Contraccezione: millennial e baby boomer a confronto

Con l’arrivo dell’anno nuovo, sono stati resi noti i risultati di un’indagine, condotta da GfK Health per conto di Bayer in 9 Paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Belgio, Irlanda, Messico, Brasile, Stati Uniti) su un totale di 9.000 donne tra i 21 e i 65 anni, per valutare il trend dei giovani e il loro approccio alla sessualità e alle conoscenze in ambito contraccettivo. Ne emerge che poco è cambiato rispetto al passato e che persistono molte lacune relative alla contraccezione, sebbene oggi ci sia un’elevata facilità nel reperire le informazioni grazie al web. Al giorno d’oggi le millennial (21-29 anni) affrontano la prevenzione in ambito sessuale in modo molto simile alle loro madri, le baby boomer (50-65 anni). Il 51% di queste ultime riteneva di non possedere le informazioni necessarie per intraprendere una scelta consapevole e lo stesso problema viene riferito dal 35% delle millennial, malgrado abbiano accesso a più informazioni rispetto al passato.

Tra i contraccettivi inclusi nell’analisi, viene considerato anche il coito interrotto, che si colloca addirittura al terzo posto per popolarità, dopo l’uso del preservativo e quello della pillola che, in Italia, rimane il contraccettivo più conosciuto tra le ragazze di età compresa fra i 20 e i 29 anni. Dallo studio condotto, più della metà delle intervistate (57,1%) ha ammesso di aver avuto rapporti non protetti. Le ragioni sono svariate: molte hanno volutamente scelto di non utilizzare protezioni e affidarsi alla fortuna, mentre oltre il 40% dichiara di non aver avuto alcun metodo contraccettivo disponibile al momento del bisogno. Un ulteriore dato allarmante, fornito dal Ministero della Salute, è il rapido aumento della contraccezione di emergenza, decuplicata nell’ultimo anno: testimonianza di una lacuna informativa tra le alternative di contraccezione (vedi box in basso).

Delle 208 milioni di gravidanze annue in tutto il mondo, secondo le stime dell’Oms il 41% non sono programmate. L’11% di questi casi riguarda donne tra i 15 e i 19 anni, per un totale di circa 16 milioni di gravidanze adolescenziali all’anno. Uno scenario preoccupante, confermato anche dallo studio condotto dall’Istituto di ricerche GfK Health, che ha dato voce a 3 mila adolescenti sul loro approccio alla sessualità e alla contraccezione. Nello studio risulta altrettanto allarmante che il 25,1% degli intervistati non utilizza alcun contraccettivo poiché ritiene che l’eventualità di una gravidanza sia improbabile.

NON SONO CAMBIATE LE PAURE DA MAMMA A FIGLIA
Dalla ricerca internazionale emerge che, nella scelta del metodo contraccettivo, poco è cambiato da una generazione all’altra. Il 41% delle millennial ha riportato la paura degli ormoni sintetici come prima barriera all’utilizzo della pillola e il 26% il timore della dimenticanza di assunzione quotidiana; dato simile registrato anche per le baby boomer.  Proprio come le loro mamme, il 24% delle millennial ha riferito che a influenzare maggiormente la scelta del primo metodo contraccettivo è soprattutto il dialogo poco proficuo con gli operatori sanitari che non presentano in maniera esaustiva tutte le opzioni disponibili, alimentando la percezione di non possedere tutte le informazioni necessarie per una decisione consapevole sulla scelta più adatta alle proprie esigenze.
Non aver mai discusso con il proprio medico le possibili opzioni contraccettive (17%), subire le convinzioni dei medici riguardo ai contraccettivi da utilizzare (17%), non aver trovato sufficienti fonti di informazioni sul tema (15%) sono le altre ragioni esplicitate dalle millennial. Dall’indagine emerge anche che le millennial (21-29 anni) dichiarano di sapere poco riguardo al funzionamento dei contraccettivi ad azione prolungata (LAC). Il 70% circa di quelle che utilizza o non utilizza i LAC afferma di non averne compreso il funzionamento, mentre il 50% delle baby boomer (50-65 anni) ha dichiarato di conoscere bene come funziona la spirale al rame.

L’influenza della madre, anche se appartenente a età differenti, è sempre più rilevante nella scelta del contraccettivo rispetto a quella del partner. E’ importante dunque un dialogo proficuo intra-generazionale, che dovrebbe essere supportato adeguatamente anche dagli operatori sanitari. «Le millennial sono fortunate perché hanno molte più possibilità di scelta rispetto alla generazione delle loro mamme», commenta la dottoressa Rossella Nappi, professore Associato della Sezione di Clinica Ostetrica & Ginecologica dell’ Università degli Studi di Pavia. «Da considerare anche i numerosi contraccettivi ad azione prolungata, ovvero metodi per i quali non è necessario ricordarsene l’assunzione. Gli operatori sanitari hanno un’enorme responsabilità: devono garantire una condivisione attiva delle informazioni sulle varie opzioni disponibili e aiutare le donne a identificare quella più adatta al loro stile di vita. Per questo la figura del ginecologo è fondamentale per una scelta contraccettiva consapevole. Si tratta di una scelta sicuramente soggettiva e può variare in base a diversi elementi come l’efficacia contraccettiva, la protezione contro malattie sessualmente trasmissibili, la praticità dell’utilizzo, lo stato di salute generale, il tipo di partner, se occasionale o fisso. Ma per valutare tutti i pro e i contro occorre che tutti gli attori coinvolti, mamme, operatori sanitari, ginecologi, promuovano una corretta informazione, soprattutto per un tema che coinvolge così tante donne, e in un periodo attuale dove l’accesso a Internet è disponibile a tutti e le fake news sono sempre più protagoniste. Questa sinergia è fondamentale per evitare che le donne facciano una scelta che un domani possa condizionare la propria vita e la propria salute, in assenza di un reale confronto o dialogo, e senza avere a disposizione tutte le conoscenze adeguate e corrette».

di Paola Trombetta

 

La pillola dei 5 giorni dopo: fondamentale per la riduzione delle IVG

«Si conferma il trend in calo delle Interruzioni Volontarie di Gravidanza (Ivg). Un decremento, come ha rilevato l’ultima Relazione al Parlamento del Ministero della Salute, ancora una volta connesso anche con la vendita in farmacia, senza ricetta, della “pillola dei 5 giorni dopo” a base di Ulipristal acetato, l’opzione più efficace tra i contraccettivi d’emergenza, in grado di ridurre, nelle prime 24 ore, di ben due terzi il rischio di gravidanza indesiderata rispetto alle vecchie formulazioni. E il ruolo preventivo delle IVG esercitato dai contraccettivi d’emergenza si conferma anche nella riduzione degli aborti clandestini» . È il commento di Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC), alla Relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 194/78 stilata dal Ministero della Salute sui dati definitivi delle Interruzione Volontarie di Gravidanza (IVG). «Si tratta di risultati importanti – sottolinea Arisi –  nonostante in Italia la percentuale di donne che hanno dichiarato di avere utilizzato il farmaco per evitare una gravidanza indesiderata, almeno una volta nella vita, sia più bassa rispetto agli altri Paesi Europei: il 20% rispetto al 26% delle spagnole, al 27% delle tedesche e al 33% delle donne inglesi».

«I dati emersi – ha aggiunto Arisi – rafforzano la proposta dalla nostra Società scientifica di rendere obbligatoria la vendita in tutte le farmacie italiane della “pillola dei 5 giorni dopo”. Offrire alle donne italiane la sicurezza di poter trovare questo presidio, senza essere costrette a passare da una farmacia all’altra, è un fattore importante per ottenere un’efficace prevenzione e un ulteriore auspicabile calo delle IVG anche negli anni a venire».  P.T.

Articoli correlati