Atrofia vulvo-vaginale: oggi si cura con un farmaco

È uno dei disturbi più fastidiosi delle donne in menopausa. L’Atrofia Vulvo Vaginale (AVV) interessa più del 50% delle donne, sia in menopausa naturale che in quella indotta dai farmaci oncologici (dove può raggiungere anche il 60-80%). In queste donne i sintomi, quali secchezza vaginale e dolore ai rapporti, si presentano con maggiore intensità e hanno un peso importante sulla qualità di vita, interessando una fascia d’età ancora giovane. Di queste problematiche si è discusso in occasione dell’evento: “Femminilità e intimità di coppia in menopausa: il ruolo dell’atrofia vulvo vaginale”, che si è svolto sabato 19 maggio, nell’ambito dell’evento “Race for the Cure” al Circo Massimo di Roma, organizzato da Shionogi, in collaborazione con Susan G. Komen Italia. 

«La menopausa indotta è conseguente alle terapie che si seguono dopo una diagnosi di tumore al seno provocando l’interruzione dell’attività ovarica. Questa condizione, assieme alla diagnosi ricevuta, rappresenta un momento delicato della vita della donna che può mettere in crisi l’identità femminile e può associarsi a un aumentato rischio di depressione e sintomi psicosomatici (insonnia, ansia, affaticamento, difficoltà di concentrazione)», commenta la dottoressa Roberta Rossi, presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS). «La menopausa indotta può anche avere conseguenze sul rapporto di coppia. E qui entrano in gioco le problematiche a livello sessuale, con la presenza dell’atrofia vaginale che si presenta come un sintomo molto fastidioso, che può causare rapporti sessuali dolorosi per la mancata lubrificazione della mucosa vaginale. Una condizione che influisce sul calo del desiderio sessuale e determina il conseguente venir meno dell’intimità della coppia. Questi problemi insorgono sempre più spesso in donne giovani, che si trovano ad affrontare sintomi ancora più fastidiosi per la brusca interruzione ormonale determinata dalla terapia con farmaci chemioterapici. La penetrazione dolorosa influisce negativamente sul benessere sessuale e la qualità di vita della donna.  La reazione di allontanamento di alcuni partner in questa fase, a volte per paura a volte per disinteresse, non aiuta la donna a superare i disagi sperimentati e la relazione sessuo-affettiva subisce un forte decremento». «Una situazione simile viene vissuta dalle donne in menopausa naturale e molte di loro si rassegnano, considerando i disturbi della sfera sessuale come inevitabili segnali di un fisiologico invecchiamento e non sapendo che ci sono farmaci che possono aiutare a risolvere questa condizione di atrofia», prosegue la dottoressa Rossi. «Non sono molte, ma ci sono, quelle che invece reagiscono, chiedono aiuto al ginecologo o al sessuologo, e affrontano con fiducia questi problemi, spinte magari dall’interesse per una nuova relazione. E a tutti i costi cercano di trovare una soluzione. Oggi per fortuna esistono anche terapie, orali e non ormonali, in grado di migliorare questo disturbo. Per questo motivo il consulto con uno specialista diventa fondamentale».

Ci sono soluzioni terapeutiche differenti che possono essere personalizzate per ciascuna donna. «Trattare l’Atrofia Vulvo Vaginale, potrebbe prevenire il cronicizzare di questo disturbo e migliorare quei disturbi iniziali legati a lieve incontinenza urinaria o infezioni urinarie ricorrenti», puntualizza la professoressa Paola Villa, responsabile dell’Ambulatorio Menopausa e Osteoporosi del Policlinico Gemelli di Roma. «Esistono trattamenti sintomatici ad uso locale (creme, ovuli a base di collagene, acido ialuronico, vitamina A, aloe e altri prodotti emollienti). Oppure creme e ovuli contenenti estrogeni (estradiolo, estriolo) che favoriscono la crescita dell’epitelio vaginale. Questi prodotti a base di ormoni non sono però indicati alle donne operate di tumore, che hanno assunto per anni farmaci antiormonali come il tamoxifene». A loro, invece, una volta concluso il ciclo di terapia oncologica, può essere somministrato un farmaco, ospemifene, da tre anni in commercio, di cui si sta richiedendo la rimborsabilità. «Non è un ormone, ma agisce come tale sui recettori a livello vulvo-vaginale», spiega la professoressa Villa. «Appartiene infatti alla categoria dei SERMS (Modulatori Selettivi dei Recettori degli Estrogeni): molto efficace sull’epitelio vulvo vaginale, migliora in parte il metabolismo osseo, mentre non ha alcun effetto sulla mammella e sul sistema nervoso e perciò non riduce le vampate. E’ attualmente l’unico farmaco per l’Atrofia Vulvo Vaginale nelle donne in menopausa indotta da farmaci per le patologie oncologiche, al termine di questi trattamenti. Si può assumere per periodi dai 3 ai 6 mesi, con intervalli di sospensione. Può ovviamente essere utilizzato anche dalle donne in menopausa con problemi di atrofia vaginale. Dal recente Studio EVES, condotto su circa 2 mila donne in diversi centri della menopausa italiani e spagnoli, l’Atrofia Vulvo Vaginale è confermata come il disturbo più fastidioso, presente addirittura nel 90% delle donne che si presentavano a questi centri».

Per ricevere consulenze con un ginecologo, esperto in problematiche della menopausa:  www.ilmiopiccolosegreto.it/ginecologo/

di Paola Trombetta

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