti e della campagna “Fai vincere le tue ossa” dedicata soprattutto alle donne over 65, le più a rischio, e alle over 45, oggi caregiver, anche loro in età per pensare alla salute delle ossa con l’approssimarsi della menopausa?

  • (Pre)Occuparsi delle proprie ossa perché uno scheletro fragile è anche più debole di fronte all’eventualità di una prima frattura e ancora di più di una seconda. Evitabili con un’accorta prevenzione.
  • Non mettere in ‘lockdown’ le terapie ma seguirle alla lettera secondo prescrizione e effettuare regolari controlli, con esami diagnostici e visite specialistiche.
  • Aprirsi al dialogo con il medico di riferimento, essenziale per migliorare la continuità terapeutica e assistenziale anche da remoto e ricevere cure adeguate, per il controllo del rischio di frattura.

Per ulteriori informazioni sulla campagna, osteoporosi, prevenzione, fratture da fragilità ossea, consultare il sito:  www.ossafragili.it

di Francesca Morelli

Il vissuto delle donne in tema di osteoporosi

Sensazione di fragilità, vulnerabilità, limitazione nella vita di tutti i giorni, timore per il futuro e perdita di autonomia. Sono questi gli stati emotivi percepiti dalle donne in tema di osteoporosi, emersi da un’indagine qualitativa condotta da Chiesi Italia. Sensazioni che si accompagnano spesso anche a “sintomi” psicologici e umorali, come la tendenza alla depressione, e fisici come una sintomatologia dolorosa, spesso considerata dagli specialisti come “a parte” rispetto all’osteoporosi. Eppure, nonostante il vissuto delle donne con o a rischio di osteoporosi sia il medesimo, la reazione verso la problematiche può essere duplice e molto differente, permettendo di suddividere le donne in due macro-gruppi. Le “reattive”: donne dinamiche e amanti della vita, che non si lasciano sopraffare dalla sensazione di invecchiamento e riprogrammano le proprie attività per vivere al meglio. Si sentono protagoniste della terapia e fanno il possibile per rallentare la progressione della malattia, con attività fisica mirata e stile di vita corretto. All’opposto le donne “attendiste”: si fanno sopraffare da un diffuso timore e senso di colpa per non aver agito in tempo, avvertendo il peso di una storia di sopportazione del dolore e sintomi trascurati alle spalle. Maturano, quindi, un atteggiamento acritico nei confronti della terapia e poco diligente che fa vivere la malattia come una condanna, all’insegna della rassegnazione. In entrambi i casi le donne riconoscono nell’ortopedico e nel reumatologo i punti di riferimento, nonostante la percezione nei loro confronti sia di scarso investimento sulla malattia, sull’ascolto delle loro necessità e sul bisogno di maggiore empatia. Di contro la relazione è sensibilmente migliore con gli specialisti dei Centri Osteoporosi, realtà territoriali ancora poco conosciute, e con i fisiatri cui le pazienti riconoscono un approccio più attento e articolato, con più spiegazioni e consigli. Un percepito avvertito anche dagli stessi esperti, come attesta la ricerca:  l’84% degli ortopedici intervistati ritiene necessario un maggior coinvolgimento della classe medica sul tema dell’osteoporosi, mentre l’87% riferisce la maggiore informazione delle donne sull’osteoporosi e le sue implicazioni.  F.M.

 

 

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